Si fanno sempre più frequenti nel cattolicesimo i processi abbreviati di beatificazione e di santificazione, con l’intento di ottenere un indubbio successo mediatico facendo leva sui sentimenti e sulla scarsa conoscenza della gente.
Ma cosa pensa di tutto questo il Signore? Cosa rivela e insegna nella sua Parola? Qual è la vera santificazione? Chi può ottenerla? E come? È necessario avere le idee chiare per non essere ingannati…
Dispendio di tempo e di denaro!
Per l’iter burocratico e l’enorme costo di denaro, fare qualcuno “santo subito” è difficile, quasi impossibile. Infatti in primis, si dovrà appurare l’eroismo della virtù del candidato, e per il fatto che, come dichiara la Bibbia, siamo tutti peccatori, l’accertamento è assai difficoltoso. Infatti – ad esempio – la causa di Pio di Pietrelcina (pur essendo stata accellerata) è durata più di trent’anni, con una spesa fra bolle e bolli, notai, avvocati e giudici di circa cinque miliardi delle vecchie lire.
Dopo aver accertato l’eroismo della virtù del candidato, il vescovo nominerà un Postulatore, che preparerà il “Supplex Libellus”, ossia la richiesta motivata della fama di santità che dovrà essere accolta dalla Conferenza Episcopale. Al via, si dovranno trovare dei testimoni attendibili e istituire la commissione dei “Censori Teologici” che dovranno esaminare tutti gli scritti editi dal candidato, per appurare che non vi sia nulla contro la dottrina romana (chi la pensa diversamente dal romanesimo, se lo scorda di diventare santo!).
Solo allora si potrà richiedere il “Nulla osta” alla Congregazione delle Cause dei Santi di Roma. Poi, finalmente, si costituirà il Tribunale, composto da un delegato vescovile, un promotore di giustizia ed un notaio. Nello stesso tempo si formerà la “Commissione Storica”, composta da tre valenti professori, per esaminare scritti e personalità del “futuro” santo (intanto saranno passati un bel po’ di anni, ad eccezione di qualche raccomandato di recente memoria).
Da qui si arriverà alla “beatificazione”, il riconoscimento formale da parte della “Chiesa” della sicura ascensione in paradiso del candidato, e la conseguente capacità di intercedere in favore dei propri devoti (come fanno a capire ciò, non ci è dato di sapere), ma ancora non può rientrare formalmente tra i santi. Infatti dopo molti anni si arriverà alla“canonizzazione”, cioè alla dichiarazione ufficiale della santità del candidato che solo il Papa potrà fare.
C’è infine da ricordare che, per salire agli onori degli altari e concludere positivamente una causa, occorrono dei miracoli (almeno due “scientificamente” riconosciuti) ad opera del candidato: questo è il sigillo definitivo delle sue eroiche virtù.
Concluso questo lungo percorso, in aggiunta alla semplice “beatificazione”, il papa ne permetterà la venerazione come “santo” nella chiesa universale.
In definitiva il percorso verso la santificazione, assai semplice nei piani della grazia di Dio, è stato trasformato in un processo selettivo e complicato, con un’infinità di cose da fare e da non fare e, soprattutto, non più dipendente dalla grazia divina, ma dalla scelta degli uomini e per ultimo di un solo uomo, il papa.
Santificati solo per Grazia!
Più che “santo subito” religiosamente, per potere entrare in paradiso, è indispensabile essere “santo sicuro” spiritualmente. E questa sicurezza-certezza non deriva da meriti religiosi ma soltanto dalla la grazia di Dio.
L’apostolo Paolo ha scritto:
“Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio – ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Ro 3:23-24).
E ancora, l’apostolo considera le opere religiose “un debito” e la fede “giustizia”, cioè l’uomo peccatore può essere giustificato, salvato e santificato soltanto attraverso la sua fede personale in Gesù:
“Ora a chi opera, il salario non è messo in conto come grazia, ma come debito; mentre a chi non opera ma crede in colui (Gesù) che giustifica l’empio, la sua fede è messa in conto come giustizia” (Romani 4:4-5).
