SE PENSI CHE SIA FACILE SCONFIGGERE UN DEMONE…

Per quanto tu sia battagliero c’è sempre pane per i tuoi denti… Ma con il Signore vinceremo ogni battaglia!

Mai prendere sottogamba una radice malevola.

Essa convive con te, persino a volte diventando il tuo elemento caratterizzante… Quasi benevolo, “è fatto così, che ci vuoi fare?”… “che vuoi che sia, è l’unico vizio che ha!” ma quando ti accorgi che essa è un vincolo e vorrai abbandonarla, per accostarti veramente a Cristo, ne sentirai il peso.

Tanto più vorrai avvicinarti al Signore, tanto più la tua radice ti tratterrà.

L’enorme peso, Il vincolo tenace ci stinge le caviglie, si siamo vincolati a ceppi gravosi e spesso non da oggi, ma da generazioni!

Facile sarebbe vivere la nostra “santità” in comunione con un’idea fraudolenta del perdono, “il Signore sa che l’uomo è peccatore…” Oppure “chi pecca poco, pecca sette oltre al giorno…”

Mi dispiace dover dire che non è così!

No! Non è affatto così, quando incontri Gesù, il tuo personale Signore, Egli ti dà, ma anche ti chiede. No! Non è una pretesa, ma un patto che dice una regola ben precisa… vuoi questo? Ecco il modo per ottenerlo, chiamiamole “buone opere” se ci piace, ma … è il solo modo per “arrivare”!

Quale visione orrenda, miriadi di filanti radici si aggrappano al mio essere, insinuandosi nelle profondità più recondite per non lasciarmi andare.

Esse si propagano nel nostro interiore, ahimè, ma non solo, possono essere sollecitate dall’esterno, proprio mentre facciamo attenzione a riguardarci!

Romani 7:14 Sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto schiavo al peccato. 15 Poiché, ciò che faccio, io non lo capisco: infatti non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio. 16 Ora, se faccio quello che non voglio, ammetto che la legge è buona; 17 allora non sono più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me. 18 Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no. 19 Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. 20 Ora, se io faccio ciò che non voglio, non sono più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. 21 Mi trovo dunque sotto questa legge: quando voglio fare il bene, il male si trova in me.

La potenza e l’amore di Gesù sono le armi di questa durissima battaglia, ma non dovrà usarle Lui ma noi. Quando l’amore per Cristo non potrà più passare in secondo piano nella nostra vita, ci “costringerà” al cambiamento.

Non è più possibile convivere con il peccato perché giorno dopo giorno lo stesso peccato diventerà mille volte più pesante, fino a divenire insopportabile.

Tuttavia non è questa la vittoria, ne avremmo una gloria che non meritiamo.

La Misericordia divina è il suggello che completa dopo un impegnativo ravvedimento, la conversione.

Gli aspetti della battaglia sono molteplici, alcuni eserciti nemici sono molto forti, altri subdoli.

Alcune fortezze avverse hanno mura apparentemente invalicabili, altre sono villaggi corrotti dai pessimi costumi che paiono deboli, già sconfitti, ma sono tali solo per apparire fragili e colpire.

A volte ci sentiamo vincitori e non ci rendiamo conto di essere servi di ciò che padroneggiamo, superbamente convinti di gestire ogni cosa in proprio.

Prendere coscienza è come aprire gli occhi, guardare la valle sottostante e accorgerci dell’assedio da parte del nemico.

Ciò accade quando realizziamo Gesù nella nostra vita. D’improvviso ci rendiamo conto che il mondo giace sotto lo scettro del nemico, ci accorgiamo di quanto il vivere naturalmente senza la guida dello Spirito Santo, ponga l’uomo al di là del recinto che circoscrive l’eden. Trovare una breccia, un varco che ci dia nuovo accesso è la soffrente battaglia a cui il credente è chiamato.

L’addestramento inizia con il comprendere quanto i precetti divini siano benefici. Chiari e semplici non richiedono la comprensione immediata dell’effetto prodotto, quanto l’obbedienza all’osservanza.

In questo si ottiene repentina la consapevolezza di quanto sia in contrasto la Parola di Dio con il nostro fare naturale.

Da subito qualcosa stride, ci troviamo a mettere in discussione alcune cose che amiamo molto, ciò che ci piace fare, ciò che ci gratifica. Ovvio siamo abituati a trarre il nostro “benessere” nel piacere dei sensi.

Alcune rinunce non ci creano fatica, intoppo. Ci viene facile eliminare, scartare al punto che sembriamo quasi bravi ma scartando e spulciando arriviamo a qualcosa di più arduo.

Il sasso appena celato dalla terra si rivela di altra natura, scaviamo intorno ad esso per estrarlo ma più scaviamo, più andiamo in profondità più il sasso pare una roccia. Che fare?

Rimettere sopra la terra appena scavata in modo che non si veda, anzi coprirlo ancora di più e passare oltre togliendo sassolini?

No non funziona così! Quel macigno va tolto e pure i sassolini attorno.

Per tempo ha pensato al contrasto che si crea tra l’opera misericordiosa di Dio nella nostra vita per la Salvezza, che come tutti sappiamo È PER GRAZIA e l’impegno umano per essere coerenti alla Grazia stessa.

Dio ha posto dei precetti da osservare a motivo dell’amore che ha per noi (affinché non ci facessimo del male). Noi osserviamo i suoi comandamenti a motivo dell’amore che abbiamo per lui e questo amore è la stessa forza motrice che ci spinge ad osservare.

Matteo 3:3 Di lui parlò infatti il profeta Isaia quando disse:
«Voce di uno che grida nel deserto, “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”».

Sconfiggere le potenze che ci stringono in assedio come detto non è un compito facile, e tuttavia la battaglia non viene vinta dal soldato ma dalla Nazione, dal suo Re e a lui andrà la gloria.

A noi non resta che essere fedeli e fermi perché non accada che veniamo trasformati in spie del nemico per tradire dall’interno il Regno a cui apparteniamo. Pagati con il salario con il quale più ci lasciamo corrompere.

Genesi 14:17-20 Com’egli se ne tornava, dopo aver sconfitto Chedorlaomer e i re che erano con lui, il re di Sodoma gli andò incontro nella valle di Sciave, cioè la valle del re.

Melchisedec, re di Salem, fece portare del pane e del vino. Egli era sacerdote del Dio altissimo. Egli benedisse Abramo, dicendo: «Benedetto sia Abramo dal Dio altissimo, padrone dei cieli e della terra! Benedetto sia il Dio altissimo, che t’ha dato in mano i tuoi nemici!» E Abramo gli diede la decima di ogni cosa.

Confidare nel Signore e osservare i suoi precetti sono gli unici ingredienti per ottenere il risultato al quale Gesù vuole condurci.

Del resto Egli è LA VIA, LA VERITÀ È LA VITA.

Francesco Blaganò

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