Il dottor Sanchez ha annunciato il riavvio della procedura di interruzione delle cure per Vincent Lambert. L’ospedale di Reims, intanto, ha reclutato guardie per impedire intrusioni nella struttura mentre all’interno il 42enne disabile viene fatto morire di fame e di sete. Si rifiuta quindi di ascoltare l’ultimo accorato appello della madre Viviane, che lunedì ha parlato a Ginevra alla sede del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, supplicando «di intervenire presso la Francia, per richiamarla al proprio dovere di rispettare le misure conservative e non far morire mio figlio». E nella serata di ieri il Comitato Onu per i diritti dei disabili è nuovamente intervenuto per chiedere allo Stato transalpino di idratare e nutrire Vincent. ALL’INTERNO TUTTI GLI AGGIORNAMENTI.
14:00. Christophe Foltzenlogel, dell’European Centre for Law and Justice (Eclj), ha parlato oggi davanti al Comitato dell’Onu per i diritti dei disabili, in difesa del diritto alla vita di Vincent:
“Signor presidente,
due giorni fa, la signora Viviane Lambert ha esposto davanti a lei la terribile situazione di suo figlio Vincent Lambert, un uomo tetraplegico in stato di coscienza alterata che il suo medico ha deciso di eutanasizzare a motivo della sua disabilità, mentre gli esperti giudiziari nominati dalla giustizia francese avevano scritto che non si trova in una condizione di accanimento terapeutico.
Ora, il procedimento eutanasico è stato avviato ieri. Vincent Lambert è al momento privato di alimentazione e idratazione per provocarne la morte. Se non si farà nulla, morirà nelle prossime ore. I suoi genitori si sono anche rivolti al Comitato dell’Onu per i diritti delle persone disabili, che ha chiesto alla Francia per tre volte, anche ieri, di mantenere l’alimentazione e l’idratazione del signor Lambert, almeno per il tempo necessario per esaminare questa richiesta. Ma il Governo francese e il medico si rifiutano di rispettare questa domanda! Si apprestano a far morire Vincent Lambert, in palese violazione della Convenzione relativa ai diritti delle persone disabili e del suo protocollo.
Signor presidente, la situazione è grave: la Francia è in procinto di reintrodurre l’eutanasia delle persone disabili! E il governo sta sfruttando la vita e la morte di Vincent Lambert con questo sinistro scopo ideologico.
Nel 1948, è contro questa politica inumana che la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ha fermamente ricordato che il diritto alla vita e la dignità sono inerenti alla persona umana, senza distinzioni di razza, di salute o di disabilità! Vi prego di non permettere il ripristino dell’eutanasia delle persone disabili! Richiamate con urgenza la Francia ai suoi impegni internazionali. È tutto il sistema di protezione internazionale dei diritti umani che viene qui minato dalla Francia, a danno di un uomo la cui vita viene minacciata in modo imminente. Se Vincent Lambert viene ucciso, allora le porte della morte saranno spalancate per tutte le persone vulnerabili e incapaci di esprimere la propria volontà”.
9:00. L’ospedale di Reims ha reclutato dei vigilantes per stare a guardia della struttura mentre all’interno prosegue l’iter per l’eutanasia di Vincent, di fatto condannato a morire di fame e di sete. Come già avvenuto in Inghilterra con i piccoli Charlie Gard e Alfie Evans, l’ospedale è blindato.
La ripresa dell’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione, accompagnata dalla sedazione profonda, a partire da ieri, martedì 2 luglio: è questa la risposta del dottor Vincent Sanchez all’appello accorato che Viviane Lambert ha lanciato all’Onu lunedì 1 luglio di fronte all’assemblea del Consiglio per i diritti umani.
LA NUOVA RICHIESTA DEL COMITATO ONU
E ieri sera, all’annuncio della nuova interruzione delle cure di base, il Comitato dell’Onu per i diritti delle persone con disabilità ha risposto chiedendo con urgenza alla Francia (è la terza volta che avviene) di mantenere l’idratazione e la nutrizione di Vincent Lambert, ricordando il carattere obbligatorio di tali misure conservative. Il dottor Sanchez è stato informato della richiesta, come comunicano Jérôme Triomphe e Jean Paillot, avvocati dei genitori di Vincent.
VIVIANE LAMBERT ALL’ONU: “VI SUPPLICO DI INTERVENIRE”
Lunedì, Viviane Lambert aveva avuto poco più di un minuto per supplicare il già citato Consiglio di intervenire per salvare la vita del figlio, condannato a morte, ormai per la quarta volta, dallo Stato francese: “Senza il vostro intervento, mio figlio sarà eutanasizzato da un medico, a motivo del suo handicap cerebrale”, ha detto la madre di Vincent. “Per due volte, questo Comitato ha chiesto alla Francia di non far morire Vincent. Ma il governo francese si rifiuta, violando in modo vergognoso i suoi obblighi internazionali. Vi supplico di intervenire presso la Francia, per richiamarla al proprio dovere di rispettare le misure conservative prescritte dal Comitato e non far morire mio figlio. Oltre a mio figlio, è la vita di altre 1700 persone, che si trovano nelle sue stesse condizioni, a essere in pericolo. Vi prego, aiutateci”.
