«Siete infedeli, vi taglieremo la gola». Musulmani siriani raccontano come si vive in un «califfato islamico»

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siria-raqqaL’esercito di Assad ha liberato la città di Azaz, vicina al confine con la Turchia, dal dominio dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. I profughi siriani esultano.

A Kilis, Turchia, i profughi siriani esultano. L’esercito di Bashar Al Assad ha ripreso la loro città natale di Azaz il 28 febbraio scorso, dopo che i terroristi dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) l’hanno lasciata per non dover fronteggiare un’altra fazione qaedista con cui sono in guerra: Jabhat Al Nusra.

L’ARRIVO DEGLI ISLAMISTI. Abdallah Khalil, 25 anni e studioso della sharia, ricorda quando nel 2011 gli islamisti sono entrati per la prima volta nella città vicina al confine con la Turchia: «La vita era ok, poi sono arrivati gli islamisti – racconta al quotidiano libanese The Daily Star – Hanno messo in piedi un campo di addestramento militare, comandato da un jihadista egiziano conosciuto come Abu Obeida Al Muhajer. Prima ci hanno detto che dimostrare cantando e applaudendo era da quel momento vietato, poi hanno ucciso il mentore della rivoluzione, Sheikh Youssef, un musulmano moderato».

MUSULMANI INFEDELI. Perché ad Azaz erano quasi tutti musulmani: «Ci hanno detto: “Voi siete infedeli che vogliono peccare e non vogliono applicare la sharia”. L’islam è forte in Siria ma non questo tipo di islam, hanno sfigurato la religione e la rivoluzione». Gli attivisti che si battevano contro il regime si sono visti scippare la loro lotta e hanno capito che c’era qualcosa peggiore di Assad: «Sono entrati in una scuola e hanno separato i bambini dalle bambine», ricorda Mahmoud Osman, 27 anni. «Controllavano se le ragazze vestivano il chador (velo integrale, ndr) e hanno cominciato a chiedere loro di sposarli. I genitori hanno subito smesso di mandare le figlie a scuola».

«VI TAGLIEREMO LA GOLA». Come anche a Raqqa, gli islamisti hanno vietato il fumo, la musica e ogni contatto tra uomini e donne non imparentati. I ribelli del Libero esercito siriano venivano giustiziati: «Conoscevamo Al Qaeda dai film o dalle notizie, ma non li avevamo mai visti dal vivo», continua Osman.
Abu Thaer, attivista di 25 anni, è stato messo in prigione dall’Isil: «Ogni giorno che ho passato lì dentro ho desiderato di morire. Entravano nella cella con una lama e ci dicevamo: “Siete infedeli, vi taglieremo la gola”. Torturavano anche i ribelli: un giorno tagliavano un dito, un altro una parte dell’orecchio e li lasciavano sanguinare».

«VOGLIAMO IL CALIFFATO». Lo scopo dei terroristi islamici è semplice, come dichiarato da un membro dell’Isil, Abu Khaled, intervistato da Reuters: «Il nostro scopo è fondare uno califfato islamico che attragga musulmani da tutto il mondo. Noi vogliamo combattere gli infedeli, non importa se stanno con Assad o i ribelli. Tutti gli apostati devono essere decapitati e le donne devono seguire la sharia».

Fonte: http://www.tempi.it/


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