Saviano all’attacco dei medici obiettori di coscienza

Come noto sono molti oggi quelli che straparlano. Ovvero che usano della popolarità acquisita in un campo, per dare consigli non richiesti, in ambiti molto diversi da quelli per cui quella popolarità l’hanno acquisita.

Saviano ne è un esempio. Lo scrittore ha acquisito fama e prestigio grazie a un (discutibile) romanzo sulla camorra. E da allora, dall’alto dell’Olimpo raggiunto tra letteratura, cinema e serie tv, offre generosi consigli su come il governo italiano dovrebbe regolarsi anche in materia di aborto.

Su 7, l’inserto settimanale del Corriere della Sera, uscito in edicola l’8 luglio, Saviano prende di mira, un’ennesima volta, i coraggiosi medici che decidono di opporsi all’aborto, attraverso il prezioso istituto democratico dell’obiezione di coscienza. E li collega alla sentenza della Corte suprema per farne un fronte comune da abbattere. Il cui losco movente però – secondo Saviano – non sarebbe la tutela della vita umana, ma il vile profitto!

Così, a proposito della memorabile sentenza del 24 giugno in America, Saviano si chiede: “Cui prodest? Chi trae profitto dall’aborto negato nelle strutture pubbliche?”.

Tutti sanno che l’aborto è divenuto un business miliardario. E sarebbe tristissimo paragonare i milioni di bambini soppressi con i miliardi guadagnati grazie a quelle soppressioni. Per tacere dei profitti ricavati grazie alle varie pillole abortive messe in commercio.

Ma per Saviano, “in Italia solo il 30% dei ginecologi pratica l’aborto nelle strutture pubbliche”. Quindi per chi vuole abortire “la soluzione è il privato”. Il che, secondo lui, equivarrebbe a “Pagare per un diritto che è costituzionalmente garantito”.

In questa affermazione però sono più le menzogne che le parole. Anzitutto l’aborto non è un diritto: né in Italia, né in America, né in Europa. Tanto meno è “costituzionalmente garantito”. Prima della legge 194, definita dal padre costituente Giorgio La Pira come “integralmente iniqua”, in Italia l’aborto era vietato. Ed era vietato, seppur in modo implicito, dalla Costituzione stessa. Che è stata sabotata e ferita, nel suo spirito profondo, proprio da leggi come la 194.

E’ falso poi che oggi in Italia l’aborto sia a pagamento. E’ a pagamento per chi sceglie di pagare, ma non lo è per chi si reca nelle strutture pubbliche.

Ma Saviano incalza: “provando a non apparire complottista, mi domando se la tutela della vita del nascituro non sia piuttosto tutela del profitto”. I giudici americani della Corte suprema però sono uomini di legge e di ragione, non affaristi. Lo stesso non può dirsi per moltissime lobby pro choice che si aggirano per il pianeta.

“Mi domando – prosegue – se tutte le persone che, a vario titolo, si impegnano perché un diritto come l’aborto sia considerato un privilegio, un capriccio immorale della donna, o peggio, un metodo di contraccezione, stiano pensando a tutelare i diritti di un essere umano non ancora nato o i profitti di qualche essere umano già nato”.

Si è informato lo scrittore sui miliardi di dollari guadagnati solo negli Stati Uniti dalle “imprese del male” come Planned parenthood? E quanto teme di perdere l’azienda se, come si spera, l’aborto sarà presto vietato in tutti – o quasi – gli Stati americani? Cifre astronomiche.

Del resto chi difende la vita rifiuta l’aborto sia nel pubblico che nel privato. E storicamente è stato il “diritto all’aborto” che ha arricchito i pro choice, non certo il suo divieto o l’obiezione di coscienza dei medici più responsabili.

Secondo Saviano poi, su “argomenti divisivi”, come l’aborto o l’eutanasia, l’orientamento prevalente sarebbe sempre “conservatore” e tenderebbe “a cristallizzare lo status quo”. Dagli anni ‘70 ad oggi, però, è vero esattamente il contrario: su tutte le grandi questioni etiche – che toccano la vita, la morte, l’etica pubblica e la famiglia – tutto abbiamo visto meno che la conservazione dello status quo. Piuttosto è prevalso il gusto malsano di cambiare e rivoluzionare tutto.

Oggi per dare sostanza etica ad una democrazia che rischia di perdere la bussola, sarebbe da promuovere una nuova e autentica rivoluzione morale.  Che iscriva nella Costituzione italiana un principio cardine, fautore di pace e di fratellanza: “la vita umana è sacra e inviolabile, dal concepimento alla morte naturale”.

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