1. Rallegriamoci gli uni gli altri, perché il Signore si rallegra in noi.
Il Salmo 16:3 rende proprio la visione complessiva di quest’affermazione: “Quanto ai santi che sono sulla terra, essi sono la gente onorata in cui ripongo tutto il mio affetto”. C’è eccellenza da ammirare in ogni credente ed è semplice distinguerla. Bastano un paio di domande in una conversazione ed essa comincia ad emergere.
2. Creiamo un ambiante di fiducia piuttosto che esaminare negativamente.
1 Corinzi 4:5 afferma: “Perciò non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori”. Gli occhi umani non sono in grado di giudicare il cuore dell’uomo.
3. Esaminiamoci l’un l’altro, dandoci però il beneficio del dubbio.
Matteo 7:5 afferma: “Togli prima la trave dal tuo occhio”. E 1 Corinzi 13:7 dice: “l’amore crede ogni cosa”. In altre parole, l’amore colma i vuoti con pensieri positivi.
4. Se c’è un problema da affrontare, parliamo alla persona coinvolta, non della persona coinvolta. Il gossip distrugge le relazioni.
Matteo 18:15 dice: “Se tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e convincilo fra te e lui solo”. Il Signore non ha detto: “Va’ e sbatti in faccia a tuo fratello le sue colpe”, specialmente se non ne è consapevole. Facciamoci coraggio e diciamogli che ha sbagliato, ma andiamo a dirglielo di persona, senza diffondere accuse in giro.
5. Se c’è un problema da affrontare, evitiamo di usare affermazioni generiche ed individuiamo fatti specifici, proponendo un percorso positivo che porta progressi e preservando la dignità di ognuno.
Urlare: “Tu sei un …………………………” è troppo prepotente per essere giusto. Un’affermazione del genere non lascia spazio a nessuna possibilità di cambiamento all’altra persona. Meglio dire: “In questa situazione, quando tu fai ………………………… , hai fatto una cosa sbagliata. La prossima volta sarebbe meglio se invece tu ………………………… . Cosa ne pensi? C’è qualcosa che posso fare per aiutarti?”
6. Diffondiamo gentilezza.
Efesini 4:32 afferma: “Siate benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri”. La parola “gentilezza” è usata in Matteo 11:30 quando Gesù dice: “Il mio giogo è leggero”. Quindi la gentilezza chiede: “Come posso rendere questa situazione semplice il più possibile per l’altra persona? Come posso avere una reazione il più possibile positiva?”
7. Quando sbagliamo nei confronti di qualcuno, ammettiamolo: “Quello che ti ho fatto è stato sbagliato. Mi dispiace. Per la grazia di Dio, non lo farò più. C’è niente che io possa fare per rimediare al mio errore?”
Dov’è stato commesso un torto, come la Bibbia lo intende, scusarsi sarà d’aiuto. Chiedere scusa è anche biblico e può essere necessario farlo in caso di danni significativi.
Non affrontare gli errori del nostro passato crea solo ipocrisia nel nostro futuro e Dio non può benedire l’ipocrisia, ma sicuramente benedirà un pentimento sincero. Quando Zaccheo promise che avrebbe ripagato le persone che aveva derubato, il Signore non gli disse: “Non c’è bisogno che tu lo faccia. È acqua passata ormai!”. No, Gesù disse: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa” (Luca 19:8-9).
Una delle scene più belle nella Bibbia ha come protagonisti due fratelli in una situazione di alienazione da molto tempo: “Ed Esaù gli corse in contro, lo abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero” (Genesi 33:4).
Dio vuole che questa bellezza si manifesti ancora in ogni generazione, inclusa la nostra, proprio in questo momento.
(Traduzione a cura di Viola Sharon)
di Raymond C. Ortlund Jr. | Coramdeo.it
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