Circa dieci anni fa, con mia moglie e i miei ragazzi abitavo in una brutta via. In famiglia ero infelice; il demonio mi aveva preso. Avevo deciso di buttarmi nel canale.
In fabbrica, dove lavoravo, chiesi ed ottenni il permesso di lasciare l’officina alle cinque di sera. Andai a casa, su un foglio di carta, scrissi qualcosa a mia moglie ed uscii. Ero ben deciso; la situazione in famiglia era insostenibile: non potevo andare avanti.
Presi il tram e alla prima fermata salì un signore, come tanti, si sedette di fronte a me. Era alto, anziano, con un paio di baffi da generale della guerra del ’14, una giacca verdolina sulle spalle, e degli occhi buoni, buoni… Per un quarto d’ora mi guardò semplicemente. Il suo sguardo dolce e penetrante era fisso su di me. Mi ricordo che aveva il cappello messo a rovescio, con il nodo davanti.
Tutto ad un tratto sentii dire: “Capolinea! Non scendete?”. Scesi nella pioggia e nella notte. L’uomo era sparito.
Camminai senza meta alcuna; avevo l’impressione che quello sguardo mi seguisse. Ad un tratto di fronte a me si stagliò una chiesa. Questo era troppo forte per me. Entrai, mi accostai ad una colonna e piansi, piansi a lungo. Nella mia mente era presente lo sguardo di quell’anziano signore. La luce dei suoi occhi mi distolse dall’insano gesto che avevo premeditato.
Il canale non mi vide più. Ritornai a casa prima di mia moglie, bruciai quel pezzo di carta che le avevo scritto in precedenza ed andai a letto. Quella notte cercai di dormire senza riuscirci perché la luce del suo sguardo era fissa nella mia mente.
Una notte, – non saprei dire come, – una luce apparve sul muro sopra il letto, come una croce luminosa. Non durò molto tempo; ma era lì, piansi di nuovo.
Mi misi alla ricerca di quell’uomo ed un giorno lo incontrai. Era un lunedì sera. Con grandi gesti delle sue braccia invitava i passanti ad entrare in un cortile. In fondo al cortile c’era la sua casa ed io vi entrai.
Oh! Mio Dio! Dei canti, dei canti e poi l’uomo salì su un piccolo pulpito. Il mio sguardo s’incrociò con il suo. Egli parlava, leggeva e spiegava l’Evangelo. Il messaggio era rivolto proprio a me, un povero suicida scampato alla morte. Piansi, ancora piansi e poi risi. Sì risi perché la “Luce” ora era entrata in me, riempiendo il mio cuore di gioia e calore, tanto da trasformare la mia vita. Dopo la riunione mi fermai, e raccontai tutto al pastore ed egli mi rispose: «Sì, ho pregato per voi, sul tram ho pregato per voi».
Ecco come divenni un cristiano.
Fonte: http://www.tuttolevangelo.com/
Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui