La scelta fra il partire o il rimane è una realtà quotidiana per i cristiani in Siria. Un combattimento interiore che coinvolge tutti coloro che hanno o intravedono qualche possibilità per fuggire da una situazione che sembra senza speranza.
Da più di quattro anni, la Siria sta vivendo una guerra civile sanguinosa e devastante. Da Aleppo, la città più popolosa, il pastore Samuel (nome cambiato per ragioni di sicurezza) ci invia regolarmente notizie per aiutarci a capire come vivano i siriani ogni giorno. Di seguito racconta una giornata ‘normale’ nella sua città.
“Come al solito la mia giornata è iniziata alle cinque del mattino con la lettura della Bibbia, un tempo di studio, meditazione e preghiera. Stamattina però il mio telefono ha squillato durante questa mia routine quotidiana. E’ insolito ricevere una telefonata così presto. Era una giovane coppia che chiedeva un incontro; l’uomo ha 42 anni e sua moglie 35. Hanno due figli di 12 e 10 anni.
All’inizio dell’incontro mi hanno ringraziato per i miei incoraggiamenti, per la chiesa e per come sta cercando di aiutarli nei bisogni pratici. Poi il marito mi ha detto: ‘Pastore, siamo venuti a chiederti di pregare per la decisione che abbiamo preso. Abbiamo appena venduto il nostro negozio. Il ricavato mi servirà per pagare una persona che mi aiuterà ad andare in Europa. Domani mattina partirò per il Libano e da lì andrò in Turchia. Poi andrò in Grecia su una barca. Il mio obiettivo è quello di raggiungere la Germania. Siamo qui per chiederti di pregare per un viaggio sicuro’.
‘E tua moglie e i bambini?’, gli ho chiesto. ‘Resteranno ad Aleppo’, ha risposto. ‘Sbrigherò tutte le pratiche in Germania e appena riceverò lo status di rifugiato, potrò chiedere anche a loro di raggiungermi. Ci vorrà circa un anno, ma va bene così. Siamo stufi di soffrire qui’.
Ero scioccato. Gli ho indicato i pericoli di questo modo illegale di viaggiare, soprattutto nell’attraversare il mare. Ho sottolineato anche i pericoli per la moglie e i figli di stare senza di lui nell’incertezza di una città in guerra. Ma entrambi erano fermi nella loro decisione. Non vedono più alcuna speranza per loro in Aleppo, né in Siria.
Quando mi hanno chiesto di pregare, ho lottato con il dilemma di cosa chiedere. Non voglio incoraggiare gli scafisti nei loro loschi traffici. Ma potevo pregare per un viaggio sicuro per lui e per la sicurezza della donna e dei suoi figli. Ho pregato che entrambi confidassero nel Signore e non mettessero la loro fiducia negli esseri umani.
Hanno lasciato l’ufficio grati. Hanno preso una decisione difficile. Tante famiglie lottano con la domanda se rimanere o andarsene.“
Porte Aperte Italia
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