Sedare l’ansia e l’inquietudine

I disturbi d’ansia sono patologie molto comuni e in aumento, si conta che in Italia, l’anno scorso, 6 milioni di italiani sono stati colpiti dai due più diffusi disturbi psichici. Da psicologo e psicoterapeuta non posso non evidenziare come il senso di inquietudine del vivere la fa da padrone. I pazienti si comunicano non tanto per i sintomi ma per l’inquietudine del vivere e l’ansia conseguente. E’ l’epoca della inquietudine che costella le tante manifestazioni psicopatologiche. Da psicologo cristiano voglio fare una riflessione sull’inquietudine dell’uomo moderno sempre più preso dalle cose esterne e sempre meno abituato a fare esame di coscienza per trasformare il proprio essere L’uomo di oggi vuole cambiare ma senza nulla rinunciare, tipico del giovane ricco al quale Gesù, propone una vera trasformazione (Riccardi P., Parole che trasformano, psicoterapia dal vangelo ed Cittadella Assisi, 2016), ma questi rinunciando si rattristò (Mt 19:16-22). L’inquietudine interiore è una sorta di insoddisfazione da indagare con responsabilità. L’emblema è nel dialogo di Gesù con la Samaritana (Gv 4) che può aiutarci molto a riflettere sulla condizione di chi non è mai soddisfatto, appagato, contento di ciò che ha, perché si sofferma alla superficialità della vita, alla materialità dell’esistenza. L’acqua viva (Gv 10) di cui parla Gesù è la prima riflessione. L’uomo ha sete, ha fame non solo di cose ma anche di spiritualità, di orientamento, di valori, di fede «non di solo pane vive l’uomo» (Lc 2,36). Per quanto l’acqua liquida possa dissetarci nel fisico, non può dissetarci nello spirito. Gesù, nel dialogo pone la prima riflessione alla donna nel soffermarsi su cose interiori, e nel caso chiede alla donna di parlare della propria relazione «Le disse: «Va’ a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene “non ho marito”; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gv 10, 16-18).

La donna rivela che ha avuto 5 mariti e uno in relazione, un segno di rapporto non di amore. Il rapporto non appaga, l’amore disseta. La donna che non vive l’amore, in senso lato, vive sempre come se mancasse qualcosa. Sempre più oggi dobbiamo constatare come le relazioni tra partner, tra marito e moglie falliscono al primo intoppo solo perché confondiamo il rapporto con l’amore. La donna samaritana sembra tergiversare e chiede a Gesù dove sia meglio adorare Dio, ma Gesù, nella sua risposta, intende affermare che la pace interiore non è nel luogo dove pregare; le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre (Gv 21). E’ giunto il momento di voltare pagina di non affidarci alle cose materiali, alle teorie sul benessere, al confondere i rapporti con l’amore. E’ giunto il momento di non restare in attesa che qualcosa possa cambiare, ma attivarci nel capire cosa nella vita veramente ci manchi e ci inquieta (Ricardi P., ibidem)

Siamo insoddisfatti di un qualcosa che manca e di cui non sappiamo darne definizione. Spesso percepiamo che manca qualcosa alla nostra vita. Ricordo del mio paziente quando affermava: «dottore, mi sento come vuoto dentro e non so come riempirlo. Ma quando scopriamo il vuoto ci illudiamo di riempirlo con cose materiali, ma Gesù parla chiaro con la samaritana, non acqua liquida, ma spirituale. Non rapporti ma relazioni, non luogo per pregare ma interiorizzare la preghiera. I mass media ci ipnotizzano nel farci credere che l’inquietudine, l’ansia derivi dalla mancanza di cose che porta alla noia. Un semplicissimo pensiero atto a convincerci che basta riempire il sacco di passatempi, viaggi, vita virtuale, sesso a buon mercato e oggetti più vari per essere sereni e felici. Nei nostri studi sempre più afferiscono persone inquiete e insoddisfatte di un vuoto interiore. Benché ognuno di noi possa essere impegnato a migliore le sue civili condizioni del vivere non può non considerare di non frustrare il bisogno profondo e spirituale dell’uomo; quello di amare la vita. L’amore è un’attitudine, è un arte direbbe lo psicoanalista Erich Fromm (Fromm, l’amore per la vita ed Mondadori, 2005) Se una persona ama solo un’altra persona o un oggetto o un’idea ed è indifferente al prossimo, il suo è attaccamento simbiotico, egoismo mascherato, feticismo che porta all’inquietudine e alla noia. L’amore è apertura alla vita è comunione e confronto. E’ il comandamento per eccellenza «amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15,9).

Pasquale Riccardi

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