Il 3 giugno elezioni presidenziali in Siria, ma buona parte dei siriani non potrà votare. La guerra intanto continua, con conseguenze sempre più devastanti. I cristiani, doppiamente vulnerabili, ricevono aiuto da Porte Aperte.
Per la prima volta dal 1970, da quando Hafez al-Assad arrivò al potere in Siria, i siriani potranno eleggere un nuovo presidente, ma come potete immaginare la scelta che avranno il prossimo 3 giugno sarà molto limitata per vari motivi.
Innanzitutto ci saranno solo 3 candidati, tra i quali anche l’attuale leader del regime Bashar Al-Assad, al potere dal 2000, ultra favorito, poiché gli altri due sono assai poco conosciuti dal popolo siriano. In 24 candidati si erano presentati ed erano stati registrati dalla Suprema Corte Costituzionale, tra cui 2 donne e un cristiano, ma solo per l’appunto 3 hanno passato il vaglio dei requisiti necessari per correre alle presidenziali. In secondo luogo moltissimi siriani di fatto non voteranno a causa della guerra civile in corso e dei milioni di sfollati e rifugiati. Vi sono ampie zone, specie quelle controllate dai ribelli, in cui di fatto non si potrà votare, senza contare come si diceva gli sfollati. Le aree controllate dal regime di Assad, naturalmente, sono ricolme di suoi manifesti. Tutto ciò ha spinto gli osservatori internazionali a definire queste elezioni una farsa.
Dunque cambierà qualcosa per i siriani e, in particolare, dovrebbe nutrire speranze la comunità cristiana? Ovviamente no. Nessun cambiamento reale è all’orizzonte. I cristiani continuano ad essere doppiamente vulnerabili in questo storico paese per la cristianità, stretti tra intolleranza religiosa dei sempre più presenti movimenti islamici radicali e le offensive del regime.
Più di 160.000 persone sono morte dal 2011 (data dell’inizio del conflitto in corso), a cui si aggiunge un numero altissimo di feriti; più di 6 milioni di rifugiati interni al paese, e 2,7 milioni di profughi siriani nelle nazioni vicine, mentre ancora oggi si spara e la gente scappa.
Porte Aperte è vicina alla comunità cristiana siriana sin da prima dello scoppio della guerra. Continuiamo la nostra opera attraverso: collaborazione con chiese locali per aiutare i rifugiati interni, dunque aiuti umanitari, ma anche supporto nella consulenza traumi, supporto ai leader di chiesa, seminari e distribuzione di Bibbie e materiale cristiano dove richiesto. Inoltre il lavoro diplomatico per attirare attenzione sulla condizione dei cristiani continua, anche tramite la petizione Save Syria, che se non avete ancora firmato, vi invitiamo a farlo.
La tua offerta riaccende la speranza!
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