Ancora morti nei raid siriani e russi contro ciò che resta dell’enclave ribelle. Ad Afrin non si placa l’offensiva turca: molte vittime civili.
Non si placano le bombe sulla Ghouta orientale, l’enclave ribelle siriana alla periferia est di Damasco oggetto da oltre un mese di una pesante offensiva del regime e dei suoi alleati. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, nelle ultime ore più di 40 civili hanno perso la vita nei raid siriani e russi. I bombardamenti più intensi si sono verificati questa mattina su Zamalka, Kfar Batna, Jisrin e Saqba, tutte località chiave della Ghouta a est di Damasco. Fonti mediche parlano di bombe a grappolo e bombe incendiarie ma le informazioni non sono verificabili in maniera indipendente sul terreno.
Il diplomatico italo-svedese ha poi parlato delle decine di feriti che non possono ricevere l’assistenza medica di cui hanno bisogno a causa dei continui bombardamenti. De Mistura ha poi dichiarato che la Risoluzione 2401 del Consiglio di sicurezza Onu non viene applicata e che non è stato rispettato l’impegno per la formazione della Commissione costituzionale. L’inviato Onu ha quindi affermato che il popolo siriano ha il diritto di scegliere i propri rappresentanti e il sistema politico da cui essere governato.
Intanto, però, nell’immobilismo della comunità internazionale, si continua a morire, a Ghouta come ad Afrin. Qui, nel nord del Kurdistan, le forze turche continuano a bombardare la città. Solo oggi sono stati uccisi almeno 20 civili, secondo fonti delle Forze democratiche siriane, formazione guidata dai turchi e sostenuta dagli americani. Anche qui migliaia di persone stanno cercando di fuggire, un’impresa non facile vista l’intensità dei raid condotti da Ankara.
“Siamo molto preoccupati per l’alto rischio che corrono i civili, che sono di fatto intrappolati, di rimanere uccisi, feriti, essere usati come scudi umani o ritrovarsi sfollati a causa dei combattimenti”, ha dichiarato Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto commissario Onu per i diritti umani. “Abbiamo ricevuto notizie molto allarmanti da Afrin”, ha detto durante un briefing a Ginevra, riferendo di informazioni che “parlano di morti e feriti tra i civili a causa dei raid aerei e degli attacchi da terra così come di notizie di civili ai quali viene impedito dalle forze curde di lasciare la città di Afrin”.
“Centinaia di migliaia di civili sono a rischio, anche gli sfollati delle aree conquistate di recente dalle forze a guida turca – ha proseguito Shamdasani – Abbiamo ricevuto notizie secondo cui sono riusciti a uscire solo quei civili che hanno contatti con le autorità curde o con le forze armate curde, ma anche loro hanno dovuto percorrere un tragitto pericoloso, rischiando bombardamenti e trappole esplosive solo per raggiungere i checkpoint gestiti dai gruppi armati sostenuti dal governo dove è stato loro consentito il passaggio solo dietro pagamento”. L’Onu denuncia “forti pressioni sull’ospedale di Afrin, l’unica struttura medica dotata di attrezzatura per le operazioni più invasive, che fa difficoltà a gestire l’afflusso di feriti”. “C’è anche una grave mancanza di acqua a causa della presunta distruzione di stazioni di pompaggio così come per il controllo delle risorse idriche da parte delle forze a guida turca”, ha aggiunto la portavoce, riferendo di “notizie di combattenti dell’opposizione che in alcune aree saccheggiavano le case di chi era fuggito dall’area”.
La guerra siriana, entrata ormai nel suo ottavo anno, ha già provocato la morte di mezzo milione di persone. Più di undici milioni sono stati cacciati dalle loro case, di cui quasi sei milioni sono fuggiti all’estero.
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