LA VOCE DI DON COLOMBO
Dalla Roma “cattolica”, per ora, l’unica voce che si è alzata a difesa di Vincent è quella di don Roberto Colombo, membro ordinario della Pontificia Accademia per la Vita: “Poiché non appare esservi nessuna urgenza o emergenza per l’attuazione del protocollo eutanasico […] la decisione di non attendere l’imminente pronunciamento del Comitato delle Nazioni Unite costituisce un arrogante e ingiustificato rigetto delle prerogative dei genitori di Vincent di adire a un giudizio superiore internazionale e dell’autorevolezza e del prestigio delle stesse Nazioni Unite”.
VIVIANE ALL’ECLJ: “VOGLIONO ASSASSINARE MIO FIGLIO”
Sempre l’1 luglio, l’organizzazione non governativa European Centre for Law & Justice (ECLJ), diretta da Grégor Puppinck, ha organizzato una conferenza ai margini dell’ultima sessione del Consiglio per i diritti umani, riunitosi a Ginevra. Sono intervenuti, oltre alla stessa Viviane, gli avvocati Jean Paillot e Jérôme Triomphe e il dottor Xavier Ducrocq.
Ancora una volta Viviane ha supplicato di ascoltare la sua richiesta di madre: “Sono qui per gridare con tutta la forza possibile che vogliono assassinare mio figlio. Sì, è questa la parola giusta”. Viviane racconta di come Vincent gira la testa verso di lei quando lo chiama, dà segnali di capire quello che accade attorno a lui, deglutisce piccole quantità di marmellata o di un dessert cremoso e rivendica di avere numerose foto e video che lo dimostrano. Ma poi deve arrendersi all’amara constatazione: “Perché? Perché non ci ascoltano? […] Lo Stato, nessuno vuole ascoltarci. Abbiamo delle prove: siamo i genitori, conosciamo nostro figlio e lui è abituato a noi nella vita quotidiana e si esprime. È così. Non parla, ma si esprime”.
IL DOTTOR DUCROCQ SPIEGA IL QUADRO MEDICO DI VINCENT
Il professor Ducrocq, primario di neurologia dell’ospedale di Metz-Thionville, ha presentato il quadro medico di Vincent: non è tenuto in vita da alcuna macchina, non è in coma, è parzialmente in grado di deglutire ed è alimentato per via enterale; ha delle emozioni che qualche volta ha espresso, come quando ha pianto alla presenza della madre. Non è malato, non è in fin di vita. “Il problema è che noi non avremo mai la certezza di quello che egli sente”: le situazioni di coscienza minimale, come quella di Vincent, hanno appunto una zona d’ombra che non permette di avere certezze, ma solo di formulare ipotesi.
Tuttavia, il dottor Ducrocq ha voluto sottolineare che con questo tipo di disabilità è comunque possibile avere una certa relazione ed è persino possibile una presa in carico domestica. Esistono poi numerosi centri specializzati che accompagnano questi disabili in un progetto di vita, attraverso stimolazioni fisiche e cognitive. A Vincent è stato finora negato tutto questo: chiuso a chiave in una camera del reparto di cure palliative dell’ospedale di Reims dal 2013, non ha potuto beneficiare di questo percorso ideato apposta per persone nelle sue condizioni; e oltre a ciò, la scandalosa aggravante che i suoi genitori ogni giorno devono consegnare la propria carta d’identità per poter incontrare il figlio. La situazione di Vincent è dunque quella di una disabilità: severa quanto si vuole, ma pur sempre una disabilità, senza altre patologie. Interromperne l’alimentazione e l’idratazione e operare una sedazione profonda e continua, come previsto dalla legge Claeys-Leonetti, significa provocarne deliberatamente la morte.
PAILLOT SMONTA LE 4 GRANDI MENZOGNE
L’avvocato Paillot ha invece voluto smontare, punto per punto, le quattro grandi menzogne costruite ad arte sull’affaire Lambert, che “contaminano una lettura seria e coerente della situazione”. “Se non si comprende che Vincent Lambert è una persona disabile, allora ci manca la chiave essenziale per capire tutta la vicenda […]. La prima menzogna consiste infatti nel non attribuire a Vincent Lambert la sua condizione di disabile, facendo credere che sia in fin di vita o malato”, con l’obiettivo di farlo rientrare dentro il quadro della legge Claeys-Leonetti e poter così procedere alla sua messa a morte.
