Fino a non molti anni fa, era ancora molto diffusa l’espressione “comune senso del pudore”. Con questa locuzione, si definivano le regole non scritte con cui si indicava quell’immaginario che avrebbe potuto turbare il cittadino medio, quantomeno nella sfera pubblica. Qualunque esperienza pruriginosa o morbosa, a prescindere se fosse moralmente condannata o meno, era relegata alla dimensione privata e chiunque aveva la certezza che non avrebbe travalicato quei confini.
Oggi, al contrario, può capitare che quella stessa morbosità venga imposta loro malgrado alle persone comuni. Nel recente passato, anche sulla nostra testata abbiamo denunciato situazioni simili, avvenute su palcoscenici (un tempo) nazionalpopolari, come quello di Sanremo, trasformatosi negli ultimi anni da Festival della Canzone italiana a festival delle provocazioni gratuite. Ebbene, lo scorso 1° marzo, su scala minore e lontano dal clamore delle cronache, qualcosa di analogo è avvenuto presso la Sala Umberto, piccolo ma rinomato teatro del centro di Roma. Lo spettacolo era intitolato Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello e già nel titolo si nascondeva un colossale equivoco, in quanto vi era surrettiziamente incluso il nome dell’autore dell’opera originaria. Quanto rappresentato all’Umberto – un’opera scritta e diretta da Michele Sinisi – quindi, non aveva quasi nulla a che vedere con il celebre dramma pirandelliano. «È come sei io annunciassi che va in scena il Re Lear di William Shakespeare e poi sul palco rappresentassi Le imprese di Mr. Bean», commenta con Pro Vita & Famiglia Francesco Marino, uno degli spettatori dell’irrituale commedia della Sala Umberto. Già questo fa apparire la performance «una truffa in piena regola», chiosa il nostro interlocutore.
Il vero choc, tuttavia, è stato un altro. Sul palco, a un certo momento della pièce sale sul palco un uomo vestito stile sadomaso con frustino che si massaggia i genitali. L’uomo fa le parti a turno di due personaggi, con orgasmo finale e genitali completamente scoperti. «Ero a teatro con mia nipote di 19 anni, tutti e due siamo rimasti allibiti, uno più imbarazzato dell’altro», racconta il signor Marino. «Il pubblico in sala non ha gradito, siamo rimasti tutti impietriti». In platea si trova anche una scolaresca liceale interamente femminile, accompagnata da alcune professoresse, anch’esse apparse piuttosto turbate. Poco dopo, l’attore che interpreta il padre nel dramma liberamente ispirato a Pirandello, viene esortato a ripetere la scena in modo “comico” e alla fine anche lui mostra i genitali. Il pubblico è ammutolito, nessuno riesce a reagire. «Purtroppo ero così disturbato, con mia nipote accanto, che non ho pensato nemmeno alla cosa più ovvia: riprendere col telefono. A un certo punto hanno chiesto a una delle prof se gradiva lo spettacolo e lei ha detto: “per niente”», prosegue Marino nella sua testimonianza, commentando un particolare emblematico: «All’uscita del teatro sul corridoio, c’erano alcuni cartelli in cui si diceva che lo spettacolo conteneva uno sparo di pistola a salve di alto volume. Qualcuno ha detto: “Ci hanno avvertito di questo sparo… e del resto no?”».
Chiediamo allo spettatore dell’Umberto se, a suo avviso, ci siano gli estremi per una causa legale contro il teatro. Ci risponde che sta valutando questa opzione e aggiunge: «È stata una pantomima ributtante. Oltre a scusarsi dovrebbero rimborsarci il biglietto e il danno morale. Ho intenzione di consultare un avvocato per questa vicenda, oppure potrei associarmi a una eventuale causa collettiva».
Che lo spettacolo liberamente ispirato a Pirandello sia risultato sgradito a quasi tutto l’uditorio, lo testimoniano anche i commenti su Facebook. Sulla pagina della Sala Umberto si legge questo post: «Gentile Pubblico, ieri, 1° marzo, durante la rappresentazione dello Spettacolo Sei personaggi in cerca di autore di Luigi Pirandello scritto e diretto da Michele Sinisi, è avvenuta una “performance” di pochi minuti dell’attore presente come ospite a sorpresa e non facente parte della Compagnia di Sinisi. In merito alla dubbia qualità artistica espressa, la direzione della Sala Umberto si dissocia da questa indegna performance e chiede venia al pubblico presente in sala durante la recita. La direzione si riserva altresì di prendere provvedimenti in merito alla tutela della reputazione del teatro e degli spettatori. Aggiungiamo le scuse del regista Michele Sinisi».
Scuse non troppo accettate dal pubblico. In molti fanno notare la presenza tra il pubblico di ragazze sui quindici anni e qualcuno rimarca che scandalizzare delle adolescenti è «assimilabile a una violenza sessuale». È ancora Francesco Marino a riferirci che lo stesso regista Sinisi nell’incontro con il pubblico al termine dello spettacolo del 5 marzo avrebbe dichiarato che «gli ospiti intervengono assolutamente a sorpresa» e che «nessuno sa cosa faranno». Secondo la testimonianza della nipote di Marino, vi sarebbe stato tra il pubblico persino un bambino sui 10-11 anni; un post su Instagram riferisce di una bambina di 7 anni che piangeva disperata.
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