Lo scorso anno si sono registrate 27 esecuzioni, in diminuzione rispetto al record di 184 del 2019. Di queste, un terzo sono avvenute però nel solo mese di dicembre. I timori per una nuova escalation per il 2021. A dispetto degli annunci di moratoria, sono almeno cinque i detenuti nel braccio della morte che erano minorenni all’epoca del reato.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) – Le esecuzioni delle condanne a morte in Arabia Saudita nel 2020 hanno registrato una riduzione drastica dopo anni di record (vedi il 2019), tanto che le autorità avevano lanciato un appello per la mancanza di boia chiamati ad applicare le sentenze. In una fase in cui i vertici della monarchia assoluta sunnita, il primis il principe ereditario Mohammad bin Salman (Mbs), lanciano segnali di riforma e modernizzazione, i critici ricordano però che vi sono ancora detenuti nel braccio della morte ancora minorenni all’epoca del crimine.
Secondo i dati forniti dalla Commissione saudita per i diritti umani, lo scorso anno si sono registrate “solo” 27 esecuzioni, con un calo dell’85% rispetto anno precedente. Fra le ragioni, spiegano gli esperti, vi sono da un lato le moratorie sulle pene capitali per crimini legati alla droga e al narcotraffico. Dall’altro il calo fisiologico dovuto alle chiusure e ai lockdown imposti dalle autorità per contenere la pandemia da nuovo coronavirus e che hanno determinato una riduzione dei reati.
Per il presidente della Commissione Awwad Alawwad è segno che “il reame e il suo sistema giudiziario si concentrano più sulla riabilitazione e la prevenzione, più che sulla punizione”. Nel 2019 il boia aveva colpito 184 volte, un record secondo diverse ong internazionali esperte in materia. Secondo i dati di Reprieve, per il 2020 il dato si è fermato a 25: il dato più basso dall’inizio dei conteggi nel 2013.
Tuttavia, il numero potrebbe tornare a crescere in modo marcato quest’anno anche perché sui numeri del 2020 molto ha influito la pandemia e le restrizioni imposte per contenerne la diffusione. Un terzo delle esecuzioni registrate lo scorso anno, spiega in una nota Reprieve, “sono state eseguite nel solo mese di dicembre” e nell’ultimo trimestre la tendenza è stata di un deciso aumento rispetto ai periodi precedenti.
Ad aprile Riyadh aveva annunciato una moratoria sulle esecuzioni di condannati a morte che erano ancora minorenni all’epoca dei reati ascritti. Tuttavia, almeno cinque persone nel braccio della morte per crimini compiuti prima del compimento della maggiore età sono ancora in attesa di vedere revocata la pena capitale. La conferma arriva dalla Human Rights Commission (HRC) saudita, la quale sottolinea che il decreto che prevedeva la moratoria non è mai stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, come da prassi. Inoltre, esso non è menzionato fra gli eventi di primo piano per il 2020 dall’agenzia ufficiale di Stato SPA.
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