Ennesimo segnale problematico dalla Capitale. Un maxi murale pro-gender è apparso in un palazzo romano. Il pensiero unico è sempre più realtà.
Un segnale inquietante, cioè, che indica come l’imposizione del pensiero unico Lgbt sia sempre più una realtà pervasiva ai danni di cittadini che, inconsapevoli, sono chiamati a sottostarvi qualora non decidessero di alzare la voce.
Il murale dello scandalo: dietro l’ambientalismo, l’ideologia gender
Nel murale definito “anti-inquinamento”, si vedono infatti un uomo e una donna avvolti da un drappo bianco. I due indossano gli stessi monili, come se “fossero parte di un unico corpo e guardano fissi nella medesima direzione“, riporta l’associazione “Pro vita e famiglia”.
Il che potrebbe fare pensare anche a una unione tra maschile e femminile nel segno dell’amore sponsale, destinato a generare vita e riflesso del progetto del Dio Creatore. Invece, purtroppo, così non è. Si tratta infatti dell’ennesimo dimostrazione della pervasività del gender nella nostra società.
“Ma quale colossale opera d’arte anti smog nella Capitale, è l’ennesima propaganda LBGTQIA+. Una campagna che volta le spalle al senso comune dei romani”, dichiara infuriato Toni Brandi, presidente di Pro Vita e Famiglia onlus.
“Con la scusa che il messaggio è legato alla necessità, di ogni persona di sentirsi libera di essere ciò che è, ciò che vorrebbe essere, ciò che sarà, in realtà si impone un pensiero unico, si propone la liquidità come modello e si discrimina i cittadini che non credono alle panzane di una lobby potente e prepotente” ha continuato l’esponente del movimento pro-life.
Coghe: “Alla Raggi chiediamo un esame di coscienza”
“Il progetto guarda caso ha il patrocinio del Municipio VIII e può fregiarsi della collaborazione del vicino Circolo Mario Mieli”. È quanto svela Pro Vita E Famiglia Onlus. Insomma, l’associazione spiega che si tratta della “solita marchetta di cui non interessa nulla agli italiani visto che in questo momento vivono anche una pesante crisi lavorativa oltre a gravi disagi sociali. E’ solo una pubblicità arcobaleno che divide le persone, altro che le unisce”.
“Alla Raggi, tanto attenta a chiedere di rimuovere i nostri cartelloni, chiediamo almeno un’esame di coscienza”, ha concluso Jacopo Coghe, vice presidente della Onlus. “Mamma e papà o un bambino in pancia erano violenti, questa immagine e questo messaggio invece sono rispettosi di tutte le osservanze religiose, di tutte le idee e opinioni?”.
Una domanda che con molta probabilità rimarrà inevasa, ma che la dice lunga sull’attuale amministrazione e sulla direzione che sta tristemente prendendo il nostro Paese in tema di famiglia.
Preghiamo che l’imposizione del pensiero unico lgbt non diventi ufficialmente una realtà dittatoriale nel nostro Paese. Affinché ognuno possa restare libero di vivere l’amore e la sessualità secondo la legge di Dio, dell’Amore infinito e misericordioso che contempla peccato ma solo donazione di sé nel rispetto dell’altro.
Giovanni Bernardi