I leader africani sono suscettibili, non gradiscono critiche. L’anno scorso quando, a proposito di un vertice anti-corruzione che stava per incominciare a Londra, l’allora primo ministro britannico Cameron, chiacchierando con la regina Elisabetta, ha definito la Nigeria un paese “incredibilmente corrotto” è scoppiato il finimondo. “Ci saranno anche i Nigeriani – aveva detto Cameron – in effetti siamo riusciti a far venire alcuni dei leader dei paesi più incredibilmente corrotti… Nigeria e Afghanistan, forse i due più corrotti al mondo”.
Alla fine però il presidente nigeriano Buhari ha fatto sapere che non avrebbe preteso scuse formali, pur dicendosi “profondamente scosso e a disagio” per la vecchia immagine del suo paese evocata dal premier britannico, “benché ormai sostituita dalla realtà attuale”. Invece il presidente del Sudan del Sud, Salva Kiir, non sembra affatto disposto a perdonare le parole del Ministro olandese per il commercio internazionale e la cooperazione allo sviluppo, Lilianne Ploumen, che, intervenendo all’inizio di aprile a una raccolta di fondi televisiva in favore delle vittime sudsudanesi della carestia, ha definito i leader del Sudan del Sud “dei bastardi”. Per l’esattezza ha detto: “Sono dei bastardi che fanno morire di fame la loro stessa gente”. Il presidente Kiir ha fatto sapere che esige delle pubbliche scuse, ma finora il governo olandese non ha commentato nè tanto meno si è scusato.
“Corrotto” è anche il governo della Repubblica Democratica del Congo, sostiene l’ambasciatore degli Stati Uniti all’Onu, Nikki Hailey, che in una recente riunione del Consiglio di Sicurezza ha proposto e ottenuto un drastico ridimensionamento della Monusco, la più costosa missione Onu di peacekeeping, impegnata in Congo dal 2010 con più di 22.000 dipendenti militari e civili e un bilancio annuale di oltre 1,2 miliardi di dollari. Le Nazioni Unite collaborano con un “governo corrotto”, è ora di finirla, ha dichiarato l’ambasciatore Usa, forte del fatto che il suo paese è il maggior finanziatore della missione. A dirla tutta, le colpe dell’Onu in Congo non si limitano a questo. I suoi peacekeeper sono accusati, a ragione, di non intervenire come è loro compito in difesa della popolazione che difatti più volte ha protestato in questi anni, esasperata, arrivando in alcune occasioni ad attaccarne le basi. Nell’est del paese, nelle regioni in cui ci sarebbe più bisogno di loro per la presenza di molti gruppi armati, la gente chiama sprezzantemente i peacekeeper “turisti”, capaci solo di scorazzare in elicottero e costose auto fuoristrada. Che l’organico della missione scenda a 3.000 unità come è stato deciso non farà differenza, così stando le cose.
Tornando ai governi e ai leader africani, chiamarli “bastardi” può essere inopportuno e dirli “corrotti” poco diplomatico, ma i governi in Africa sono effettivamente, indiscutibilmente infestati da personaggi corrotti, cinici, non di rado brutali e persino feroci e i decenni trascorsi a ignorare, dissimulare, giustificare il loro comportamento e magari approfittarne sono costati sofferenze immani, il sacrificio di milioni di persone e uno spreco incalcolabile di risorse finanziarie e umane.
Quattro giorni prima che il presidente della Nigeria Buhari, “scosso e a disagio”, protestasse che ormai la realtà della Nigeria era tutt’altra cosa, il Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria aveva sospeso i finanziamenti all’ente incaricato della lotta all’Aids in Nigeria dopo aver scoperto che in cinque anni, dal 2010 al 2014, personale e consulenti locali avevano rubato 3,4 milioni di euro. Verifiche di bilancio poche settimane prima avevano rivelato che su 70 miliardi di dollari incassati in un anno dall’Ente petrolifero nazionale nigeriano, 14 non erano stati versati nelle casse dello stato.
Nel Sudan del Sud la carestia che colpisce quasi cinque milioni di persone, il 40% della popolazione, è effettivamente conseguenza della guerra tra le leadership di etnia Dinka e Nuer che dal 2013 si contendono il potere, incapaci di pensare al bene comune, in un paese a cui basterebbero pace e buon governo per prosperare: “i leader sudsudanesi sono più interessati ai loro affari che ad assistere la popolazione” commentava il rappresentante dell’Onu nel paese, David Shearer, dopo l’annuncio ufficiale dello stato di carestia, e per di più il governo Dinka ostacola i soccorsi internazionali e usa la fame come arma di guerra contro i Nuer e i loro alleati. Per questo alcuni paesi, tra cui proprio l’Olanda, dal 2014 hanno sospeso gli aiuti al governo e si limitano a fornire assistenza umanitaria.
La Repubblica Democratica del Congo rischia una nuova guerra civile perchè l’attuale presidente, Joseph Kabila, sta tentando con ogni mezzo di conservare il potere. Il paese è uscito nel 1996 da 30 anni di dittatura sotto Sese Seko Mobutu solo per piombare in uno stato di guerra quasi permanente. I suoi leader politici sono talmente corrotti da rivendicare apertamente il diritto di appropriarsi delle ricchezze nazionali. “Mentirei se affermassi che non possiedo un conto in banca in Europa, mentirei anche se dicessi che quel conto non è ben fornito – ebbe a dire una volta il dittatore Mobutu – è vero. Ho un sacco di soldi. Che c’è di strano per una persona che da 22 anni è presidente di un paese tanto grande?”.
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