Più di 500 persone sono morte dall’inizio dell’operazione “Protective Edge” 13 giorni fa. Per lo scrittore israeliano «i terroristi proteggono se stessi, non la popolazione. La vita umana non conta».
Continua l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza mentre sale il numero di vittime da entrambe le parti. Più di 500 persone sono morte, di cui 20 israeliani, dall’inizio dell’operazione “Protective Edge” 13 giorni fa, culminata la notte del 17 luglio in un intervento di terra attraverso il quale l’esercito israeliano mira a distruggere i tunnel scavati da Hamas e i depositi di armi.
BOMBARDAMENTI E MISSILI. Ai bombardamenti su Gaza, Hamas risponde lanciando centinaia di missili contro il territorio israeliano. Nella sola giornata di ieri sono morte almeno 100 persone a Gaza, dove Hamas ha catturato un soldato israeliano, Shaul Aron. «Non è facile vivere quando tutte le nostre città sono sotto l’attacco dei razzi», dichiara lo scrittore Aharon Appelfeld alla Stampa da un paesino vicino a Gerusalemme dove vive, più dentro un bunker in questi giorni che in casa.
«TERRIBILE DILEMMA». Appelfeld descrive una guerra che sembra non avere fine e i dilemmi che solleva: «Questa gente continua a sparare razzi contro di noi. Combatterli sul terreno per Israele significa una battaglia casa per casa, sarà un confronto brutale e questo diventa un vero problema. Risolvere il problema significa che dobbiamo essere molto crudeli e questo moralmente non è facile da fare. È possibile che ci siano molti morti, da entrambe le parti. Ma che cosa fare contro terroristi che hanno una città sotterranea? È un terribile dilemma».
«PER HAMAS NON CONTA LA VITA UMANA». Nell’ultimo attacco israeliano sono morti 17 bambini, ma lo scrittore ricorda come i terroristi di Hamas usino le persone come scudi umani: «I terroristi proteggono se stessi, non la loro popolazione. La vita umana non conta. Pare che per loro l’aldilà sia più importante», continua Appelfeld, aggiungendo che l’offensiva di terra è seguita al rifiuto da parte di Hamas della tregua. «I loro tunnel si spingono molto all’interno del territorio israeliano. Sono orripilato all’idea che tutti i soldi dati ai poveri palestinesi siano finiti così, nella costruzione di tunnel».
Fonte: http://www.tempi.it/
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