Horatio G. Spafford e sua moglie, Anna, erano abbastanza noti nella Chicago del 1860, non solo per la carriera legale di Spafford, ma anche perché i coniugi erano amici sostenitori di D. L. Moody, il famoso predicatore famoso.
Nel 1870, l’unico figlio maschio degli Spafford morì di scarlattina, all’età di quattro anni. Un anno dopo, il grande incendio di Chicago distrusse le proprietà degli Spafford. Per lasciarsi in qualche modo alle spalle tali sofferenze, la famiglia decise di trascorrere un periodo in Inghilterra, sia come vacanza, sia per sostenere D. L. Moody, che teneva una campagna Evangelistica in quel periodo. Avrebbero raggiunto il loro pastore con qualche giorno di ritardo, nel 1873. Giunti a New York, per imbarcarsi sul battello, Spafford fu costretto a trattenersi per un importante impegno di lavoro. Non volendo rovinare i piani della moglie e delle quattro figlie, decise di farle partire. Lui le avrebbe raggiunte in un secondo momento. Nove giorni dopo, Horatio Spafford ricevette un telegramma da parte di sua moglie, dal Galles: “Io sono l’unica a essersi salvata”. Il 2 novembre 1873, il battello ‘Ville de Havre’ si era urtato in pieno oceano con un vascello inglese, affondando in 12 minuti e portando con sé 226 persone. Anna Spafford si era coraggiosamente aggrappata ad alcuni resti, tenendo le figlie disperatamente fino a quando – questo fu il suo ultimo ricordo – l’ultima delle figlie le scivolò dalle braccia e venne trascinata dalla forza delle acque. La donna sopravvisse soltanto perché, priva di sensi, rimase sopra un rottame che galleggiava.
Quando rinvenne e seppe che era tra i pochi superstiti, la sua reazione fu di disperazione completa. Ma poi sentì dentro di lei una voce che le disse: “Sei stata risparmiata per uno scopo”. Ricordò le parole di un amico che diceva “E’ facile essere riconoscenti e fedeli a Dio quando tutto va bene, ma nella prova saprai se sei sottomesso”. Alla notizia della disgrazia, Spafford si imbarcò sulla prima nave da New York, per ricongiungersi con sua moglie. Durante il viaggio, il capitano della nave l’aveva chiamato sul ponte. “E’ stato fatto un calcolo preciso”, disse “e credo di poter dire che stiamo passando proprio in questo momento sul luogo dove il ‘Ville de Havre’ è affondato. L’acqua qui è profonda tre miglia. Spafford si chiuse nella sua cabina e scrisse le parole di questo grande inno. Le parole che scrisse quel giorno furono ispirate da 2 Re 4:26. Le sue parole fanno eco alla risposta della sunamita alla domanda circa la salute di suo figlio. Benché l’animo della donna fosse in gran dolore, rispose “Sta bene”. Spafford ebbe gli stessi sentimenti. Qualunque sia la circostanza che dovremo affrontare, possiamo dire con Horatio Spafford…
Ascolta il cantico mentre leggi le parole:
Se pace qual fiume m’inonda dal ciel;
O il duolo si abbatte su me.
Qualunque la sorte ripeter potrò:
O mio cuor, calmo sta in Gesù!
Coro:
O mio cuor (o mio cuor)
Calmo sta (calmo sta)
Sta sereno, al sicuro in Gesù.
Se sono tentato da prove e dolor,
Certezza infinita sei Tu!
Per il sangue che hai sparso Gesù!
O mio cuor (o mio cuor)…
L’ha tutti inchiodati quel dì,
Lassù sulla croce. Or libero son
E do lode e gloria a Gesù!
O mio cuor (o mio cuor)…
Or vivere è Cristo, sol Cristo per me.
Se anche il Giordan passerò,
Non temo la morte, la prova e il dolor.
Sempre pace godrò in Gesù!
Coro:
O mio cuor (o mio cuor)…
Non morte, ma gloria attendiam.
Oh, angelica voce, oh, tromba dal ciel,
Oh, beata speranza in Gesù!
O mio cuor (o mio cuor)
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