Presentata la World Watch List, lista dei 50 Paesi in cui si registrano i più alti livelli di discriminazioni ai danni di cristiani: 365 milioni i più colpiti nel mondo, dato in aumento dal 2023. La Corea del Nord stabile al primo posto. Per l’Asia seguono Yemen, Pakistan, Iran e Afghanistan. Nell’India undicesima preoccupa l’aumento degli atti ostili alla vigilia delle elezioni.
Roma (AsiaNews) – In Asia 2 cristiani su 5 subiscono alti livelli di persecuzione e discriminazione per ragioni di fede. Si tratta della macro-area al mondo maggiormente colpita da questa ferita, seguita da Africa (1 su 5) e America Latina (1 su 16). Su scala globale, i cristiani perseguitati sono oltre 365 milioni (1 su 7): la cifra più alta degli ultimi 31 anni. Gli atti ostili comprendono aggressioni, torture, rapimenti; nei casi estremi uccisioni. Ma non è solo violenza fisica: si riscontrano anche maltrattamenti e pressioni quotidiane sul luogo di lavoro, nell’accesso a sanità, istruzione e luoghi di culto, e una burocrazia spesso asfissiante.
È il triste quadro che emerge dal rapporto annuale dell’ong internazionale Open Doors sulla persecuzione dei cristiani nel mondo (World Watch List 2024) diffuso oggi, riferito al periodo ottobre 2022 – settembre 2023. In Italia la Wwl è stata presentata nella sala stampa della Camera dei Deputati, su invito dell’Intergruppo per la tutela della libertà religiosa dei cristiani nel mondo, rappresentato per l’occasione dall’on. Emanuele Loperfido. Presenti anche Timothy Cho, attivista nord coreano, e Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/Open Doors dal 2015. “In 31 anni di ricerca registriamo un costante aumento della persecuzione anticristiana in termini assoluti. Il 2023 è stato un anno record”, ha affermato quest’ultimo.
La World Watch List di Open Doors è realizzata ogni anno seguendo una specifica metodologia. L’organizzazione si serve del sostegno “dei cristiani perseguitati in oltre 70 Paesi”, si legge nel rapporto, svolgendo ricerca sul campo grazie a numerose “reti locali”. A queste si aggiungono ricercatori, esperti e analisti, per un totale di circa 4mila persona coinvolte. Sono circa 100 i Paesi “potenzialmente interessati dal fenomeno della persecuzione” e da questi ne emerge ogni anno una lista di 50, che rappresentano le situazioni più preoccupanti di persecuzione e discriminazione nei confronti dei cristiani appartenenti a tutte le denominazioni e confessioni.
Nella lista diffusa oggi la Corea del Nord, come accade ormai da anni, si conferma stabile al primo posto, seguita al secondo e terzo da Somalia e Libia. I Paesi che registrano un “livello estremo” di persecuzione sono saliti da 11 a 13 rispetto allo scorso rapporto. Guardando all’Asia e al Medio Oriente, oltre a Pyongyang sono presenti anche Yemen, Pakistan, Iran, Afghanistan, India, Siria e Arabia Saudita. A livello globale si rileva un crescendo dell’instabilità nell’area dell’Africa subsahariana, con un aumento della violenza perpetrata per motivi religiosi. Diminuiscono invece le uccisioni di cristiani, da 5621 dello scorso anno alle 4998 registrate in questo rapporto. Il motivo è il calo rilevato in Nigeria, ma il Paese rimane lo stesso “epicentro di massacri” come purtroppo accaduto anche a Natale.
Preoccupante il numero, in aumento e difficile da raccogliere, delle vittime di “abusi, stupri e matrimoni forzati”: 3231 persone. Aumento “senza precedenti” anche degli attacchi contro le chiese: da 2110 a 14766. Ad aggravare il quadro, poi, l’esportazione del “modello di persecuzione digitale” cinese e le violenze in India, cresciute con l’avvicinarsi delle elezioni. A ciò si aggiunge una rapida diffusione del fenomeno della Chiesa “profuga”, accelerata dall’influenza di Cina e Russia. In Medio Oriente e Nord Africa, inoltre, “i cristiani si sentono sempre meno a casa”, sottolinea il rapporto 2024.
Dando uno sguardo generale alla situazione in Asia e Medio Oriente, la Corea del Nord mantiene la prima posizione a causa della politica di “tolleranza zero per i cristiani” adottata dal regime di Pyongyang. Tra gli atti persecutori più rilevanti si annoverano “i rimpatri forzati di fuggitivi nordcoreani da parte della Cina”, spiega Open Doors, che la configurano come un Paese in cui “essere scoperti cristiani è a tutti gli effetti una condanna a morte”. Segue lo Yemen, in quinta posizione. Si tratta, come Somalia e Libia, di una nazione rigidamente islamica dove l'”intolleranza anticristiana”, alimentata da dinamiche tribali, “estremismo attivo” e “instabilità endemica”, spinge i cristiani a vivere la loro fede spesso in segreto. Al settimo posto si trova il Pakistan, Paese stabile nei primi posti della lista da molti anni: dopo la Nigeria, è “la seconda nazione al mondo dove si manifesta più violenza anticristiana”, si legge nella Wwl. Indicativo di ciò è l’attacco avvenuto a Jaranwala nell’agosto 2023. Segue al nono posto l’Iran, che scende di una posizione rispetto al rapporto 2023. Qui i cristiani, “cittadini di seconda classe”, sono costretti a “incontrarsi in piccoli gruppi in casa”; il regime islamico infatti percepisce le chiese come “minacce”, viene sottolineato. Al decimo posto si posiziona l’Afghanistan, dove si registra una diminuzione del “punteggio relativo alla violenza contro i cristiani”, dovuta all’attenzione dedicata dai Talebani al consolidamento del proprio potere.
L’India è invece stabile all’undicesimo posto. “Denunciamo da anni il declino delle libertà fondamentali della minoranza cristiana, bersaglio di violenze e discriminazioni”, comunica Open Doors. Segue al dodicesimo posto la Siria, Paese in cui “le sfide dei cristiani continuano ad essere numerose e gravi” e, infine, l’Arabia Saudita, al tredicesimo. Qui il “piccolo numero di cristiani sauditi è lentamente cresciuto”, spiega Porte Aperte, ma “ad un costo”: quello di maltrattamenti e vessazioni, nei confronti anche delle persone più giovani, perché la conversione dall’islam al cristianesimo è diffusamente considerata “inaccettabile”.
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