Sei avvocato e contrario al matrimonio gay? In Canada non puoi più esercitare

La Corte Suprema ha autorizzato due Ordini degli avvocati provinciali a considerare nulla la laurea conseguita presso l’università evangelica Twu, dove si richiede agli studenti di osservare i valori della Bibbia.

Essere cristiani non è mai stato così difficile in Canada, dove una recente sentenza della Corte Suprema ha autorizzato due province a considerare nulla la laurea in giurisprudenza conseguita presso un’università evangelica. Non perché l’ateneo privato, che non riceve fondi pubblici, non sia riconosciuto dallo Stato, ma perché si richiede agli studenti di firmare un codice di condotta che prevede di «praticare azioni che nella Bibbia vengono identificate come virtù e di evitare quelle ritenute distruttive».

LA SENTENZA. Il 15 giugno il più alto tribunale del Canada ha permesso agli Ordini degli avvocati provinciali dell’Upper Canada e di British Columbia di rifiutare ai laureati della Trinity Western University (Twu) di esercitare la professione nei loro territori. Secondo i giudici, infatti, il patto firmato dagli studenti è inammissibile dal momento che richiede agli aderenti in particolare di astenersi da atti di «intimità sessuale che violano la sacralità del matrimonio tra uomo e donna». Questa richiesta, secondo la legale lesbica Barbara Findlay, è discriminatoria perché «sostiene che le coppie sposate eterosessuali possono avere rapporti, mentre quelle omosessuali no. Le coppie eterosessuali dunque sono trattate in modo più vantaggioso rispetto a quelle queer».

LIBERTÀ RELIGIOSA. L’università ha prontamente denunciato la «violazione della libertà religiosa», ma questo è un argomento che non può far presa. La Corte Suprema, infatti, ha ammesso che si tratta di una violazione del diritto iscritto nella Costituzione «alla libertà di coscienza e religiosa», ma ha ugualmente visto nella decisione degli Ordini degli avvocati di considerare nullo il titolo conseguito dai laureati della Twu un modo di prevenire «un danno concreto alle persone Lgbtq e all’interesse pubblico in generale». In tanti si sono sollevati contro questa decisione definitiva e non soltanto i cristiani. Howard Anglin, direttore esecutivo della Canadian Constitution Foundation, ha dichiarato: «La Carta esiste per garantire che lo Stato rispetti visioni differenti. Ciò che mi disturba è che i giudici della Corte Suprema ammettono apertamente che si tratta di una violazione della libertà religiosa, ma sostengono che questo è permesso nell’ottica di servire obiettivi sociali più vasti e indefiniti».

LEGGE SULLE NOZZE GAY. Secondo il costituzionalista canadese Iain Benson, «la Corte Suprema cerca di rendere legalmente la religione irrilevante per la cultura. È un’imposizione di una nuova moralità sessuale alla società». Un’imposizione ancora più scandalosa se si considera che l’articolo 3 della legge sul matrimonio civile del 2005, quella che ha legalizzato il matrimonio omosessuale, esplicita chiaramente che «nessuna persona od organizzazione sarà privata della libertà di esprimere il proprio credo rispetto al matrimonio come l’unione tra uomo e donna».

CRISTIANI DISCRIMINATI. Promesse da marinaio, sintetizza laconico Bob Kuhn, presidente della Twu, in un editoriale per il Wall Street Journal. «In sostanza stanno dicendo: accreditare una scuola che sostiene la tradizionale visione cristiana del matrimonio potrebbe mandare un cattivo messaggio ai canadesi che non sono d’accordo». Da qui il comunicato della Conferenza episcopale canadese: «Questa decisione autorizza gli Ordini degli avvocati a discriminare i legali sulla base dei loro valori morali e della loro affiliazione religiosa. Tutte le organizzazioni sono a rischio».

«FA DAVVERO PAURA». Ora l’università evangelica potrebbe abolire la tradizione di richiedere la firma al patto. Ma anche se questo bastasse, scrive il think tank cristiano canadese Cardus, la decisione della Corte Suprema «fa davvero paura. Hanno sostituito il catechismo religioso con un catechismo secolare approvato dal governo. Nessuno sa esattamente a che cosa porterà questa sentenza. Nessuno sa esattamente quali sono questi valori a cui i giudici si riferiscono. Cosa succederà la prossima volta? Questa è la domanda che i canadesi dovrebbero farsi».

Redazione | Tempi.it


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