Rosarno Film Festival, “osare inventare l’avvenire”

Roma (NEV), 17 ottobre 2022 – Portare un festival cinematografico a Rosarno. E cambiare lo sguardo sui lavoratori braccianti. Sono due tra gli ambiziosi obiettivi di “Fuori dal ghetto”, la prima edizione del “Rosarno film festival” che si è appena conclusa nella Piana di Gioia Tauro, in Calabria. Un’iniziativa promossa da Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della FCEI, Sos Rosarno e Rete dei comuni solidali, con tante altre associazioni aderenti, ma soprattutto una rassegna nata dal basso, grazie all’aiuto di volontari e volontarie attivi sul territorio (ma anche da altre parti d’Italia). Quasi cinquanta persone la prima sera e almeno un centinaio nella seconda serata, sabato 15 ottobre, si sono date appuntamento all’auditorium di Rosarno.

Tra le proiezioni dei film, anche alcuni momenti di riflessione. Come il flash mob contro gli accordi tra Italia e Libia, a pochi giorni dalla data in cui, il 2 novembre, si rinnova il memorandum siglato cinque anni fa. O i cartelli dei nomi dei braccianti morti nella Piana di Gioia Tauro, che sono stati appiccicati dietro alcune sedie dai volontari e dalle volontarie, dai cittadini e dalle cittadine impegnati non solo per l’accoglienza e la solidarietà ma anche per chiedere verità e giustizia per chi è stato ucciso in questo territorio, morendo chi di fame, chi di freddo, chi in incidenti sulle strade buie, chi ammazzato a colpi di fucile.

Di giustizia hanno parlato anche i dieci i corti in concorso: dalla memoria dei cantieri navali di Palermo fino alle battaglie dei rider, dalle storie dei e delle braccianti morti alla precarietà, passando per i lavoratori e i racconti di vita vissuta da persone emigrate.

La giuria composta da quattro braccianti e da un ex bracciante – l’operatore e mediatore sociale di Mediterranean Hope Ibrahim Diabate – si è riunita e confrontata per tutta la notte, per poi decidere di aggiudicare il primo premio – una cassa di prodotti bio della cooperativa Sos Rosarno – al corto “La giornata” di Pippo Mezzapesa, sulla storia di Paola Clemente, bracciante pugliese morta di fatica nel 2015.

E la proclamazione del vincitore si è svolta in un luogo che nulla ha a che vedere con i lustrini di Cannes o Venezia ma che continua ad essere il luogo in cui abitano – in condizioni che definire precarie è un eufemismo – decine e d’inverno centinaia di persone, la tendopoli di San Ferdinando.

Ieri, infatti, per l’ultima serata ed iniziativa della rassegna, si è tenuto nel piazzale davanti al “ghetto” formale di San Ferdinando l’incontro pubblico con Blandine Sankara, sorella del leader burkinabè Thomas Sankara, ucciso esattamente in questi giorni, il 15 ottobre, di 35 anni fa, al quale ha preso parte anche un gruppo di lavoratori che abita nella tendopoli.

L’attivista e agroecologista militante ha ricordato l’importanza del concetto di sovranità alimentare, riflettendo sulle cause delle migrazioni e sulle conseguenze attuali del colonialismo e del post colonialismo.

https://www.nev.it/nev/2022/10/17/rosarno-film-festival-osare-inventare-lavvenire/


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