E’ emergenza islamismo nelle scuole inglesi. Ma l’allarme rischia d’esser suonato troppo tardi…
L’Oldknow Academy si trova a Birmingham, la seconda città più popolosa del Regno Unito, un Paese certamente non governato da islamici integralisti. Eppure qui i docenti insegnano agli alunni, dai sei anni in poi, a non credere nel Santo Natale ed a ritenere «blasfemi» i cristiani. Alle bambine viene invece proibito di parlare coi coetanei maschi, riservando alle prime un trattamento decisamente diverso e penalizzante rispetto ai secondi.
Non a caso proprio l’Oldknow Academy è finita, con altri venti siti, nel mirino dell’Ofsted, l’organismo britannico incaricato d’indagare circa presunti complotti islamici, intervenuto di concerto col Comune di Birmingham e col Ministero della Pubblica Istruzione. La relazione redatta in merito dall’Agenzia ministeriale di Sostegno all’Educazione britannica ha diffuso l’inquietante bilancio delle verifiche condotte: cinque istituti rischiano ora la chiusura e sei devono sottoporsi a misure speciali, per non aver saputo prevenire i rischi serpeggianti tra i loro studenti. Rischi, che consistono in una comprovata «cultura del terrore e dell’intimidazione» mirante ad ottenere il controllo nella scuola, anche estromettendo alcuni insegnanti, «emarginati o costretti a lasciare il proprio posto di lavoro». In alcune città, come Alum Rock, ci si dimentica facilmente, stando in aula, di trovarsi nel Regno Unito: il 95% degli iscritti è musulmano. E proprio ad Alum Rock già 21 anni fa, un docente, Michael White, venne licenziato dalla Park View School, per aver denunciato per la prima volta l’avanzare di un «complotto islamista», avviato già dieci anni prima, nel 1993. Ma le sue proteste non furono minimamente ascoltate, né fu reintegrato al lavoro.
Una situazione esplosiva, dunque, tale da provocare già nel governo un vivace dibattito: il ministro dell’Educazione, Michael Gove, e quello degli Interni, Theresa May, si accusano l’un l’altro della responsabilità politica circa l’accaduto. Martedì scorso il primo ministro inglese, David Cameron, ha presieduto un «Gruppo di lavoro contro l’estremismo», durante il quale sono state preannunciate nuove ispezioni a sorpresa. Ma si rischia d’esser ormai già fuori tempo massimo: il responsabile dellaQueensbridge School, Tim Boyes, dichiara di aver già segnalato la situazione nel 2010, senza però che nessuno, all’epoca, gli desse retta. A marzo una lettera anonima circolava negli uffici municipali ed in diversi istituti cittadini di Birmingham. Informava del piano, denominato «Operazione Cavallo di Troia», posto in essere qui tanto quanto a Bradford ed a Manchester, per imporre, sotto il pretesto del «pluralismo culturale», il rispetto delle regole islamiche e della preghiera del venerdì (dalla quale erano esclusi tutti i docenti non musulmani) in tutti i centri, ove i minori venissero esposti alla «corruzione tramite l’educazione sessuale, le teorie sull’omosessualità, le preghiere cristiane ed il nuoto misto».
A Birmingham il 42% dei residenti non è bianco; il 46,1% si dichiara cristiano, ma spesso non praticante, contro un 21,8% di musulmani viceversa monolitici nelle proprie convinzioni religiose. Secondo l’ultimo censimento, effettuato nel 2011, in Inghilterra e nel Galles la popolazione cristiana si è ridotta di 4,1 milioni di unità (pari al 10% in meno) a fronte di un aumento di quella musulmana pari addirittura al 75%. Difficilmente, secondo gli esperti, i musulmani giungeranno ad essere la maggioranza in Inghilterra, ma questo non significa che, complice il silenzio e l’indifferenza delle istituzioni, non abbiano sin d’ora lasciato il segno: nel Regno Unito sono già state aperte oltre 1.600 moschee… (M.F.)
Tratto da: http://www.nocristianofobia.org/
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