SMILITARIZZARE SUBITO GAZA

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gaza41Teatro di un nuovo episodio del conflitto tra Israele e Palestina, Gaza vive un’estate sanguinosa. Il destino della popolazione della Striscia turba il mondo intero.

(Vincent Schmid) Il conflitto israelo-palestinese assomiglia a una storia senza fine. La speranza sollevata dagli accordi di Oslo pare oggi irreale. L’operazione “Confine protettivo” condotta quest’estate dall’esercito israeliano a Gaza fa seguito a due intifada e a due operazioni simili (“Piombo fuso” nel 2008 e “Colonna di nuvola” nel 2012).Opposti estremismi
La linea politica seguita dai recenti governi israeliani, relativa in particolare agli insediamenti nei territori contesi, ha contribuito a rafforzare movimenti radicali come Hamas. Nel 2005 gli israeliani si sono ritirati unilateralmente dalla striscia di Gaza. A gennaio dell’anno seguente il movimento di Hamas ha vinto le elezioni a scapito di Fatah di Mahmud Abbas.
Hamas è un’organizzazione paramilitare religiosa estremista elencata tra le organizzazioni terroristiche dall’UE e dagli USA. È ideologicamente vicina ai Fratelli musulmani. La sua linea politica mira allo sradicamento di Israele e all’instaurazione in tutta la regione di uno Stato islamico simile al califfato dell’ISIS iracheno. Dalla sua elezione, buona parte degli aiuti internazionali a Gaza sono stati impiegati per fabbricare bunker o armi (i Qassam) o per acquistare missili sofisticati provenienti dall’Iran e dalla Corea del Nord. Questa militarizzazione ha provocato il blocco dell’enclave da parte di Israele e Egitto a partire dal giugno del 2007.

Guerriglia contro Israele
La strategia di Hamas è invariabile: costruzione di tunnel per il contrabbando di armi e le operazioni terroristiche, lancio di missili alla cieca sulle città israeliane e trasformazione dello spazio civile di Gaza in zona di guerra totale.
Gaza è un piccolo territorio sovrappopolato di 360 km quadrati per 1,5 milioni di abitanti. Non ci sono luoghi dove la popolazione palestinese possa rifugiarsi in caso di bombardamento. La Gaza sotterranea, ampia rete bunkerizzata, è riservata ai soli combattenti di Hamas. Lo scopo di Hamas è di mettere Tsahal (le Forze di difesa israeliane) davanti a un rompicapo inestricabile per un esercito regolare.
Malgrado le precauzioni, i tiri mirati fanno molte vittime tra i civili. A partire da lì si scatena la propaganda per fare pressione sull’opinione pubblica internazionale. Le terribili immagini di bambini morti sono di gran lunga le armi più efficaci di Hamas…

Rimuovere il blocco
La soluzione più ragionevole di questa crisi sarebbe la smilitarizzazione completa della striscia di Gaza in cambio di una rimozione totale del blocco, seguita dalla ripresa costruttiva dei negoziati intorno ai territori contesi. Questo processo implica la messa fuori gioco di tutti i fanatici. Non possiamo dimenticare che davanti ai nostri occhi si sta svolgendo una vera tragedia che vede affrontarsi due diritti, il diritto di Israele alla sua terra e il diritto degli abitanti palestinesi alla loro. Da parte palestinese è indispensabile il riconoscimento del principio di legittimità dello Stato di Israele. È molto difficile per una mentalità islamica che pensa che tutto ciò che un giorno è stato musulmano debba restarlo per sempre. Il legame di Israele con questo lembo di terra è estremamente antico. È una presenza costante nella Bibbia, che la si consideri come un racconto teologico o un documento storico. Da parte israeliana la prova della divisione deve essere affrontata anche se Israele è un paese piccolo, la metà della Svizzera (ma lo stesso numero di abitanti).

Terreno di coltura dell’antisemitismo
Non bisogna farsi illusioni sugli attori internazionali. Non sono privi di secondi fini. In Medio Oriente gli Stati, quando ancora esistono, hanno agende che possono essere diametralmente opposte. La Turchia di Erdogan e il Qatar tentano oggi di sfruttare la causa palestinese a proprio vantaggio, mentre l’Egitto e l’Arabia Saudita si rallegrano dell’indebolimento di Hamas…
Domani le cose potrebbero cambiare. In Europa non siamo messi meglio. Le tensioni in Oriente sono strumentalizzate e poste al servizio di nuove fratture comunitarie e della liberazione della parola antisemita. Il caso della Francia è esemplare. In quanto all’amministrazione Obama, non brilla certo per limpidezza.
Resterebbe da interrogarsi sull’ambiguità dei teologi della terra che tendono a sacralizzare una porzione dello spazio. All’opera sullo sfondo del conflitto israelo-palestinese hanno un bisogno urgente di essere relativizzati. Perché un lembo di terra sarebbe più santo di un altro? La vera terra santa non è in fin dei conti l’essere umano, con il rispetto che gli è dovuto? Sappiamo che un giorno ci sarà la pace. Non c’è altra soluzione. Allora tanto vale cominciare subito… (Vincent Schmid, pastore della cattedrale Saint-Pierre di Ginevra; in La Vie Protestante, settembre 2014; trad. it. G. M. Schmitt)

Fonte: http://www.voceevangelica.ch/


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