Dal mangiare il sangue si parla per la prima volta in Genesi 9:4, cioè nel passo in cui Dio permette per la prima volta agli uomini di cibarsi di carne, vietando loro, però, di consumare anche il sangue.
Il comandamento viene ribadito quando Dio dà la legge al popolo: “Non mangerete il sangue di nessuna creatura” (Levitico 17:10-14). Per la terza volta, in Atti 15 […] di astenersi […] dal sangue”. Una delle argomentazioni addotte è la seguente:
La proibizione esisteva già prima della legge mosaica. Quest’ultima ribadisce il divieto divino, che gli apostoli confermano per l’epoca della Chiesa. La proibizione, quindi, non è semplicemente una prescrizione della legge, ma è valida anche per i cristiani. Tuttavia, dobbiamo tenere presente che essa non viene più ripetuta nelle lettere pastorali, perciò la prescrizione di Atti 15 è piuttosto un provvedimento volto a incentivare la missione cristiana in un contesto di stampo giudaico. Infatti, Giacomo aggiunge al consiglio una spiegazione:”Perché Mosè fin dalle antiche generazioni ha in ogni città chi lo predica nelle sinagoghe dove viene letto ogni sabato” (Atti 15:21). Gli Atti degli Apostoli tratta del periodo di transizione dal giudaismo al cristianesimo, ragion per cui contiene la descrizione di avvenimenti e disposizioni spesso straordinari. Per questo motivo, dobbiamo usare molta prudenza e accortezza nel derivare dottrine dalle esperienze degli apostoli. Proprio le lettere pastorali espongono molto chiaramente il principio generale che il cristianesimo non consiste nel fare o non fare uso di certi cibi e certe bevande (Romani 14:17; 1° Timoteo 4:4-5). D’altro canto, in queste cose dovremmo avere dei riguardi per la coscienza altrui (1 Corinzi 8:7-9; 10:25-29; Romani 14:3, 13-15. 20-21). Perciò se qualcuno, sulla base delle argomentazioni sopra esposte, non mangia il sanguinaccio, dovremmo rispettare la decisione che proviene dalla sua coscienza; se non altro ha parere diverso in fatto di cibi, sulla base della dottrina cristiana generale, non dobbiamo giudicare neppure costui: “Colui che mangia di tutto non disprezzi colui che non mangia di tutto; e colui che non mangia di tutto non giudichi colui che mangia di tutto” (Romani 14:3). Come nel caso di altre questioni analoghe, è necessario tenere presente il valore posizionale nell’ambito della dottrina cristiana complessiva, in modo da non attribuire eccessiva importanza ad argomenti subordinati.
Completamente erronea è la regola crudele ed empia dei “Testimoni di Geova” (che in realtà bisognerebbe chiamare “Testimoni della Torre guardia”, dato che la loro organizzazione testimonia della “Torre di Guardia”, non di Geova, il Signore rivelato nell’Antico Testamento), secondo la quale, in virtù della proibizione di mangiare il sangue, non si può neppure donarlo. Così, queste persone fuorviate e schiave di precetti umani, preferiscono lasciar morire dissanguato un uomo, piuttosto che salvargli la vita con una trasfusione di sangue. Mossi dallo stesso spirito, i Farisei volevano uccidere il Signore perché guariva le persone di sabato e, secondo loro, violava l’osservanza del sabato (Marco 3:6). Tale abuso grossolano di un comandamento divino ci insegna il principio fondamentale che non l’uomo è stato fatto per i sabato, ma il sabato per l’uomo (Marco 2:27).
B. Peter
Francesco La Manna | notiziecristiane.com
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