Una donna riminese di 50 anni ha presentato una denuncia per stalking contro i testimoni di Geova, religione di cui lei faceva parte. La Procura di Rimini, accogliendo l’esposto, ha aperto un’inchiesta con ipotesi di reato. Il fascicolo per il momento è a carico di ignoti, ma presto potrebbe riempirsi di nomi e cognomi, presumibilmente di cosiddetti “anziani di congregazione”.
La vicenda è cominciata nel lontano 1994 quando la donna-e suo marito- cominciano a frequentare una delle congregazioni presenti a Rimini. La donna, ovviamente, ha dovuto accettare anche il carico di regole che vige in questa religione e che investono ogni aspetto della vita di un testimone di Geova: lavoro, tempo libero, abbigliamento, sesso, letture, amicizie, sangue e via discorrendo.
L’anno scorso, però, la donna ha deciso di mollare la congregazione per “motivi personali”. Da allora è cominciata quella che lei ha definito una sorta di “persecuzione”. La congregazione, infatti, non ha accettato per niente la sua decisione di allontanarsi dal gruppo e sono cominciate visite continue, telefonate periodiche, incontri mirati a convincerla a ritornare nel gregge.
Nonostante che la donna avesse detto loro di non essere più interessata a frequentare il gruppo, i testimoni di Geova-stando a quanto raccontato agli investigatori-non demordevano e avevano cominciato a far pressione anche sul marito in quella che stava sfociando in una persecuzione che li costringeva a chiudere loro la porta in faccia, ogni volta che si presentavano a casa.
Esausta di questa situazione, la donna e suo marito si sono rivolti a un avvocato, Luigia Sagliocca, la quale ha mandato una diffida alla congregazione, intimando loro di far cessare la persecuzione e di non divulgare i dati personali della sua assistita. Per tutta risposta, gli anziani hanno espulso la donna per “apostasia”, un termine usato dai testimoni di Geova e che equivale a una condanna a vita.
Una volta fatto questo, gli anziani hanno anche diramato un annuncio pubblico per avvisare che la donna era stata espulsa dal “gregge di Geova”. Un annuncio che ha fatto il giro di tutta la congregazione, con il risultato che l’espulsa è stata completamente isolata ed emarginata non solo dai suoi ex “fratelli”, ma anche dai parenti e dai familiari che ancora frequentano la congregazione.
“Tale annuncio – dice la donna – ha comportato per me la completa interruzione di ogni contatto con amici e familiari che hanno smesso di rivolgermi la parola, arrivando a cambiare strada quando mi vedono, in ossequio a quanto impartito loro dalla congregazione”. Per l’avvocato della signora, questo modo di agire, chiamato ostracismo, è paragonabile a un atto di stalking.
Mario Barbato
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