Qual’è la regione italiana che nel raggio di pochi km ha ben 3 poligoni di tiro NATO ed un aeroporto militare NATO? La Sardegna.
La NATO come è noto è un’organizzazione frutto del “Patto Atlantico”, tra Europa ed USA. Un patto scellerato oserei affermare dato le conseguenze che dopo decenni alla conclusione della seconda guerra mondiale stiamo subendo. La Sardegna è una regione che negli ultimi decenni ha dovuto subire ogni tipo di angheria da parte dei più forti. In un articolo precedente discutevo di come l’uomo ha creato industria ed allo stesso tempo inquinamento senza alcun minimo timore per ciò che poteva accadere alla Terra ed ai suoi abitanti.
Mi stupisco ogni volta che qualcuno si stupisca(anche in Italia) di quello che racconto e che accade in Sardegna. Sono state fatte manifestazioni, denuncie sia private che pubbliche, sono stati fatti funerali per i propri cari morti, anzi uccisi dall’inquinamento che queste armi producono. La Sardegna è circondata da una terra di nessuno, o meglio da una terra che dovrebbe essere propria, ma non lo è. Si tratta del poligono di Salto di Quirra – Perdasdefogu (Sardegna orientale) di 12.700 ettari e il poligono di Teulada di 7.200 ettari sono i due poligoni italiani più estesi, mentre il poligono NATO di Capo Frasca (costa occidentale) è pari a 1.400 ettari. A questi si devono aggiungere l’ex base NATO sull’isola della Maddalena, per sempre inquinata. Durante le esercitazioni militari, viene vietata la navigazione e la pesca su una superficie marina superiore ai 20.000 chilometri quadrati, una superficie quasi uguale a quella della Sardegna.
Questo stupro e scempio della terra sarda iniziò nel 1956, quando il governo italiano deciso di istituire il primo di questi poligoni di tiro in una zona incontaminata, perfetta per il gioco della guerra, ed affittarlo a vari eserciti, compreso quello dellaNATO. Ad oggi nei vari poligoni si aggirano eserciti di tutto il mondo, da quello francese, americano, cinese, israeliano, spagnolo, arabo saudita, indiano, pakistano ed ovviamente italiano. Le persone che vivono accanto o DENTRO queste zone vivono come se fossero in perenne stato di guerra. Ebbene si, avete letto bene, molti vivono dentro questi territori, infatti si tratta di zone non solo marine, ma anche terrestri(non sia mai che i carri armati non vengano usati dai bambinetti comandanti per i loro giochini).
Loro giocano a fare i cowboy a bersagli immaginari, sfoderando senza ritegno la loro potenza di fuoco, mentre i cittadini sardi cosa fanno? Muoiono, è semplice. Domanda retorica. Questa volta però non muoiono sfoderando il loro tipico “riso sardonico” come facevano quando i loro avi secoli fa vennero catturati in guerra e giustiziati dagli ateniesi. Niente ironia, solo tristezza e molta rabbia. Questi poligoni nei primi anni della loro vita vennero fatti passare come delle opportunità di lavoro. Il più classico degli espedienti per accattivarsi la popolazione locale e coprire con un velo la verità. Verità che non può più essere nascosta, dato che quasi nessuno dei cittadini dei borghi e paesi dei poligoni lavora all’interno di essi, e nei pochi casi in cui questo accade vengono pagati una miseria, poco più di 500 euro al mese.
Come da tradizione sarda molti giovani negli anni scorsi si arruolarono nelle forze armate e alcuni di loro operavano come “bonificatori” delle zone dei poligoni. Erano gli anni in cui non si conosceva quasi nulla del pericolo ambientale, delle radiazioni provocata dall’uranio, erano gli anni della guerra inKosovo, dove anche lì per la medesima ragione perirono varie persone, sia civili che militari. Raccoglievano i residui delle esplosioni…a mani nude, a differenza di altri militari, come gli americani che utlizzavano tute e maschere, coperti da capo a piedi. “Nessuno ce l’ha mai detto”, è la più classica delle risposte dei nostri militari sardi di quella zona che obbedivano agli ordini, pensando che i loro superiori fossero più accorti e attenti.
Si contano a migliaia i casi di cancro, linfomi, leucemie, tutte patologie e malattie gravissime, che portano in 8 casi su 10 alla morte in pochi anni. Stadi avanzati, che le medicine e le tecniche odierne possono ben poco. Ma non solo. Oltre alla distruzione di intere famiglie, dove figli, genitori muoiono, anche l’economia esile di quelle terre è stata duramente colpita. Accade infatti che la pastoria, uno dei settori agricoli preponderanti e principali della Sardegna viene ad essere pressochè annientato, per via di queste esercitazioni militari, che non permettono il passaggio del bestiame. In alcuni casi gli animali muiono perchè oggetto di bersagllio di missili. In altri casi muiono perchè mangiando l’erba avvelenata dalle radiazione dei pascoli del poligono, nascono malformati ed ovviamente gli allevatori sono costretti ad abbattere i capi, sia perchè inutili sotto il profilo economico, ma soprattutto per non aumentare il dolore dell’animale.
Anche la pesca è bloccata, spesso avvengono esercitazioni marine, con più eserciti combinati e non permettono la fuori uscita dei pescherecci. Qualche anno fa questa situazione ha trovato uno sbocco, infatti i pescatori della zona del Sulcis si sono organizzati, uscendo contemporaneamente dai vari porti della zona, puntando verso le imbarcazioni militari, impedendo a loro rischio e pericolo(con la possibilità persino di essere affondati) l’esercitazione. Tutto ciò è stato ripreso, tanto è vero che i pescatori hanno fatto un documentario film proprio su questo fatto, mostrando come l’unità potesse fare la differenza e come le cose potessero realmente cambiare. Oggi a fronte delle spese militari italiane non penso che le istituzioni vogliano stare dalla parte dei cittadini. Mi auguro che un giorno la Sardegna possa tornare ad essere libera e pulita.
Si parla molto dell’inquinamento, ma se provassimo a pensare secondo un’altra prospettiva, potremmo far crescere del buono dal marcio, ponendo in essere delle società tra i cittadini di queste zone volte alla bonifica del territorio. Questa sarebbe un’ottima soluzione per la problematica del lavoro, oggi così sentita dalle famiglie italiane. Si otterrebbe una terra pulita ed al contempo una maggiore occupazione oltre che un’incremento dei salari, tutto questo grazie ad un’economia pulita, conscia della propria finalità e grata alla Terra.
Fonte: garkonda.altervista.org
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