All’indomani della firma dell’accordo con l’Iran in merito al suo programma atomico, i commenti di numerose associazioni ebraiche e chiese statunitensi. (ve/rns) Martedì 14 luglio le potenze mondiali hanno raggiunto un accordo storico per porre fine alle sanzioni economiche contro l’Iran in cambio di rigide restrizioni sul suo programma nucleare. La maggior parte delle reazioni immediate all’accordo sono arrivate da gruppi ebraici, con la principale corrente religiosa, il Movimento progressista, che ha adottato un approccio di larghe vedute.
Sfiducia nei confronti dell’Iran
Alcuni gruppi ebraici predominanti, insieme con chiese e associazioni cristiane evangelicali, hanno criticato aspramente l’accordo, ritenendolo pericoloso per Israele e ingenuo nella sua disponibilità a dare fiducia all’Iran. “Siamo delusi dai termini dell’accordo finale con l’Iran annunciati oggi e che mancano assolutamente l’obiettivo presidenziale di impedire che l’Iran diventi uno Stato dotato di armi nucleari”, ha dichiarato la Anti-Defamation League (Lega antidiffamazione). “L’accordo fa ingenuamente affidamento sulla buona fede dell’Iran e sulla capacità dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica di adempiere i suoi obblighi di ispezione”.
Critiche da parte delle organizzazioni ebraiche
La Union of Orthodox Jewish Congregations of America (Unione delle congregazioni ebraiche ortodosse d’America), la più grande organizzazione ombrello ebraica ortodossa statunitense ha dichiarato di essere “seriamente preoccupata per l’accordo con l’Iran sul nucleare”. Anche l’Unione teme che l’Iran non si attenga a quanto stabilito nell’accordo.
Più netta – e di ferma condanna – la reazione della Republican Jewish Coalition (Coalizione ebraica repubblicana) che ha affermato: “Questo accordo non soddisfa alcuno dei criteri per un buon accordo: non è applicabile, verificabile o negli interessi della sicurezza nazionale americana”. Per questa associazione non rimane che sperare in un voto contrario del Congresso. Se questo non succederà, “il mondo sarà meno sicuro perché gli Stati Uniti rimuoveranno le sanzioni all’Iran e in cambio l’Iran continuerà a sviluppare armi nucleari”.
Secondo Mort Klein, presidente della Zionist Organization of America (Organizzazione sionista americana), “l’accordo spiana la strada per dotare di armi nucleari Khamenei, l’Hitler del Medio Oriente, e offre di centinaia di miliardi di dollari all’Iran, la Germania nazista del Medio Oriente, permettendogli di finanziare, armare e incrementare il terrorismo islamico nel mondo”.
Cauto ottimismo degli ebrei moderati
Per la Reform Jewish Community (Comunità ebraica riformista), “nei giorni e nelle settimane che verranno occorrerà – con l’aiuto di esperti della questione – comprendere meglio le conseguenze dell’accordo proposto”. Sulla stessa linea si pone anche un altro organismo ebraico moderato americano, il National Jewish Democratic Council (Consiglio nazionale ebraico democratico), il quale ha esortato i propri affiliati a “leggere e esaminare i dettagli dell’accordo”. Più positiva la reazione di Jewish Voice for Peace (Voce ebraica per la pace): “Questa opportunità per il processo diplomatico di riuscire a evitare la guerra con l’Iran è troppo importante perché la si scarti a causa di politiche di parte”, ha detto il rabbino Joseph Berman, coordinatore per gli affari governativi del gruppo. “È un accordo convincente e raccomandiamo vivamente ai nostri leader eletti di votare in favore del documento quando sarà sottoposto al Congresso”.
Preoccupazioni per il pastore Saeed Abedini
Mentre per il Vaticano “l’accordo sul programma nucleare iraniano è da salutare positivamente”, l’associazione americanaChristians United for Israel (Cristiani uniti per Israele) giudica l’intesa raggiunta con l’Iran “inaccettabile e una minaccia agli Stati Uniti, a Israele e all’intera civiltà occidentale”.
L’American Center for Law & Justice (Centro americano per il diritto e la giustizia, che rappresenta la famiglia del pastore americano Saeed Abedini), infine, denuncia il fatto che il governo americano non abbia incluso nell’accordo con l’Iran la clausola della liberazione del pastore protestante Abedini. “È inconcepibile che l’amministrazione Obama firmi un accordo con l’Iran senza assicurare la libertà del pastore Saeed che è in carcere da quasi tre anni semplicemente a causa della sua fede cristiana”, ha detto Jay Sekulow, primo consigliere dell’ACLJ. (trad. it. G. M. Schmitt; adat. P. Tognina/voceevangelica.ch)
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