La seconda menzogna consiste nel voler far credere che Vincent sia “correttamente assistito, in un’unità specializzata, che gli fornisce tutte le cure adeguate alla sua situazione”. Vincent si trova, al contrario, in un’unità di cure palliative, che si occupa di persone in fin di vita. Ma allora perché non è possibile un suo trasferimento in uno dei tanti centri presenti sul territorio francese specializzati per persone con coscienza alterata?
La terza menzogna si basa su una presunta volontà di Vincent “di non aver mai voluto trovarsi in questa condizione”. Ma nessuno di noi – prosegue Paillot – vorrebbe mai trovarsi nella situazione di disabilità in cui si trova Vincent. E questo resta vero per ogni forma di handicap: nessuno si sognerebbe di volersi trovare senza gambe, o senza braccia, o con altre disabilità. E nel momento in cui Vincent si è trovato dentro una condizione di disabilità, non si è mai potuto esprimere al riguardo; gli si è invece voluta attribuire una volontà di morire – che egli non ha mai espresso – solo sulla base di quello che in realtà è un sentire comune, e cioè il desiderio di non ritrovarsi in condizioni di disabilità.
Quarta menzogna: l’ultima decisione di arresto di alimentazione e idratazione da parte del Consiglio di Stato (24 aprile 2019), sulla base del fatto che Vincent si troverebbe in una condizione di ostinazione irragionevole. “Noi abbiamo posto questa questione al Consiglio di Stato: i medici non possono provare alcuna comorbilità; [Vincent] non soffre, non è malato, non è in fin di vita, non ha altre malattie”. Dov’è dunque l’accanimento? C’è di più: “I periti giudiziari che si sono espressi su questa questione hanno affermato esplicitamente che i trattamenti di alimentazione e idratazione artificiali dati al signor Lambert non costituiscono un trattamento che rientra in un quadro di ostinazione irragionevole”. Eppure il Consiglio di Stato ha voluto affermare che si tratta di accanimento. “Siamo di fronte a una discriminazione di una persona disabile, perché è sufficiente che una persona sia disabile per autorizzare l’arresto dell’idratazione e l’alimentazione”.
LA FRANCIA NON RISPETTA GLI ACCORDI INTERNAZIONALI
Jérôme Triomphe ha focalizzato il suo intervento sul problema internazionale sollevato dal rifiuto da parte della Francia di accettare le misure conservative richieste dal Comitato dell’Onu per i disabili. “Tutto il sistema di protezione dei diritti dell’uomo poggia sulla buona volontà degli Stati di applicare gli impegni internazionali”. Come per la Convenzione sui diritti umani, anche il Protocollo relativo ai diritti delle persone disabili, che la Francia ha ratificato, “prevede la possibilità di ricorso individuale contro decisioni definitive, allorché non vi sono più altre vie di ricorso”.
Anche la Corte europea per i diritti umani (Cedu) riconosce al Comitato dell’Onu il suo ruolo di istanza internazionale. Firmando il Protocollo, “la Francia ha riconosciuto la competenza del Comitato” come previsto nell’articolo 1; ha riconosciuto altresì il diritto di ricorso individuale a questa istanza. Ora, il Comitato ha chiesto alla Francia – e lo ha ribadito per due volte – di continuare ad alimentare Vincent Lambert, per permettere di esaminare con attenzione il ricorso individuale che è stato fatto da parte dei genitori, con l’evidente scopo di scongiurare “conseguenze irreversibili, che in questo caso sarebbe la morte”.
La Francia ha la possibilità di manifestare al Comitato eventuali ragioni che non permetterebbero di rispettare le misure conservative richieste, ma spetta al Comitato l’ultima parola al riguardo. Ogni Stato firmatario si è dunque impegnato a osservare tutti questi impegni; è perciò evidente che la Francia ha compiuto un atto di forza a livello internazionale, rifiutandosi di rispettare le misure conservative richieste. L’obbligatorietà del diritto internazionale è stata riconosciuta dalla Corte d’Appello di Parigi, che ha ingiunto l’interruzione del processo eutanasico iniziato dal dottor Sanchez.
LA FRETTA DI FAR MORIRE VINCENT
La Cassazione ha respinto la decisione della Corte d’Appello, ma lo ha fatto giudicando quest’ultima come giuridicamente non competente, senza però affermare che la Francia non è tenuta ai suoi obblighi internazionali. “Se i medici riprendono il procedimento di morte, a dispetto delle misure conservative, Vincent morirà e non vi sarà più possibilità di ricorsi effettivi”. Perché dunque la Francia ha questa fretta di far morire Vincent, allorché, come espresso dai periti giudiziari, non si trova in una condizione di accanimento terapeutico? La situazione è dunque estremamente grave: per Vincent, per le persone che si trovano nella sua situazione, per “tutto l’edificio del sistema di protezione dei diritti dell’uomo”.
Luisella Scrosati | Lanuovabq.it
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