Alcuni ritengono che l’ortodossia sia stata un tradimento alla Riforma mentre altri pensano che si sia mossa nella sua continuità di pensiero.
Analizzando il “Tema della ragione” (autore Francesco Turrettini) ci spiega che uso farne nell’ambito della riflessione teologica e si può concludere che: “la razionalità è incompatibile con la fede”. Di base la fede non è contro la ragione infatti desideriamo conoscere e servire Dio sia con lo spirito che con la razionalità.
Il rapporto tra fede e ragione ha sempre segnato la storia del pensiero e Ginevra è il luogo di questa elaborazione: “In che rapporto stanno la fede con la ragione?”.
Francesco Turrettini risponde alla Quaestio “fede/ragione”, contesta il messaggio e smaschera le posizioni diverse che sembrano quasi compatibili con il messaggio biblico e questo perché vuole che le posizioni trovino una risposta, egli si dà a una teologia polemica perché il contesto nel quale si trova è quello della controversia “Contesto delle controversie”.
Per una maggiore comprensione di questo argomento è da sapere che ortodossia è un termine che mira a trascinare l’uomo verso l’azione e la comunione è nel Dio regnante.
Mentre la Riforma è una grande riscoperta di Dio e del Suo mondo. In reazione a questo fenomeno c’è la reazione del cattolicesimo tra il 1600 e il 1622 periodo storico che vede la nascita della “Congregazione per la propaganda della fede” il suo mandato è “estirpare gli eretici e riconquistare l’Europa”.
C’è da specificare che lo studio dei teologi ortodossi si differenzia da quello dei Riformatori e da quello di Calvino in quanto gli studiosi ortodossi tendono verso la discontinuità del pensiero dei riformatori ecco il motivo di fondo per il quale il periodo dell’ortodossia è quel periodo in cui la Scrittura perde la sua autorità. Gli ortodossi erano dei teologi seri, dotati, intellettuali, particolarmente formati sul piano della loro formazione ma non vivevano più il contatto con la Bibbia, gli studiosi dell’ortodossia non lavoravano in modo indipendente ma cercavano il consenso dei propri colleghi, così hanno indebolito l’eredità dei riformatori finendo in un sistema dottrinale razionale e comportandosi al contrario di loro che ricercavano sempre le fonti bibliche senza disdegnare il pensiero medievale infatti la loro volontà era incentrata in “Sola Scrittura”.
La Riforma fu un periodo in cui si sentiva il bisogno di una identificazione e di allontanare ogni teoria dogmatica. La teoria dogmatica non aveva più importanza perché l’elemento dogmatico non è compatibile con la Bibbia. Da qui nasce la necessità di una comune confessione di fede che fu stipulata ad Augusta nel 1530 “Confessione di Augusta”.
I criteri dominanti che differiscono i riformatori dagli ortodossi sono:
- mentre i primi per i loro studi teologici usano la “scolastica” cioè gli strumenti metedologici dell’elaborazione logica attraverso i quali cercano di far fronte alle controversie ossia alle posizioni avverse;
- i secondi per i loro studi di teologia usano il “razionalismo” che è la dipendenza del nostro credere e della nostra fede.
Nel periodo storico dell’ortodossia il contesto dell’Accademia di Ginevra non era tranquillo, c’era una lotta interna al mondo riformato in cui alcuni esponenti la destabilizzavano perché si muovevano nell’ambito della filosofia e con i filosofi non si può mai ragionare della “trinità”, per loro la ragione deve funzionare all’interno di una alleanza con Dio è questa la questione di fondo che come cristiano mi attengo a ciò che insegna la Parola di Dio senza andare oltre.
La ragione deve essere invece concepita come strumento attraverso il quale la mia fede può cercare di elaborare la comprensione del credo, inoltre la ragione deve essere dentro l’alleanza con Dio e quindi deve sottomettersi a Dio in quanto il fondamento della fede è l’alleanza con Dio.
Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com
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