Gesù non ha scelto uomini perfetti per essere suoi discepoli, ma è anche vero che ha passato tre anni e mezzo a cambiare le loro vite prima che fossero pronti. Non erano un gruppo colto o “capace”.
Gesù evidentemente cercava altre qualifiche. Qual era la qualifica principale?
Quando i discepoli dovettero cercare uomini per aiutarli, cercarono uomini “pieni di Spirito Santo e di sapienza” (Atti 6:3). Apparentemente la cultura, l’età, l’abilità, l’esperienza o altre caratteristiche che noi riteniamo importanti importavano poco. Essi valutavano piuttosto il carattere. il carattere giusto in armonia con le Scritture è la cosa più importante. Senza un carattere simile a quello del Maestro, non sarai “degno” di servirlo, senza un carattere che gli somiglia non sei “degno” di servirlo, sarebbe un po’ come predicare bene e razzolare male, perché la gente sentirebbe parlare di Cristo senza VEDERLO.
Oggi molte chiese falliscono per un motivo assai semplice, hanno perso di vista il modello che rappresenta la Chiesa del Signore, vale a dire il lavorare per essere un corpo che si identifichi in un solo modello che è Cristo Gesù!
Lo stesso modello biblico della chiesa è quello di un corpo, dove la diversità lavorano nell’unità (1 Corinzi 12). Spesso nelle chiese si è più impegnati a ricercare i difetti dei fratelli e delle sorelle anziché ricercare i propri, non adoperandosi per l’effettiva costruzione del Corpo.
Le diversità di caratteri, di opinioni e di punti di vista sono sempre esistite nella chiesa e sempre esisteranno, il nostro compito è quello di lavorare su questo aspetto cercando magari di comprendere meglio l’errore del fratello o della sorella identificandolo come un proprio errore, aiutandolo/a a correggerlo e magari ad auto correggersi. Il lavoro di gruppo richiede che ogni membro della comunità capisca l’altro e che ci sia un clima di fiducia reciproca.
Oggi più che mai con l’avvicinarsi della fine dei tempi, il nemico sfrutta ogni minima occasione datagli per distoglierci dal nostro obbiettivo e da quello che Cristo ha per le nostre vite, allora iniziamo a considerare le nostre diversità come un vantaggio e non come una debolezza.
Come per il corpo, dove una gamba da sola farebbe fatica a far camminare il nostro corpo ed un solo braccio non ci aiuterebbe ad afferrare delle cose, e quindi le diversità hanno valore solo se vengono guidate verso l’obiettivo comune, così deve accadere nella Chiesa, una comunità che lavora nelle diversità avendo al centro delle stesse Cristo Gesù come modello unico di riferimento.
La cosa eccezionale è che ognuno di noi ha la straordinaria opportunità di cambiare il proprio modo di comportasi, non potremmo mai cambiare il passato o fare in modo che le persone si comportino in certi modi, possiamo però comportarci in modo tale che Dio si serva di noi per cambiare le vite degli altri … perché se Dio è con noi SI VEDE!
L’Apostolo Paolo scrive: “Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù”.
Luigi Mandile | Notiziecristiane.com
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