SIGNORE, QUANDO TI ABBIAMO VISTO…?

di Agostino Masdea  –  “…ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere; fui forestiero e mi accoglieste…” Allora i giusti gli risponderanno, dicendo: “Signore, quando…?” Matteo 25:35-37

Le difficoltà, i problemi e le crisi che il mondo sta attraversando rappresentano una sfida costante, difficile ed impegnativa per la Chiesa di oggi.

Sono cresciuto in una famiglia molto povera, o almeno così pensavo, finché non sono andato prima in Ruanda e poi in Angola, dove ho visto con i miei occhi e toccato con mano quella che viene definita “povertà estrema”. Famiglie che non hanno letteralmente nulla, che vivono con mezzo dollaro al giorno in case anguste di fango e lamiera, arredate con carta di vecchi giornali.

Negli anni della mia adolescenza, l’opinione che sentivo riguardo all’aiutare i poveri ed i bisognosi era che le opere di natura sociale non dovevano far parte dei programmi della chiesa, e che l’unica preoccupazione doveva essere di predicare il Vangelo. Avvertivo però che qualcosa non andava in questo modo di pensare. Cominciai a riflettere e a chiedermi se come cristiani impegnati ad annunciare la salvezza in Cristo non dovessimo, allo stesso tempo, raggiungere anche i miseri e i diseredati provvedendo ai loro bisogni materiali.

Un brano di Keith Green, ispirato dal testo di Matteo 25, mi scosse profondamente facendomi aprire gli occhi su questo soggetto. Aveva per titolo “The sheep and the goats”, (le pecore e le capre) e il testo riportava le parole di Gesù “ebbi fame e mi deste da mangiare…ecc.” per concludere poi con queste parole: “amici miei, la differenza tra le pecore e le capre è in quello che hanno fatto ed in quello che non hanno fatto!”

Compresi che il desiderio di Dio è che la Sua chiesa mostri compassione verso i poveri e i bisognosi. Non possiamo evangelizzare e nello stesso tempo restare indifferenti al grido di aiuto di chi soffre.

Ricordiamoci sempre le parole di Gesù: “…il Re, rispondendo, dirà loro: “in verità vi dico: tutte le volte che l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”.


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