SIAMO IL PROFUMO DI CRISTO

Perché noi siamo per Dio il buon odore di Cristo fra quelli che sono salvati, e fra quelli che periscono”. 2° Corinzi 2:15

Nel versetto biblico sopra citato l’apostolo Paolo sta dicendo esplicitamente che noi, redenti, siamo il profumo di Cristo di conseguenza la nostra chiamata è quella di servire il prossimo incluse le persone di altre fedi trasmettendo loro questo profumo soave, l’amore di Cristo e il sapore della sua grazia (1 Corinzi 9:19 “Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero”; Galati 5:13 “Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà; soltanto non usate questa libertà per dare un’occasione alla carne, ma servite gli uni gli altri per mezzo dell’amore”).

Il poter adempiere a una chiamata di tale portata richiede “pazienza” e “perseveranza” da parte nostra ed implica un “compromesso con Dio” che facciamo per “tutta la vita”, è un impegno che dobbiamo portare avanti fino alla morte nella carne in questo mondo terreno e ci impegna in un discepolato di rispetto per la diversità (Marco 16:15,16 “Poi disse loro: «Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo a ogni creatura; chi ha creduto ed è stato battezzato, sarà salvato; ma chi non ha creduto, sarà condannato”).

In questo compromesso che prendiamo a vita con Dio il principio da adottare come guida primaria è la scelta e la pratica apostolica esercitando nei confronti delle persone che evangeliziamo l’umiltà, la pazienza e la benignità e riconoscendo la diversità dei punti di vita e di cultura che ci sono tra noi (Atti 15:19 “Perciò io ritengo che non si debba turbare gli stranieri che si convertono a Dio”; Atti 11:20 “Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci, predicando la buona novella del Signore Gesù”).

Teniamo conto della realtà globale odierna che oggi vede circa duecento milioni di persone costrette a immigrare dalle loro nazioni di origine, esse provengono da molti contesti religiosi diversi e vivono in diaspora gli uni verso gli altri. I responsabili delle Chiese sono invitati a rispondere con la chiamata missionale e ad integrare nelle loro comunità gli stranieri difendendo la loro causa. Questo sostegno dei diritti umani e della difesa della libertà religiosa nasce dal desiderio più profondo dei nostri cuori affinché tutti possono giungere alla conoscenza del Signore Gesù Cristo, possono ricevere la salvezza eterna per poter così entrare nel Regno di Dio in quanto Dio desiderache tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:4) e che ricevono la salvezza eterna. Ecco perché l’evangelizzazione deve raggiungere persino le più lontane e sperdute estremità dei confini della terra. Rinnoviamo dunque il nostro impegno nel tradurre la Bibbia in tutte le lingue e nel farla avere a tutti gli abitanti della terra.

Oggi stiamo assistendo a una rapida crescita della Chiesa in tanti posti, il nostro desiderio è che Dio continui ad usare i credenti affinché il Suo popolo continui a moltiplicarsi. In questa crescita globale riconosciamo la straordinaria potente mano destra sovrana di Dio e la potenza dell’agire del Suo Spirito Santo.

Dio ha chiamato il suo popolo per essere il mezzo di benedizione delle nazioni, l’apostolo Paolo nella lettera agli Efesini parla sette volte di come i cristiani devono camminare nelle vie del Signore seguendo l’esempio di umiltà che ci ha lasciato Gesù Cristo:

  1. Rigettando l’idolatria per il potere (Efesini 5:15 “Badate dunque di camminare con diligenza non da stolti, ma come saggi”);
  2. Camminando nell’integrità e rigettando l’idolatria del successo (Efesini 5:8,10 “Perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità esaminando che cosa sia gradito al Signore”; 1 Cronache 29:17 “lo so o mio Dio, che tu provi il cuore e ti compiaci della rettitudine. Perciò nella rettitudine del mio cuore ti ho offerto spontaneamente tutte queste cose”);
  3. Camminando nella semplicità e rigettando l’idolatria dell’avidità (Efesini 5:5 “Sappiate infatti questo: nessun fornicatore o immondo o avaro, il quale è un idolatra, ha alcuna eredità nel regno di Cristo e di Dio”).

Le Scritture ci insegnano che l’unità cristiana è una creazione di Dio fondata sulla riconciliazione con Lui e con il prossimo, questa doppia riconciliazione è già stata compiuta mediante la “croce” dunque quando dimostriamo la nostra disunità neghiamo la potenza della croce.

Ci rallegriamo come Corpo di Cristo per la crescita della Chiesa globale in ogni gruppo etnico, nazione e continente è questa la testimonianza vivente che solo Dio è sovrano.

CONCLUSIONE: Dio ha riconciliato il mondo a sé in Cristo. Lo Spirito di Dio ha richiamato la sua Chiesa ad essere ambasciatrice dell’amore di Cristo per il mondo attraverso il discepolato e la riconciliazione che sono i due elementi essenziali per la nostra missione e che scaturiscono dall’amore per Dio e dall’amore per il prossimo. L’amore è alla base di tutto. La nostra missione deve essere esclusivamente “Cristocentrica”, dobbiamo mantenerci “integri” ed essere “perseveranti” (1 Corinzi 15:58 “Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, irremovibili, abbondando del continuo nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore”).

Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com

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