Riscaldamento globale? Congelato fino al 2025

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inquinamento-paura-noi-stessiContrordine compagni, il riscaldamento globale è temporaneamente congelato. Si prevede, almeno, fino al 2025. Chiunque guardi la colonnina del mercurio o, semplicemente, esca di casa in un giorni di agosto, in Italia del Nord o nel centro Europa, se n’è già reso perfettamente conto. Ma quando lo “accendono” questo riscaldamento globale, se a metà agosto abbiamo 15 o 16 gradi? Oltre ad essere l’estate più piovosa del secolo, questa è anche la più fredda. E le eccezioni, fra inverni straordinariamente gelati (come quello del 2013) ed estati straordinariamente fresche e piovose, iniziano ad essere tante, troppe per considerarle eccezioni.

Questa intuizione da uomo della strada è ulteriormente confermata anche dalla pubblicazione sulla rivistaScience di un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori guidati da Ka-Kit Tung, dell’Università di Washington. Il nuovo studio parte da un dato statistico, ormai noto e diffuso dall’International Panel for Climate Change (Ipcc): la temperatura degli ultimi 13 anni scrutinati (1999-2012) è cresciuta di 0,05 gradi per decennio, mentre nel periodo precedente la crescita era di 0,12 gradi celsius per decennio. Il picco di riscaldamento è durato dal 1975 al 1998. Dall’anno successivo ad oggi la temperatura si è mediamente stabilizzata. L’ipotesi del team di scienziati guidati da Ka-Kit Tung è che, responsabili di questa improvvisa riduzione del riscaldamento (o raffreddamento tout court), siano le correnti degli oceani, dell’Atlantico in particolar modo. Queste avrebbero favorito un riscaldamento nel trentennio precedente e ora sarebbero entrate in un nuovo ciclo. Dunque si tratterebbero di un fenomeno naturale destinato a concludersi per il 2025, circa. Allora di cicli si trattava, non di riscaldamento globale? Lo studio non smentisce il riscaldamento globale, ma lo ridimensiona. O per lo meno, lo considera “sospeso” di qui al 2025, una previsione di lungo periodo. Quindi è come se il fenomeno di riscaldamento globale non ci fosse proprio, considerando la lunghezza dei tempi.

Un dato, in particolare, dovrebbe risultare imbarazzante per ogni politico impegnato nelle cause ambientaliste. Il primo decennio degli anni 2000 coincide con il picco di emissioni di gas serra, soprattutto di anidride carbonica. È sulla base della teoria del riscaldamento globale causato da gas serra che sono state elaborate le politiche europee di riduzione delle emissioni, come l’obiettivo 20-20-20 (20% in meno di gas serra, 20% di fonti rinnovabili e 20% di efficienza energetica entro il 2020) e, più di recente l’obiettivo americano del 30-30 (30% in meno di emissioni entro il 2030). Si tratta di politiche costose, in termini di produzione, posti di lavoro e crescita. Giusto per rendere l’idea, l’Europa continentale è riuscita ad aderire ai parametri del 20-20-20 solo “grazie” alla grande crisi finanziaria iniziata nel 2008. Ma adesso come giustificare queste politiche, considerando che quasi certamente non c’è stato, in questo decennio, alcun riscaldamento globale? Né, probabilmente, ve ne sarà uno di qui al 2025? E che, se cambiamenti ci sono, questi comunque non coincidono con l’aumento delle emissioni di gas serra?

La certezza nella teoria del riscaldamento globale e della sua causa antropica (causata dall’uomo) ha avuto finora un impatto culturale fortissimo. Non solo ha ispirato buona parte della cinematografia apocalittica degli ultimi dieci anni, ma ha anche causato campagne di demonizzazione. Politici statunitensi come Al Gore (ex vicepresidente di Bill Clinton e candidato presidente nel 2000) hanno costruito la loro carriera, nel corso dell’ultimo decennio, sulla lotta al “negazionismo” del riscaldamento globale. Le posizioni degli scettici sono state più volte bollate come “pseudo-scienza”. Le opinioni degli oppositori e delle lobby che li finanziano, considerate alla stregua di “negligenza criminale”. Il dibattito sulla potenziale criminalizzazione dei negazionisti del cambiamento climatico è tuttora in corso, soprattutto negli Stati Uniti. Adesso è giunto il momento di chiedere scusa?

di Stefano Magni

Fonte: http://www.lanuovabq.it/


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