Quanti ancora aspettano di tornare in sé?

RIENTRATO IN SÉ, Luca 15,17. La parabola del figlio prodigo è forse la più conosciuta al mondo. In soli 22 versi, Gesù delinea un quadro che ha avuto riferimenti in tutti i tempi e nei vari gruppi sociali.

Il comportamento del figlio minore trova similarità con tanti giovani, che ancora oggi pensano di giocare una carta in più rispetto ai loro familiari più grandi: il padre e l’altro fratello. Sfruttando la loro benevolenza, pensano di evadere, di divertirsi a spese altrui. Progetti prettamente umani che prima o poi trovano grandi difficoltà. Dietro iniziative sbagliate si nascondono grandi carestie che indurranno a un meditato e sincero sentimento. Gesù volle definirlo un rientrare in sé stesso (Lu. 15:17), come a sottolineare che prima si era usciti fuori, fuori da ogni buona regola di vita, fuori dai dettami della convivenza familiare.

Il rientrare rappresenta la giusta azione, il vero pentimento seguito da ravvedimento e, quindi, la giusta decisione di tornare alla Casa del Padre. Quanti ancora oggi aspettano di tornarci ma non riescono a farlo? Pensano che Dio li perseguita per condannarli. Non sanno che il Padre aspetta a braccia aperte, pronto a proclamare l’eterno perdono. Preferiscono languire nei porcili, anche se sanno che nella casa del padre c’è pane in abbondanza.

Basta un rientro in sé, equilibrato e sincero, per ritrovare la mano benefica del Signore, il Suo grande amore.

Salvatore Lionti | Notiziecristiane.com


Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui