Mimmo Lucano, inserito dalla rivista americana Fortune tra i 50 World Greatest Leaders (uomini e donne più influenti al mondo) nel suo Comune ha ospitato più di 6000 migranti ripopolando la piccola cittadina.
«Hanno arrestato Mimmo. Questa notizia è stata per molte persone il peggiore risveglio possibile ed è arrivata questa mattina presto», dice a Riforma.it Tiziana Barillà, giornalista che con il suo libro Mimì Capatosta. Mimmo Lucano e il modello di Riace uscito nel 2017 per Fandango libri ha raccontato la figura di un uomo (inserito dalla prestigiosa rivista americana Fortune tra i 50 World Greatest Leaders, uomini e le donne più influenti al mondo) e del comune da lui amministrato, Riace, che in questi anni ha ospitato più di 6000 migranti; persone che hanno ripopolato la piccola cittadina e dove oggi, un quarto dei suoi concittadini sono arrivati dall’Afghanistan, Senegal, Mali, rischiando la vita e attraversando il Mediterraneo. A Riace hanno trovato una casa. Un modello di accoglienza, unico al mondo.
L’operazione «Xenia» (che in greco antico esprime il concetto dell’ospitalità) è il nome che la Procura di Locri e la Guardia di Finanza hanno voluto dare all’inchiesta che stamattina all’alba ha portato ai domiciliari il sindaco di Riace Domenico Lucano: «Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti», queste sono le accuse contestate al primo cittadino.
«Il fatto è – prosegue Barillà –, che Mimmo Lucano e Riace stanno pagando un prezzo alto per quello che rappresentano: una sfida concreta alla deriva fascista e razzista di questo paese».
Lucano è un capro espiatorio per Barillà, perché «la disobbedienza di Riace rappresenta un seme per un futuro domani». E che ciò che sta accadendo ha il sapore di un «attacco» con questo «arresto che arriva dopo la “persecuzione” praticata con i blocchi dei fondi e i ritardi ingiustificati».
Adesso è il tempo di metterci la faccia prosegue: «di fare 10, 100, 1.000 Riace. A Riace da vent’anni è in piedi l’Utopia della normalità, non sono solo belle parole, 1.700 persone vivono nella pacifica convivenza da anni. Hanno ripopolato un borgo spopolato. Emancipandosi dai favori di ricatti e dagli affari della ‘ndrangheta che circonda Riace». Sabato 6 ottobre, conclude Barillà, «andremo a portare la nostra solidarietà agli abitanti di Riace e a Mimmo rinchiuso ai domiciliari. Trasformeremo un hashtag in gambe e braccia che andranno a incontrare il luogo del possibile. Riace».
Intanto, il castello di accuse pare già indebolirsi: cadute fin dal primo istante i sopsetti di concussione o truffa allo Stato, rimane quello che il Giudice per le indagini preliminari ha definito un «disordine nei conti, senza però che nessuno abbia intascato un centesimo».
E dunque?
Qui sta il cuore della questione, perché Lucano non ha mai nascosto di essere un primo cittadino «disubbidiente», sempre e solo quando si trattava di agevolare l’accoglienza di chi bussava alla sua porta. Il modello Riace è considerato un esempio di buona partica in tutta Europa, ora è osteggiato in casa. I migranti ospitati gratuitamente nelle case che sarebbero state destinate al degrado e all’abbandono; i contributi per i migranti del ministero girati a cooperative locali formate in buona parte da migranti stessi e alla popolazione locale. Tutto è ripartito a Riace: negozi e attività, perfino la scuola elementare, evento più unico che raro in un paese come il nostro con la più bassa natalità mondiale insieme al Giappone. Un modello che funziona e che il mondo intero viene a studiare.
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