Risorse evangeliche sul dibattito sulle “unioni civili”

121588-sdAnalizzo in questo contesto la rivista di Studi di teologia N.11 – Autore Prof. Leonardo De Chirico – titolo:

RISORSE EVANGELICHE SUL DIBATTITO SULLE UNIONI CIVILI: Gli evangelici siamo sempre più coinvolti a fare i conti con temi di carattere morale, sociale e culturale. La Chiesa non sempre è in grado di dare un contributo biblicamente difensibile e comunicabile nella forma adeguata. In questa sezione, ripubblichiamo molto materiale che alcuni organismi di cooperazione evangelica (come AEI) o istituti di formazione (come IFED) o coordinamenti pastorali locali (come nel caso di Catania) hanno elaborato nell’ultimo decennio sul tema delle unioni civili e connessi.

LA FAMIGLIA IN DISCUSSIONE: Dichiarazione finale delle Giornate Teologiche 2004 della Ifed di Padova (10-11/09/2004). La famiglia ha come nucleo il matrimonio di un uomo e di una donna i quali si uniscono volontariamente e pubblicamente in vista di un progetto condiviso all’insegna della solidarietà e della fedeltà. La concezione della famiglia “fondata sul matrimonio” (art. 29 Cost.) va mantenuta in quanto atto di responsabilità pubblica da parte dei coniugi nei confronti della società. Il valore culturale e sociale della famiglia, riconosciute anche dalla Costituzione italiana (artt. 29, 30, 31), deve essere salvaguardato e promosso. L’apertura alla genitorialità rappresenta uno sbocco importante e arricchente per la vita della famiglia. Se il patto coniugale è indispensabile, generare figli deve essere un orizzonte contemplato dai coniugi i quali hanno la responsabilità nell’educazione dei figli a farli diventare soggetti consapevoli e responsabili in tutti i settori. La famiglia deve riscoprire il relazionarsi continuamente con fedeltà, responsabilità, dialogo e progetto. Mentre oggi il primo problema delle famiglie è molto spesso la conflittualità dei rapporti, il logorio della comunicazione, l’appiattimento degli affetti e l’assenza di prospettive condivise. La crisi di molte famiglie è un dato della realtà che non deve essere occultato né estremizzato. Nessuna situazione familiare è irrimediabilmente persa.

GLI EVANGELICI E LE UNIONI DI FATTO: Una dichiarazione della Commissione etica e società dell’AEI (18/09/2005), ha affrontato il dibattito sulle “unioni di fatto”, “unioni omosessuali”, “relazioni eterosessuali al di fuori del matrimonio”, etc., al quale rimandiamo per un orientamento sulle prospettive bibliche, gli interrogativi etici e i risvolti sociali dell’omosessualità; offrendo spunti per una discussione ricca. Per la Bibbia, la famiglia ha come nucleo il matrimonio di un uomo e di una donna, altre unioni che comportano rapporti sessuali sono considerate fornicazioni e adulteri e scandiscono nel peccato. Seguire Gesù Cristo comporta l’abbandono di tali relazioni. La Bibbia riconosce la distinzione tra Chiesa e Stato, ma lascia alla persona la libertà e la responsabilità di scelta per quanto riguarda l’abbandono del peccato. Lo Stato ha la responsabilità di fissare alcuni paletti per impedire distorsioni e discriminazioni, mantenendo la concezione della famiglia “fondata sul matrimoni” (art. 29 Cost.). Il riconoscimento delle unioni di fatto non deve confondere questo tipo di unione con il matrimonio. Sono cose diverse da un punto di vista sociale, relazionale e progettuale. L’unione di fatto non deve essere considerata un patto ma un contratto di convivenza. Il patto evoca un impegno “forte” in vista della continuità nel tempo. L’unione di fatto è una relazione più “leggera” con condizioni veloci e semplificate e con investimenti relazionali minori. Va ad annacquare il significato di “patto” che implica dedizione e fedeltà, stabilità e durata. Il riconoscimento delle unioni di fatto riconosce i soggetti coinvolti come uniti in una relazione affettivae permette il coinvolgimento nell’assistenza reciproca. Prevede la possibilità di adozioni. Ecco perché il valore culturale e sociale della famiglia deve essere salvaguardato e promosso.

FEMMINILITA’ E COMPLEMENTARITA’: Dichiarazione finale delle Giornate Teologiche della Ifed di Padova (8-9/09/2006). Per secoli gli uomini hanno dominato sulle donne a scapito della loro dignità e limitando la loro vocazione alla femminilità. Questa condizione ha profondamente discriminato la donna, privando anche la società di una componente essenziale al suo equilibrio.

