Uno sfregio quasi alla vigilia della Giornata della Memoria che verrà celebrata anche nella città dello Stretto
Una mano anonima ha tracciato sulla faccia del tempio valdese di Reggio Calabria, in via Possidonea 2, una svastica con la scritta «negri via». Si potrebbe anche far finta di niente. Una delle tante sconcezze che imbrattano la città. Ma sarebbe un errore ridurla a una banalità. Invece va presa molto sul serio. Tanto più che la svastica è per così dire attualizzata con « negri via». Un ponte lungo 90 anni di storia. Già ma se “i negri vanno via chi raccoglierà i mandarini e le arance nella piana di Gioia Tauro?” Se gli immigrati li cacciamo dalle nostre città “chi pulirà le strade che noi sporchiamo?” “Chi accudirà nostri anziani malandati, chi farà quei lavori che gli italiani non vogliono più fare?”
La svastica ci rimanda alla specifica tragedia degli ebrei nella Seconda guerra mondiale, la scritta razzista è un tassello in più alla cultura dell’odio e della discriminazione. Una cultura che cresce nell’indifferentismo generale. Domenica 29 in chiesa alle 18,30, in occasione della Giornata della memoria, ricorderemo vicende legate al più grande campo di internamento italiano costruito dal governo fascista a seguito delle leggi razziali a Ferramonti di Tarsia (Cosenza). Qui giunsero ebrei da tutt’Europa. Le armate tedesche in ritirata dal Sud passarono non lontano da questo campo di internamento, il più grande in Italia destinato agli ebrei. Ma l’armata di Göring aveva ormai fretta di salvarsi la pelle. Quello di Ferramonti sarà il primo campo di concentramento della Seconda guerra mondiale a essere liberato.
Domenica 29 ascolteremo testimonianze di come la popolazione locale seppe accogliere nelle proprie case contadine i fuggiaschi dal campo, sempre più numerosi. Sono storie calabresi poco note che ci ricordano come alla cultura dell’odio seppe silenziosamente contrapporsi l’umana solidarietà della popolazione locale: per lo più contadini, che solidarizzarono con quel mondo concentrazionario che verrà definito «il più grande kibbutz sul territorio europeo». Nel 2004 a Ferramonti il Comune ha allestito un Museo della Memoria intitolato alla memoria dello psicoanalista tedesco Ernst Bernhard anch’egli internato in questa campagna calabra, e sopravvissuto.
https://www.riforma.it/it/articolo/2023/01/23/reggio-calabria-una-svastica-sul-tempio-valdese
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