“PERCIÒ NON AGITE CON LEGGEREZZA, MA CERCATE DI BEN CAPIRE QUALE SIA LA VOLONTÀ DEL SIGNORE”. (EFESINI 5:17)
Spesso nel nostro linguaggio comune usiamo l’espressione “Quello che Dio vuole…”, solo come uno dei modi di dire più comuni nell’ambito cristiano, almeno fino a qualche tempo fa’, ma in realtà, quest’espressione, non dovrebbe essere solo un modo di dire, ma lo stile di vita di ogni credente.
Vivere secondo la volontà di Dio significa anteporre, cioè mettere prima della propria volontà, la Sua, proprio come citavamo nel verso precedente.
Non credo sia una cosa semplice accettare, in qualche modo l’intromissione di qualcun altro nella propria vita, perché, chi permetterebbe oggi giorno ad un estraneo di gestire la propria vita incondizionatamente? Eppure viviamo in un’epoca in cui siamo tutti condizionati dai media, dai social, che modificano letteralmente i nostri gusti e spesso, purtroppo, anche i nostri principi cardini. Tuttavia, riferendoci, per l’appunto a Dio, siamo soliti ad essere ostili alla Sua intromissione nella nostra quotidianità.
In primis et ante omnia, siamo convinti che Egli sia un perfetto estraneo nella nostra esistenza. Ovviamente, molti pensano che Dio non esista affatto, anche se poi, di solito, nei loro discorsi ammettono sempre che esista una sorta di entità che abbia gestito l’universo e tutto quello che tutti noi conosciamo come vita. Ed è proprio a questo punto e con questi principi che cominciamo a pensare di essere padroni assoluti del nostro futuro, in quanto, se Dio non esiste, credendoci in perfetta autonomia, per quanto riguarda la nostra vita, pensiamo che tutto sommato la Sua presenza sia palesemente limitata solo ad una ricerca spirituale del singolo individuo, quindi non per una vita pratica, tralasciando un fattore importantissimo, ossia che Dio è Spirito e Vita ed Egli è presente sia spiritualmente che materialmente nelle nostre esistenze.
Tutto quello che vive, tutto quello che tocchi con mano, tutto quello che vedi con gli occhi è quindi indissolubilmente legato a Dio, alla Sua presenza e alla Sua volontà. Ecco perché, con un sentimento che nella Parola del Signore è contemplato come negativo, anzi, addirittura esso è menzionato nel libro dei Proverbi come un sentimento che divide e distrugge, visto come un sentimento da stolti e non da saggi, parliamo dell’orgoglio ovviamente, noi pensiamo di essere estremamente autosufficienti, sia spiritualmente che materialmente.
Siamo sinceri, la vita non è una nostra invenzione, siamo stati creati con uno scopo e per uno scopo, essa appartiene a Dio ed è Lui che ci ha creati, ed è Lui che ce l’ha donata, nessuno di noi può aggiungerne a suo piacimento, ma tutti siamo sottomessi al tempo e alle circostanze.
Dobbiamo entrare nell’ordine di idee che tutto quello che abbiamo non è altro che il risultato dell’amore e della grande misericordia del nostro Dio. Questo pensiero, non è il frutto di convinzioni dettate da un credo religioso, ma riguardando all’impotenza che abbiamo rispetto alla morte, non possiamo fare almeno di affermare che abbiamo un grosso limite che sarà sempre lì pronto a tenerci il conto; il tempo. Dio invece è Eterno.
L’espressione usata da Paolo in Galati 2:20 “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!”, quindi non deriva da una convinzione umana di seguire un ideale ma da una vita interamente consacrata a Cristo. Ed è proprio in questa consacrazione che noi troviamo il primo contatto personale e intimo con il Signore. La parola stessa, per l’appunto, ha un significato chiaro e inequivocabile, cioè “dedicarsi interamente ad uno scopo” e nel caso del credente, ciò prende forma di un continuo e intenso dialogo con il Signore.
Attraverso questo processo di fede noi mettiamo interamente la nostra vita nelle Sue mani, lasciandolo libero di interagire in ogni nostra singola decisione e di cambiarne sia il senso che lo scopo. Per questo motivo spero che la nostra vita sia sempre umile dinanzi alla presenza del Signore e siano le nostre gesta guidate dallo Spirito Santo in ogni momento secondo la Sua volontà.
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