La notizia è stata annunciata sui siti dell’Ecole Biblique di Gerusalemme e della Facoltà di Teologia di Lugano: abbiamo ritrovato nuovi frammenti manoscritti provenienti dalla grotta 11Q di Qumran. Come tutto quello che riguarda Qumran questa notizia ha fatto presto il giro del mondo e l’interesse degli addetti ai lavori si è unito alla curiosità degli appassionati. Com’è possibile trovare ancora manoscritti sconosciuti? La grotta 11Q è stata scavata nel 1956, e poi di nuovo alla fine degli anni ‘80. Più di recente l’Operation Scrolls ha di nuovo esplorato tutte le grotte. Oggi abbiamo 25 nuovi frammenti di testi, trovati riposti tra altri materiali archeologici di 11Q.
La nostra ricerca si è concentrata sui materiali delle grotte: abbiamo bisogno di analizzare nel dettaglio cosa è stato trovato per capire cosa è successo duemila anni fa e come sono arrivati nelle grotte i tanti rotoli che costituiscono il tesoro di Qumran (circa 950 manoscritti in ebraico, aramaico, greco, scritti su pelle o su papiro e datati tra la seconda metà del III secolo a.C. e il primo secolo d.C.). Si trattava della biblioteca del vicino insediamento di Qumran o i rotoli arrivarono da più lontano? I testi devono essere ricondotti ad una sola «setta» (questo termine è da intendere senza la sfumatura spregiativa che di consueto gli attribuiamo nella nostro contesto) oppure sono una miscellanea dell’antico Israele?
La ricerca sulle grotte è stata ripresa nel febbraio 2014 quando l’Istituto di cultura e archeologia delle terre bibliche (ISCAB) della Facoltà di teologia ha organizzato a Lugano un seminario di ricerca internazionale su questo argomento. I migliori specialisti hanno analizzato i testi dei manoscritti e gli altri materiali archeologici trovati nelle grotte. Proprio in questi giorni stiamo concludendo la pubblicazione degli atti di questo seminario e volentieri ne anticipo l’essenziale ai lettori del GdP: le grotte di Qumran presentano un fenomeno unitario (in tutte le grotte abbiamo materiali legati fra loro, anche se non è ancora chiaro a chi attribuirli) e singolare (in tutta la regione del Mar Morto e del deserto di Giuda non si conosce nulla di simile). Non si possono negare i legami tra le grotte e l’insediamento (non tutto è stato prodotto nell’insediamento, ma quantomeno tutto è passato di lì). Su queste basi continuano le ricerche.
Negli anni 50 gli archeologi decisero di conservare molto materiale, anche più di quello che allora hanno ritenuto necessario documentare e pubblicare. Nei mesi scorsi ho avuto la possibilità di analizzare personalmente quanto è stato conservato a Gerusalemme, grazie ad un accordo di collaborazione tra l’Ecole Biblique e l’ISCAB e abbiamo deciso per una nuova pubblicazione. La grotta 11Q, rimasta completamente inedita a motivo della prematura morte dell’archeologo autore degli scavi, è diventata il nostro primo campo d’indagine.
Il lavoro di ricerca è fatto di tanta routine e di alcuni momenti eccezionali: tre settimane fa la specialista dei tessuti era all’ultimo pomeriggio di lavoro a Gerusalemme, quando mi ha mostrato dei frammenti in pelle rimasti dentro i lini che in origine avvolgevano e proteggevano i rotoli manoscritti. «Forse si vedono delle lettere» mi ha detto. Fissando lo sguardo con più attenzione, ecco una dopo l’altra le prime lettere ebraiche: nun, he, pe… Poi un frammento scritto nell’antico alfabeto paleoebraico. Si contano almeno 25 frammenti manoscritti. La settimana scorsa abbiamo depositato il materiale al centro che si occupa della conservazione e documentazione fotografica dei manoscritti. L’infrarosso ha rivelato altre lettere e altre righe di testo. Nelle prossime settimane l’epigrafista potrà cominciare il suo lavoro.
La colorita storia di Qumran fa sì che per completare la ricerca è necessario non limitarsi ai diversi magazzini e laboratori in cui sono sparsi i materiali, ma, per esempio, ritornare dall’antiquario di Betlemme che fin dagli anni ‘50 ha mediato l’acquisto della maggior parte dei rotoli del Mar Morto. Nel suo negozio il figlio mostra con orgoglio la giara e il coperchio che contenevano il rotolo del Tempio, trovati nella grotta 11Q. Al termine della missione di luglio il repertorio di questa grotta si presenta già più ampio e vario. E con tutta probabilità avremo presto altro da raccontare.
*direttore del settore Ambiente Biblico ISCAB – FTL, incaricato
della pubblicazione
delle grotte di Qumran.
da: Missionecristiana.altervista.org/
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