Quando si parla ad un amico intimo, ci si rilassa, si abbassa la guardi, ci si fida e ci si apre.
Non occorre, a volte, usare il galateo, l’importante è parlarsi con rispetto e sincerità; ci si può esprimere senza il timore di essere giudicati o rifiutati. Ecco, probabilmente, come Mosè e Dio dialogavano: come due amici, in modo trasparente e confidenziale. Dicevano come si sentivano in maniera diretta, non usando linguaggi “religiosi” o nella lingua “della chiesa”.
Gli Israeliti si erano fatti un vitello d’oro da adorare e Dio era in tale collera da disconoscerli e pronto a scegliersi un nuovo popolo. Mosè dovette gestire la crisi ed ingaggiò con Dio una discussione seria in merito alle conseguenze. In sintesi, ciò che disse a Dio: “Signore, tu la vedi in un modo; io in un altro e la tua prospettiva mi inquieta non poco!”. Sembra un innocente scambio di parole tra due amici.
Mosè non fù irrispettoso : fu franco e aperto con Dio . Si conoscevano abbastanza bene per parlare “faccia a faccia”, come uno che parla con un amico. Preghi anche tu in quel modo? Anche tu assumi una posa: “cuore a cuore” dicendo ciò che vuoi dire veramente al tuo amico, Dio?
Questo è il tipo di relazione che Dio aveva con Mosè ed egli vuole avere anche con te la stessa relazione. I cliché “religiosi” e le “solite richieste” fanno perdere l’opportunità di connettersi profondamente e personalmente con Dio. Al contrario, apriti con Dio e vai direttamente al sodo. Digli da dove vieni, cosa stai facendo, come ti senti veramente, cosa pensi e cosa desideri, anche se Dio lo sa già; poi, ascolta la sua prospettiva…. in altre parole, SII AMICO DI DIO.
Luigi Mandile
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