di Agostino Masdea – “Quello invece che riceve il seme nella buona terra, è colui che ode la parola, la comprende e porta frutto”. Matteo 13:23
La parabola del seminatore è una delle più conosciute di tutte quelle raccontate da Gesù. Per il fatto stesso che Gesù la spiega poi ai discepoli, non abbiamo problemi di interpretazione. Dobbiamo però cogliere il messaggio che rivolge anche a noi.
La parola è qui paragonata ad un seme. C’è un solo tipo di seme, ma diversi tipi di terreno e sono questi che determinano se e quanto frutto porterà quel seme.
Sono figlio di contadini e per tutta la mia infanzia ho visto mio padre seminare ogni genere di seme. Preparava il terreno con cura e poi seminava. Era un solo tipo di terreno. La sua gioia era grande quando il raccolto era abbondante. Spiritualmente però funziona in modo un po’ diverso.
Gesù mette in evidenza nella spiegazione di questa parabola che esistono diverse categorie di ascoltatori, ma solo una viene definita “buon terreno”. Sono le persone semplici, coloro che ascoltano con interesse perché vogliono seguire Cristo ed ubbidire alla Sua parola. “A voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato”. Misteri non perché siano complicati e difficili, ma perché sono nascosti, segreti, alle altre persone, quelle che non appartengono al regno di Dio, che ascoltano, sì, ma con pregiudizio, con un cuore duro, come per esempio i farisei e gli altri religiosi del tempo.
“Io ti rendo lode, o Padre…, perché hai nascosto queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli”. Matteo 11:25. Ci sono tanti tipi di terreno, ma ciò che il Signore ci chiede di fare è seminare a prescindere. Non importa dove cadrà il seme… seminiamo in abbondanza e Dio si prenderà cura del resto.
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