Per evitare equivoci Paolo aggiunge ancora:
“Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, la grazia non è più grazia” (Ro 11:6).
Cioè, se la santificazione si ottiene gratuitamente, non è più attraverso “il pagamento” di meriti umani, altrimenti non sarebbe più gratuita.
“Dov’è dunque il vanto?” – scrive ancora Paolo – “Esso è escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede; poiché riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge” (Ro 3:27-28).
“Chi ha orecchi per udire oda”, disse molte volte Gesù (Mt 11:15).
Purtroppo il popolo d’Israele al tempo delle vicende narrate nell’Antico Testamento, non volle ascoltare il divino messaggio:
“Ma essi rifiutarono di fare attenzione, opposero una spalla ribelle, e si tapparono gli orecchi per non udire” (Za 7:11).
Lo stesso accadde all’inizio della storia della predicazione del messaggio dell’Evangelo. Infatti mentre Stefano, trascinato davanti al Sinedrio di Gerusalemme, annunziava le cose grandi di Dio: “…essi, gettando grida altissime, si turarono gli orecchi e si avventarono tutti insieme sopra di lui; e, cacciatolo fuori dalla città, lo lapidarono” (Atti 7:57-58).
Paolo, scrivendo a Timoteo, pronunciò una profezia rivelatrice di un comportamento di rifiuto del tutto analogo:
“Infatti verrà il tempo che non sopporteranno più la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole” (2Ti 4:3-4).
Santo sicuro in brevissimo tempo!
Il ladrone in croce, chiamato “buono” per distinguerlo dal suo collega, ma inopportunamente poiché tutti i ladroni e gli assassini non hanno nulla di buono (e come sopra detto, siamo tutti peccatori), nel breve volgere di pochi secondi, forse quattro, diventò santo e nello stesso giorno si ritrovò in paradiso.
Gesù avrebbe sicuramente voluto dire anche all’altro ladrone:
“Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso” (Lu 23:43).
Ma non glielo disse, non perché fosse più peccatore e più colpevole del suo compagno, ma semplicemente perché non aveva conosciuto alcuna forma di ravvedimento e di pentimento davanti alla sua vita di peccato e perché non aveva creduto: non aveva creduto alla piena sufficienza del sacrificio di Gesù per la salvezza e la santificazione dell’uomo peccatore.
Il ladrone sulla croce fu davvero “santo subito” e “santo sicuro”.
Non aveva fatto miracoli e non aveva condotto una vita esemplare, ma dopo una preghiera di quattro secondi diventò santo e nello stesso giorno si ritrovò in paradiso.
Quando Dio fa gli uomini “santi” (e solo lui può farlo!) questi lo sono al momento stesso della loro conversione a Cristo, dopo pochi secondi, e sono santi davvero, sicuramente santi.
Saranno davvero sicuramente santi coloro che una chiesa, dopo un lungo iter burocratico, ha riconosciuto come tali?
Non sta a noi esprimere un giudizio, che appartiene esclusivamente al Signore. Una cosa possiamo dire sulla base della sua Parola: se fossero santi non lo sarebbero certamente per il riconoscimento di una chiesa o di un uomo (il papa), ma per la loro fede personale in Cristo Gesù come unico autore della loro salvezza e della loro santificazione!
Apprendiamo da una statistica che negli ultimi vent’anni sono state dichiarate “sante” più persone che negli ultimi 400 anni.
Papa Wojtyla ha beatificato ben 1338 defunti, santificandone poi 482!
Questo vuol forse dire che in passato ci sono stati pochi santi oppure che oggi è più facile percorrere l’iter della burocrazia religiosa?
Con tristezza dobbiamo assistere allo spettacolo desolante del semplice dono di Dio, che in Cristo mette ogni uomo nella condizione di diventare “santo” per la fede, trasformato in una realtà complicata, umana, appannaggio di pochi.
L’esempio del ladrone sulla croce è quindi là per ricordarci che tutti possono diventare santi, ora e subito, anche i peggiori peccatori. Sono proprio i peccatori che Gesù è venuto a santificare.
Tutti peccatori senza Cristo, tutti santi con Cristo!
