È guerra dei numeri in Siria. Le forze di opposizione al regime di Damasco parlano di 1.300 morti nei bombardamenti di oggi su una roccaforte ribelle nella regione di Ghouta, area rurale a est della capitale. Un dato non verificabile in maniera indipendente sul territorio, che è cresciuto nel corso delle ore da 230 a 500, poi a 750 fino appunto a 1.300. Drammatica l’accusa dei ribelli: i militari di Assad avrebbero usato i gas nervino, circostanza negata con decisione dal governo. Decine di fotografie e di filmati terribili però girano sui social network, mostrando corpi intatti, senza ferite apparenti, alcuni con i sintomi più evidenti dell’avvelenamento.
I razzi con il potente gas, secondo gli attivisti dell’opposizione, avrebbero colpito tre sobborghi: Ain Tarma, Zamalka e Jobar. Gli attivisti hanno citato una infermiera di un ospedale da campo. «Molti feriti sono donne e bambini. Sono arrivati all’ospedale con le pupille dilatate, gli arti freddi e la schiuma alla bocca. I medici hanno detto che sono i classici sintomi che accusano le vittime del gas nervino», avrebbe spiegato l’infermiera.
Un attivista ha diffuso una foto che mostra i cadaveri di 16 bambini e tre adulti, uno dei quali in tuta mimetica, sul pavimento di una struttura medica da campo. Un altro gruppo di attivisti, la Commissione generale della rivoluzione siriana, ha diffuso su Youtube alcuni video, e ha riferito che nella stessa zona sono in corso pesanti raid aerei lealisti cominciati dopo l’attacco chimico.
Il governo ha smentito l’attacco con i gas. «Le notizie dell’utilizzo di armi chimiche» a Ghouta «sono false e sono state diffuse da tv come al-Arabiya e al-Jazeera che sostengono il terrorismo», ha scritto l’agenzia di stampa ufficiale Sana. La diffusione di tali notizie «è un tentativo di ostacolare la missione degli esperti Onu sull’utilizzo di armi chimiche in Siria». Anche l’Esercito ha affermato di non aver condotto un raid con armi chimiche e ha spiegato che la divulgazione di notizie «infondate» sull’attacco avviene nell’ambito della «sporca guerra mediatica condotta da alcuni Paesi contro la Siria» e ribadisce la «determinazione a portare avanti il compito di proteggere la patria e i cittadini».
A Damasco c’è una missione di esperti dell’Onu incaricata di verificare se sono state usate armi chimiche nel conflitto tra lealisti e ribelli, che si sono più volte accusati reciprocamente. «L’alto numero dei feriti e dei morti di cui si parla è sospetto, si tratta di qualcosa su cui è necessario fare verifiche», ha detto Ake Sellstrom, capo della Commissione Onu.
L’Onu convoca il consiglio di sicurezza
Il Consiglio di Sicutrezza delle Nazioni Unite è stato convocato per le 21 ora italiana (le 15 a New York) per
discutere le accuse di attacchi con armi chimiche in Siria. Gli Stati Uniti «condannano fermamente» l’uso di armi chimiche e sono «profondamente preoccupati» dai report secondo i quali centinaia di civili siriani sono stati uccisi in un attacco da parte delle forze del governo.
La Casa Bianca ha espresso «profonda preoccupazione» per il presunto «attacco con l’uso di armi chimiche da parte delle forze governative siriane nei pressi di Damasco» e ha sollecitato un «immediato accesso»
al relativo sito, «ai testimoni e alle persone colpite» per gli ispettori delle Nazioni Unite che già si trovano in Siria, in modo che i loro «sforzi siano credibili».
Gli esperti Onu, ha proseguito il portavoce presidenziale americano Josh Earnest, «debbono poter esaminare e raccogliere prove materiali senza alcuna interferenza o manipolazione del governo». Se quest’ultimo «non ha nulla da nascondere ed è autenticamente impegnato a consentire un’inchiesta imparziale e plausibile»,
ha proseguito Earnest, «agevolerà l’immediato e libero accesso a tale sito degli ispettori».
Protesta anche la Lega Araba che parla di «crimine odioso». Il segretario generale, Nabil el Arabi, ha chiesto che «gli ispettori Onu si rechino immediatamente sul posto per indagare sull’uso di armi chimiche».
La stessa richiesta arriva dalle diplomazie europee: «Le notizie che giungono dalla Siria sul possibile ricorso alle armi chimiche richiedono un’immediata verifica da parte degli ispettori Onu presenti nel Paese», ha detto a Bruxelles il ministro degli Esteri Italiano.
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