Della presenza di testi classici dello jihadismo tra le corsie dell’ipermercato Carrefour di Montigny-Les-Cormeilles, in Francia, ci eravamo già occupati (per leggere l’articolo, cliccare qui ->).
Avevamo già specificato anche come tali volumi, inneggianti alla jihad ed alla punizione degli «eretici», contenessero riferimenti esplicitamente discriminatori contro i cristiani. L’elemento di novità è dato ora dal fatto che ciò pare proprio non aver prodotto alcun moto di significativa indignazione tra i consumatori. Non solo: pare che l’editore libanese di tali libri, Albouraq, abbia fatto, in realtà, affari d’oro con la sua «Operazione Ramadan», alla fine diffusasi in un migliaio di esercizi commerciali d’Oltralpe. Il suo obiettivo era quello di «dimostrare che i libri islamici possono essere venduti dappertutto». E purtroppo l’ha raggiunto in pieno. Corano, biografie dei profeti islamici, persino opere «polemiche» (come “graziosamente” sono state definite) verso la Cristianità, son divenuti ormai dei best-seller. Tanto da spingere Mansur Mansur, direttore della casa editrice, a parlare di «un grande successo». Non per sua colpa, ma per superficialità – o, spesso, ingenuità, quando non incoscienza – di coloro che, battezzati ed in stragrande maggioranza non praticanti, ritengono evidentemente d’aver in sé per scienza infusa anticorpi sufficienti, per non esser condizionati dall’influenza di certi concetti. Le migliaia di jihadisti occidentali già oggi dimostrano che non è così… Al numero verde anti-jihad, attivato da Bernard Cazeneuve, per impedire che altri giovani partano verso Paesi come la Siria e vengano addestrati da terroristi islamici, sono già giunte numerose chiamate. Molte delle quali risultano essere disperate richieste di aiuto.
Qualche esempio: ne La via del musulmano, fresco fresco di stampa (aprile 2014, giusto in tempo per il lancio in grande stile dell’offensiva editoriale islamica nei supermercati francesi), v’è scritto che l’autore, lo sceicco algerino Abu Bakr al-Jazairi, lascerebbe «trasparire qui soluzioni conformi alle esigenze del mondo moderno». Quali? Invitare caldamente i musulmani ad installare «qualsiasi tipo di fabbrica d’armamenti, per produrne di tutti i tipi oppure nuovi modelli, sia pure a scapito del benessere della Nazione». O riservare agli «eretici» la «pena di morte».
Invano ben due petizioni, sottoscritte da oltre 18 mila persone, han chiesto al gruppo di distribuzione Carrefour di ritirare «qualsiasi pubblicazione, che inciti alla violenza religiosa». Una richiesta, che non è stata minimamente presa in considerazione. Se, anziché testi contro i cristiani, fossero stati venduti testi contro i musulmani, sicuramente si sarebbe sollevato un polverone. Ma la società relativistica e secolarizzata è anche questo: la legge, ammesso che vi sia e che la si applichi, non è comunque mai uguale per tutti…
Il Ministero dell’Interno ha dichiarato di «volersi occupare» di questo tipo di letteratura, pur non ritenendola, al momento, «penalmente perseguibile». Cosa occorre ancora, per considerarla tale? Che a qualcuno venga in mente di farsi giustizia da sé e di eliminare davvero gli «eretici» (ovvero, tanto per intenderci, i cristiani)? In realtà, par di capire che le verifiche del governo non abbiano prodotto al momento alcun risultato concreto o effetti di sorta, nonostante l’evidenza dei fatti.
Fonte: http://www.nocristianofobia.org/
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