Sono convinto che se fossimo vissuti al tempo in cui Gesù era nel pieno del Suo ministero terreno, anche noi credenti di oggi lo avremmo giudicato, accusato e condannato. Perché, il cristianesimo di Gesù era (ed è) un cristianesimo “rivoluzionario” basato sul vero amore per Dio e per il prossimo, diverso anni luce dal nostro.
Gesù amava i peccatori, li accoglieva a Sé. Noi quasi li snobbiamo sentendoci più superiori e sentenziando sul loro futuro eterno a causa della loro attuale condotta terrena. Per Lui non c’erano favoritismi, ma noi teniamo in grande stima coloro che hanno una certa posizione nel mondo e nella chiesa. Lui non viveva di ricchezze, ma noi invece non possiamo fare a meno di spendere denaro per mantenere le grandi chiese che abbiamo costruito, a discapito dei poveri. Lui non cercava il primato, diceva di “dover servire, non di dover essere servito”. Noi invece vogliamo essere i primi, vogliamo essere notati, approvati e serviti dagli altri.
Ogni giorno che passa, c’è sempre più sconnessione fra il Cristo della Scrittura e il cristianesimo che caratterizza gran parte della Chiesa di oggi. Non si può fare a meno di pensare che da qualche parte, lungo la strada, ci siamo persi ciò che c’è di radicale nella nostra fede, quando il messaggio centrale del cristianesimo, in realtà, ha a che fare con il rinunciare a noi stessi. Sono convinto che, in quanto seguaci di Cristo, abbiamo abbracciato valori e ideali che non sono soltanto antiscritturali, ma che, in effetti, contraddicono quel Vangelo nel quale affermiamo di credere. In molti campi abbiamo ciecamente e stoltamente fatto nostri i valori e gli ideali che sono comuni nella nostra cultura, ma sono incompatibili al Vangelo che Gesù insegnò. Ci troviamo in una società dominata dall’autoavanzamento, dall’autostima e dall’autosufficienza, e in mezzo a culture sempre più caratterizzate dall’individualismo, dal materialismo e dall’universalismo.
Abbiamo scelto di credere in un Gesù piacevole e rassicurante. Un Gesù al quale non dispiace un po’ di materialismo e che non ci chiederebbe mai di dare via tutto ciò che abbiamo. Un Gesù che non si aspetta che rinunciamo a noi stessi così che Lui riceva tutta la nostra devozione. Un Gesù al quale va bene una devozione formale che non pregiudichi le nostre comodità dal momento che, dopo tutto, “ci ama proprio così come siamo”. Un Gesù che vuole che siamo equilibrati, che vuole che evitiamo pericolosi estremismi e che, quanto a questo, vuole che evitiamo il pericolo in generale che comporta essere Suoi seguaci. Un Gesù che ci porta benessere e prosperità mentre camuffiamo – con un velo di un cristianesimo distorto – i nostri desideri mondani.
In realtà, ci siamo creati un Gesù a nostra immagine, che sta incominciando ad assomigliare moltissimo a noi perché, dopo tutto, è quello con cui ci troviamo più a nostro agio. Un Gesù (che come nell’immagine) abbiamo scelto di bloccare fuori dalle nostre vite e dalle nostre chiese, perché il prezzo di abbracciare il Suo cristianesimo è grande. Ecco perché abbiamo un disperato bisogno di rivisitare le parole di Gesù, di prestare loro ascolto, fede e ubbidienza. Dobbiamo tornare con urgenza a un Vangelo biblico, perché il prezzo del non farlo è grande per le nostre vite, le nostre famiglie, le nostre chiese e il mondo che ci circonda.
Alessio Sibilla
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