Quando gli americani rasero al suolo una città italiana per “esigenze cinematografiche”

Screenshot_2016-08-30-01-21-59LA DISTRUZIONE DI CASTELNUOVO AL VOLTURNO.

Sul versante molisano delle Mainarde a circa 700 metri d’altezza sorge Castelnuovo al Volturno in provincia di Isernia, un gruppo di case distante non più di 70 km dalla linea Gustav, il fronte che andava da Cassino ad Ortona. Abitato in prevalenza da contadini e ambulanti, nonostante la relativa vicinanza dai luoghi dove erano in corso importanti battaglie, aveva subito pochi danni causati solo da qualche sporadica cannonata.

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Gli eventi della guerra costringevano i tedeschi a spostarsi sempre più verso nord e, nella primavera del 1944, si poteva quindi dire che la guerra a Castelnuovo non c’era più.

O quasi. Accadde che il 5 giugno un ufficiale inglese ordinò al sindacoVincenzo Martino l’evacuazione del paese per una decina di giorni per permettere una disinfestazione generale.

A nulla valsero le proteste degli abitanti: una mattina furono tutti caricati sui camion e trasferiti nei vicini comuni di Rocchetta e Scapoli.

Il giorno dopo cominciarono a convergere su Castelnuovo, soldati, camion e carri armati alleati e chiunque cercava di avvicinarsi veniva fermato dai militari che presidiavano le vie di accesso.

Non poteva però passare inosservato il continuo movimento di truppe di ogni nazionalità, addirittura anche di quelle in divisa del Terzo Reich.

Dalle cime degli alberi alcuni temerari notarono vere e proprie scene di guerra, con tanto di bombe fumogene, mitragliamenti, soldati colpiti e barellieri pronti ad intervenire. Il tutto meticolosamente filmato da alcuni cineoperatori.

All’alba del 7 giugno un possente frastuono di cannoni squarciò il silenzio ed in tanti assistettero alla caduta del centro abitato letteralmente fatto a pezzi dal fuoco dei mezzi pesanti. In breve tempo, casa dopo casa, l’intero paese, chiesa compresa, divenne un cumulo di pietre mentre dall’alto un aereo riprendeva tutto.

Al termine dei bombardamenti i soldati sparirono, il cordone di isolamento venne tolto e tutto tornò come prima. Solo che il paese quasi non c’era più. Molti ex abitanti di Castelnuovo si stabilirono nei paesi limitrofi, in tanti emigrarono negli Stati Uniti.

Poco tempo dopo, per puro caso uno dei tanti emigranti scoprì che nelle sale cinematografiche di Filadelfia, Boston, Chicago e Los Angeles stava riscuotendo grande successo un documentario sulla seconda guerra mondiale ed alcune delle sequenze più spettacolari riguardavano la “Battaglia di Castelnuovo” presentato come un imprendibile caposaldo tedesco e conquistato dalle truppe corazzate dell’8^ armata.

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Adesso le cose erano più chiare:

Era stata cannoneggiata e distrutta Castelnuovo per pure esigenze cinematografiche dovendo documentare un combattimento nel modo più realistico possibile. E per far ciò non si era esitato a buttar giù per davvero le case e la chiesa del paese. Per questi danni gli Alleati non sborsarono neanche un soldo di risarcimento, lo stesso il governo italiano.

La chiesa venne ricostruita solo grazie alla pietosa bugia del parroco Giovanni Penna che addossò ai tedeschi le cause della sua distruzione per poter usufruire dei fondi destinati alla ricostruzione. Oggi a Castelnuovo, frazione di Rocchetta al Volturno, risiedono non più di 150 persone…

Antonio A. – Fonte: Storia in rete

da ilnuovomondo | Laveritadininconaco.altervista.org/


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