FEMMINILITA’ E CULTURA CONTEMPORANEA: In questi ultimi anni le differenze tra uomo e donna sono state cancellate. Nella società post-moderna si va sempre più affermando l’idea che ciascuno di noi si costruisce au-tonomamente la sua realtà identitaria, cioè il modo in cui vive le varie dimensioni del genere. Le “pari opportunità” dei ruoli legati al genere consiste che tutti possono fare tutto: i maschi le cose femminili, le donne quelle maschili. In ambito cristiano, Dio ha assegnato a ciascuno il proprio ruolo e la propria identità personale, in contrasto con questo clima contemporaneo di grandi trasformazioni.

FEMMINILITA’ E GENERE: Un tempo il genere aveva un profilo ben delineato, oggi assume un carattere mobile, intercambiabile e reversibile. I confini tra la femminilità (donna, moglie, madre) e la mascolinità (uomo, marito, padre), appaiono del tutto rimossi. L’identità di genere femminile antropologica è stata corrotta portando a un declino in modi diversi e a molte distorsioni.

FEMMINILITA’ TRA UGUAGLIANZA E DISTINZIONE: La complementarietà riconosce la specificità del genere maschile e di quello femminile e la loro armonica interdipendenza. La complementarietà è combattuta da due fronti: da un lato dalla prevaricazione di un genere sull’altro e dall’altro essa è minacciata dal trasferimento del criterio di uguaglianza uomo-donna a modo di comprendere le attribuzioni dei generi. La complementarietà è un modello continuamente esposto a pressioni contrastanti che tentano di alterarlo e di sostituirlo con modelli profondamente diversi, riconosce l’uguaglianza e la distinzione allo stesso tempo, cioè, l’uguaglianza di uomo e donna e rispetta la loro diversità in un’ottica di complementarietà. Essa è la vera alternativa rispetto ai vecchi modelli gerarchici e alle nuove proposte egualitariste. Bisogna imparare a vivere la dimensione del genere nella cornice della complementarietà.

FEMMINILITA’ E MATERNITA’: La femminilità è costitutivamente aperta alla maternità sia biologica, sia adottiva, è il frutto di una scelta matura solo all’interno di una relazione matrimoniale. La maternità deve essere riaffermata, valorizzata e sostenuta in un ambito culturale che la riconosce all’interno della famiglia, in questo modo può essere valorizzato il ruolo della donna in tutti gli aspetti della vita familiare e sociale che coinvolgono le relazioni umane e la cura dell’altro.

FEMMINILITA’ E AUTORITA’: Anche l’autorità va vista nella cornice della complementarietà in cui la guida è vissuta in un’ottica di condivisione e di differenziazione. Nei confronti della realtà, gli esseri umani sono chiamati a svolgere una funzione di controllo, di autorità e di presenza. La donna è un aiuto per l’uomo e vice versa, non è né una dominatrice né una serva, è compagna ed assistente dell’uomo, cioè collabora nell’azione e partecipa al processo di guida. La donna rinforza la forza che riceve, perfeziona e amplia la guida che ricerca. Mascolinità e femminilità devono integrarsi tra loro e non duplicarsi, il riconoscimento della differenza e della reciprocità sono l’una la conseguenza dell’altra.

DICO: TRA AMBIGUITA’ E PARA-MATRIMONIO: La legge sul DDL approvata dal Governo sulle unioni di fatto invita a farci riflettere, inclusi gli evangelici che sono già intervenuti su questi temi con i documenti “Omosessualità: un approccio evangelico (08/11/2004)” e “Gli evangelici e le unioni di fatto (18/09/2005)”, entrambi consultabili su www.alleanzaevangelica.org, qui possiamo trovare spunti di approfondimento alla luce di questa proposta di legge. Il problema principale del DDL sulle unioni civili è la legittimazione pubblica offerta alle unioni omosessuali estranee al matrimonio. La convivenza diventa fattispecie anagrafica dove si estendono di fatto tutele e diritti. L’elemento che più preoccupa gli evangelici è l’azione dello Stato volta adequiparare, di fatto se non ancora pienamente di diritto, le molteplici relazioni affettive e sessuali oggi presenti. La convinzione evangelica è che, dal punto di vista sessuale e affettivo, nessuno possa dirsi “normale” a causa del peccato tutti abbiamo bisogno di essere guariti e riconciliati dalla grazia di Cristo. In questo ambito, il cammino di guarigione passa attraverso la vocazione al matrimonio o alla condizione di celibato/nubilato. Questi sono gli ordinamenti della creazione che la grazia conferma e rinnova. La famiglia ha “valore sociale” e questo ha una valenza simbolica, giuridica, politica, economica sociale e culturale; le altre relazioni sono libere espressioni di stili di vita, ma lo Stato non ha competenza per attribuirgli un simile valore. Coloro che scelgono di vivere in una relazione affettiva, anche con persone dello stesso sesso, sono liberi di vivere come vogliono, ma non devono avere il riconoscimento pubblico delle relazioni affettive e sessuali diverse dal matrimonio, né attribuire valore sociale a questi generi di rapporti. Non è possibile ignorare il dato strutturale della creazione di Dio che prevede la famiglia monogamica ed eterosessuale come nucleo della società e il ruolo dello Stato, invece, le riconosce “pubblicamente”.