La parola “santo”, nella Bibbia, attribuita al Padre, a Gesù, allo Spirito Santo e ai credenti, la si trova per ben 333 volte. Ma in nessuna di queste 333 volte questa parola è associata alla conclusione-sentenza di un iter burocratico e del tutto umano come quello ancora oggi praticato nella chiesa cattolica.
La parola “santo” significa “puro” e “separato”: ogni volta in cui essa viene usata nel Nuovo Testamento è per indicare una persona che, per la fede nella grazia divina, è stata purificata, salvata da Gesù e messa a parte per il Cielo.
Il miracolo divino della santificazione si ottiene da vivi; da morti non è più possibile: è troppo tardi.
L’apostolo Pietro stesso, per ispirazione divina, istruisce la Chiesa che non si può ricevere la santità “con cose corruttibili, con argento o con oro… ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia. Già designato prima della creazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi; per mezzo di lui credete in Dio che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, affinché la vostra fede e la vostra speranza siano in Dio (1P 1:18/21).
Un denominatore comune che collega fra loro varie sette e religioni è quello di presentare una sorta di élite di uomini super-speciali.
Fra i “Testimoni di Geova” si crede che vi siano 144.000 unti da Dio ed unici ad essere degni del Cielo, mentre gli altri “credenti” sarebbero destinati a rimanere sulla tera.
Nel cattolicesimo romano vi sono personaggi considerati straordinari e speciali che, dopo essere defunti, vengono eletti, con il processo ecclesiastico che ho ricordato all’inizio, mediatori e protettori per tutte le categorie lavorative, per ogni paese, per ogni città e nazione. Ormai il loro numero supera di molto i 365 giorni del calendario, per cui ad ogni giorno vengono assegnati più “santi”.
Nel mondo Indù, vi sono i Guru, una specie di santoni da venerare ecc.
Ma Dio annuncia chiaramente nella sua Parola, la Bibbia, per bocca dell’apostolo Pietro:
“Allora Pietro, cominciando a parlare, disse: «In verità comprendo che Dio non ha riguardi personali (altri traducono: “Dio non fa preferenze di persone”, “Iddio non ha riguardo alla qualità delle persone”, “Dio non usa alcuna parzialità”); ma che in qualunque nazione chi lo teme e opera giustamente gli è gradito. Questa è la parola ch’egli ha diretta ai figli d’Israele, portando il lieto messaggio di pace per mezzo di Gesù Cristo. Egli è il Signore di tutti” (At 10:34-36).
Umanamente, se ci confrontiamo uomini con uomini, vi sono alcuni migliori altri peggiori, ma se tutti noi ci confrontiamo col Dio tre volte santo, siamo tutti poveri peccatori degni di essere condannati.
È per la fede personale nel valore del sacrificio unico e sufficiente di Gesù, che tutti, senza alcuna distinzione, possono essere salvati e, di conseguenza, diventare santi subito e sicuri.
La fede nella persona e nell’opera del Signore Gesù è prerogativa indispensabile per avere la certezza di entrare nel luogo santo di Dio, il Cielo.
Nella Parola di Dio non viene mai insegnato che un uomo possa dichiarare “santo” un altro uomo e mai si parla di uomini particolarmente “santi” da essere ritenuti degni di venerazione. Ogni cristiano è un “santo” e lo è solo ed unicamente per l’eroicità e le virtù di Gesù.
Nell’introdurre con il saluto la lettera alla chiesa di Filippi Paolo ricorda che i membri di quella chiesa, perché credenti in Cristo, erano tutti “santi” (Fl 1:1).
Non lasciamoci ingannare e sedurre! Noi dal canto nostro, insieme all’apostolo Paolo,“pieghiamo le ginocchia davanti al Padre, dal quale ogni famiglia nei cieli e sulla terra prende nome, affinché egli vi dia, secondo le ricchezze della sua gloria, di essere potentemente fortificati, mediante lo Spirito suo, nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell’amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi quale sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio” (Ef 3:14/19).
Davanti a Dio non avrà alcun valore chi è stato fatto “santo” a Roma, ma chi lo è diventato in modo certo e sicuro grazie all’amore di Cristo!
da: Ilcristiano.it
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