Quattro ragazze ex “maschi trans-gender” raccontano la loro “de-transizione”

Sono sempre di più le testimonianze di persone che hanno attraversato l’esperienza della “transizione” da un genere all’altro che tornano sui loro passi deluse da un’esperienza che, piuttosto che essere risolutiva dei loro problemi di inadeguatezza, si è dimostrata un periodo di ulteriore sofferenza e di maggior solitudine.

In pratica la “transizione”, prima sociale e poi farmacologica (per fortuna non sempre chirurgica), è l’unica proposta “terapeutica” che un adolescente confuso sul proprio sesso riceve dalla psicologia ufficiale che non è nemmeno più in grado di offrire ascolto ai suoi dubbi su una scelta del genere.

Ecco il racconto sul sito ChristianToday dell’esperienza di quattro ragazze che, per un certo periodo, hanno vissuto come maschi assumendo, in qualche caso, anche ormoni sessuali maschili.

Da sinistra a destra, Dagny, Jesse, Helena and Chiara, che si identificavano come uomini transgender prima della detransizione (Photo: YouTube/PiqueResilienceProject)

Quattro donne che tempo fa si identificavano come “maschi trans gender” hanno condiviso la loro esperienza di transizione verso il sesso opposto, e ritorno, all’interno di un nuovo progetto volto ad ampliare la discussione sul transgenderismo.

In “Domande e risposte sulla de-transizione” su YouTube, Helena, Jesse, Dagny e Chiara del Pique Resilience Project  parlano a lungo della confusione che ha circondato la loro transizione a uomini durante l’adolescenza e la sensazione di una mancanza di supporto da parte della comunità trans quando hanno iniziato mettere in discussione la loro identità trans.

L’esperienza delle ragazze nel loro desiderio di essere uomini è simile: dalle suppliche ai genitori per iniziare il testosterone, alla convinzione di non pentirsene,  fino ai sentimenti di isolamento e confusione intorno alla loro sessualità e identità personale.

Hanno anche convenuto che, con il senno di poi, sarebbe stato meglio prendere le cose con più calma piuttosto che affrettarsi nella transizione medica e sociale.

Jesse, che ha assunto il testosterone per circa un anno e mezzo fino all’età di 19 anni, ha affermato che il passaggio all’essere un uomo era quasi come un “frutto proibito”.

“Mi pento completamente di aver iniziato questo percorso, avrei dovuto prenderla più calma”, ha detto.

“La sensazione di voler mettermi alla prova ha completamente annullato qualsiasi pensiero del tipo, hmm, forse dovrei rallentare o forse dovrei pensarci un po’ meglio. Volevo solo sentirmi confermata, suppongo “, ha detto, aggiungendo che “volevo sentirmi come se la mia esperienza sulla disforia avesse importanza e che la transizione l’avrebbe effettivamente risolta “.

Dagny, che è stata sotto testosterone dai 17 ai 19 anni prima di decidere di fare una de-transizione, ha ricordato di essere stata molto nervosa e spaventata quando andò a farsi la prima botta di ormoni.

“Ma anche io ero andata ormai così lontano che non volevo tirarmene indietro”, ha detto.

Ha anche detto che il sostegno dei suoi genitori potrebbe probabilmente averla persino incoraggiata ulteriormente lungo il percorso del transgenderismo.

‘Penso che se mi avessero fatta aspettare fino all’età di 18 anni quando ero sul punto di andare al college non avrei iniziato gli ormoni, quindi penso che avere una specie di “vai avanti” da parte dei miei genitori, quel supporto dei miei genitori per entrare in  terapia ormonale sostitutiva ha in qualche modo rafforzato questa sensazione di “ok, sta succedendo, sta davvero andando così”, ha detto.

“Non penso che avrei effettivamente percorso quella strada se avessi avuto 18 anni, se fossi andata al college e non avessi avuto un accesso così facile, grazie ai miei genitori e alla nostra situazione finanziaria, a poter “transitare” farmacologicamente.”

Helena si è identificata come trans dall’età di 15 ai 19 anni e ha assunto testosterone dai 18 ai 19 anni. Ha detto che aveva molti dubbi sul suo corpo, sulla sua transizione e sulla comunità trans in generale, ma che non si era riuscita a trovare qualcuno comprensivo rispetto a queste sue domande.

Questo le ha reso “difficile pensare a qualcosa di diverso al di fuori della transizione e molto difficile prendere in considerazione qualsiasi altra strada”, ha detto.

“Poiché quelle domande erano state respinte con tanta veemenza, mi è stato in qualche modo impedito di poter mettere in discussione qualsiasi cosa su di me; avevo molte domande che avevo paura di esprimere e alla fine non è stato un bene per me,” ha aggiunto.

Chiara, che non ha mai attraversato una transizione medica ma si è identificata come un maschio trans da 16 a 19 anni, è stata altrettanto critica.

“Non appena inizi a allontanarti da un’identità trans o inizi a dare voce alle cose, ti chiamano TERF (femminista radicale trans-esclusionista) o ti ostracizzano istantaneamente e ti definiscono una traditrice e un impostore, quindi è molto difficile esternare i propri dubbi e ciò contribuisce a non poterli esprimerli o a renderti conto se questo sta succedendo a te”, ha detto.

Alla domanda se ci fossero vantaggi o svantaggi nella loro esperienza di transizione, le ragazze hanno ammesso che almeno per loro era stato assolutamente schiacciante.

Jesse ha detto che a lei si sono solo aggravati i problemi di salute mentale che aveva e che è stato persino “psicologicamente dannoso” in quanto le ha impedito di affrontare adeguatamente i suoi sintomi mentre veniva sempre più fissata nella sua identità trans. Ha ricordato anche di aver provato uno “pseudo senso di liberazione” di poter vivere nel mondo come il suo vero io.

“Non era reale”, ha detto, aggiungendo che i suoi anni trascorsi a vivere da maschio sono stati un “tempo confuso e illuso”.

Dagny (qui una testimonianza più completa e una riflessione sulla sua personale vicenda, vedi qui) ha ammesso che parte di ciò che aveva spinto il suo desiderio di transizione era stata “una orribile paura di ristagnare come persona”.

“Penso che la transizione, prima quella “sociale” e poi in seguito quella farmacologica, era dIventata il modo per iniettare un cambiamento positivo nella mia vita quando a quel tempo non ne avevo alcun controllo ed ero super triste. Ma guardando indietro è stato probabilmente il periodo più stagnante della mia vita finora. Non ho fatto nuove amicizie, ero sempre infelice, i miei voti scendevano, mi facevo del male”, ha detto.

“Ritengo che quello che vedevo come un cambiamento positivo sia stato in realtà la cosa che nella mia vita mi ha trascinato di più verso il basso, quindi sinceramente non riesco vedere alcun lato positivo, almeno nella mia esperienza, nella transizione sociale.”

Potete sentire le loro testimonianze complete in questo video:

Sabinopaciolla.com


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