BENEDIRE LE COPPIE OMOSESSUALI?: L’AEI sulla decisione del Sinodo valdese-metodista di benedire le coppie omosessuali (30/08/2010). L’AEI ha seguito con attenzione l’evoluzione delle posizioni del protestantesimo storico, cercando occasioni di dialogo e di confronto e non ha mancato di richiamare tutti alla fedeltà biblica, anche in merito al temadell’omosessualità che è diventato argomento di dibattito e di divisione in tutto il mondo cristiano ed è diventato uno dei luoghi simbolici in cui passa la distinzione tra protestantesimo evangelicale e neo-liberale. La Chiesa valdese-metodista con l’apertura del Sinodo (2010) ha benedetto le coppie omosessuali, allontanandosi dalla teologia e dalla fedeltà all’evangelo non rispettando la sua autorità (Levitico 18:22; Romani 1:27). Nessuno, neanche un Sinodo o un’altra autorità ecclesiastica, è autorizzata a benedire ciò che Dio non benedice, se lo fa dice una menzogna e si carica di una grave responsabilità. Invitiamo gli organismi evangelici ad un radicale ritorno alla Parola di Dio accompagnato dal ravvedimento dal peccato e a un costante ritorno alle fonti della Scrittura.

LA PARITA’ TRA UOMO E DONNA NON SIA APPIATTIMENTO DELLA FAMIGLIA: La Commissione etica e società dell’AEI sulla risoluzione del Parlamento europeo sui “diritti” delle coppie dello stesso sesso (15/03/2012). Il Parlamento Europeo già dal 2000 approva la “parità” dei diritti tra uomini e donne come uguaglianza di dignità e di opportunità, pastori delle chiese “storiche” ne espressero apprezzamento, mentre le chiese evangelicali sono contrarie a questa posizione perché va contro gli insegnamenti biblici, Dio ha creato l’uomo e la donna e non ha cancellato la mascolinità e la femminilità quindi, biblicamente, “parità” significa pari dignità nella complementarità. Questo ha creato una spaccatura tra le varie chiese. L’AEI, a questo riguardo ha già preso la sua posizione:“un conto è la famiglia, un altro sono le varie forme di convivenza.

OMOFOBIA: LE PERICOLOSE INCERTEZZE E I NECESSARI CHIARIMENTI: Una presa di posizione della Commissione etica e società dell’AEI (21/07/2013). Con il documento sull’”Omosessualità” (2004), l’AEI, ribadisce che nessuno è “sessualmente normale” e che tutti viviamo una sessualità disturbata che la Bibbia chiama “peccato” ed è bisognosa di guarigione nella redenzione di Gesù Cristo. Concorda di prevedere sanzioni contro chi calunnia, ingiuria o denigra le persone in base al loro orientamento sessuale e chiede di approvare una legge contro l’omofobia. Ritiene che tale tutela e protezione delle persone non debba andare a discapito della libertà di pensiero e di parola; la legge non può impedire che alcuni cittadini, associazioni, chiese e gruppi sociali chiamino “peccato” un comportamento che la loro fede e la loro coscienza ritiene “immorale”. Si dichiara contraria al matrimonio gay e invita il Parlamento ad approvare una legge che contrasti l’omofobia e che lasci la libertà di pensiero e di parola, mantenendo il rispetto per chi la pensa diversamente.

UNIONI CIVILI E ISTITUZIONE DI APPOSITI REGISTRI: Documento del Comitato pastorale di Catania sulle unioni civili (28/02/2014). La Comunità di Catania vuole vivere e testimoniare la propria fede e le proprie convinzioni basate sulla Parola di Dio, che ha liberato e cambiato la loro vita. La suddetta Costituzione nell’art. 29 afferma che “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio che è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”. La famiglia, intesa così, ha un valore sociale e spirituale con valenza simbolica, giuridica, politica, economica e culturale; le altre relazioni sono libere espressioni di stili di vita. Affermiamo che: le unioni di fatto non devono e non possono confondersi o essereequiparate al matrimonio. Si tratta di due concetti radicalmente diversi che vanno tenuti distinti. L’elemento che più ci preoccupa è l’azione delle Autorità a sostegno di molte forme di convivenza e il diritto alle molteplici relazioni affettive e sessuali oggi presenti.

Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com

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