A fronte di tanti profeti di sventura che vedono in questo mondo solo cose brutte cosa possiamo fare per trovare la luce della speranza?
Un panorama complesso
Abitiamo in un mondo che ha imparato a vivere come se Dio non esistesse. Non ci sono più i valori. Le chiese sono vuote. I giovani a tutto pensano fuorché alla spiritualità. Stiamo assistendo a una messa in discussione sistemica e globale del patrimonio morale tradizionale. I giovani di oggi sono etichettati: spenti, fragili, dediti all’improvvisazione e alla reversibilità, privi di stile, voraci nel consumare, avidi nel possedere tutto e subito, pigri nel donare, incerti nel costruire. Si ricordano con nostalgia i “vecchi tempi”, in cui i giovani erano educati, rispettosi, coscienziosi.
Domande come questa animano le discussioni tra adulti, sia persone semplici che grandi dotti, dai teologi agli esperti delle scienze umane. Ma è proprio vero che nel mondo esiste solo tenebra e buio? Può essere vero un giudizio del genere? O può essere più vera l’esortazione del libro del Qoelet: «Non dire “come mai i tempi antichi erano migliori del presente?”, perché una domanda simile non è ispirata a saggezza» (Qo 7,10). Alcuni dati sono innegabili. Stiamo vivendo un’età di cambiamento epocale, ma da qui a dire che tutto è perduto è una tentazione che ha il sapore di diabolico. La verità è un’altra: la storia è guidata dalla Provvidenza, dallo Spirito del Signore che sempre la guida e orienta, ma soprattutto dobbiamo superare la tentazione di una lettura parziale della realtà.
Segnali di luce
Intorno a noi ci sono anche tanti segni belli e luminosi che accendono la speranza. È vero che in occidente assistiamo a un calo generale di vocazioni, al battesimo, alla vita consacrata, alla vita matrimoniale. Le persone che vivono i sacramenti sono diminuite. Ma l’Occidente non è tutto il mondo. In Africa ed Asia in questo momento stiamo assistendo ad un aumento di vocazioni davvero straordinario, che accende il cuore perché è segno evidente che Dio opera sempre.
Un recente studio pubblicato negli Stati Uniti ha dimostrato che oggi i giovani sono alla ricerca del sacro. Non è vero che non si pongono le domande di senso. Il problema è dove cercano le risposte. La maggior parte delle volte in rete, dove si scrive tutte e il contrario di tutto. ma è colpa dei giovani o piuttosto è responsabilità degli adulti? Siamo credibili nell’annuncio e nella testimonianza della fede? Nonostante il progresso della scienza e della tecnica, l’uomo deve cercare dentro sé stesso le risposte alle domande esistenziali più profonde: chi sono, da dove vengo, perché esistito, perché si soffre, perché si muore, cosa c’è dopo la morte.
Chi ha fede, sa che Dio parla al cuore di ciascuno, ma il viaggio per scendere nella propria interiorità non è semplice occorre essere accompagnati. Ogni vita è un magnifico dono per una missione. Ogni vita umana è una parola di bene che Dio vuole dire al mondo. Volesse il cielo che ciascuno di noi scopra qual è quella parola d’amore che Dio vuole gridare. San Giovanni Bosco ricorda che in ogni giovane c’è un punto accessibile al bene, e che occorre investire tempo, risorse, energie, cuore e passione per trovarlo e aiutare il giovane a tirar fuori il meglio di sé.
Chiamati a contagiare la gioia
La fede nasce dall’incontro con Gesù. Chi ha incontrato il Signore nella sua vita sa che non è la stessa cosa aver conosciuto Gesù e non conoscerlo; camminare con lui o camminare a tentoni, ascoltare o ignorare la sua Parola. La vita con Gesù diventa molto più piena. Con lui è più facile trovare il senso di ogni cosa. Solo una persona convinta ed entusiasta può entusiasmare e convincere. Ecco di cosa hanno bisogno i nostri giovani di persone desiderose di contagiare gli altri, di far ardere il cuore in petto agli altri.
Anche se intorno vediamo oscurità, cattiverie, indifferenza e cose del genere, quante volte nella storia gli uomini sono rinati da situazioni che sembravano irreversibili. Questa è la forza della resurrezione, essa produce in ogni luogo germi di un mondo nuovo. Ma può accadere che non vediamo questi germi? Continuiamo a fare il bene. Dio si può avvalere del nostro impegno per riversare benedizioni in luoghi del mondo dove forse non andremo mai. Lo Spirito Santo opera dove vuole, come vuole e quando vuole. Noi siamo chiamati a seminare non a raccogliere. Una sola certezza: il dono di noi stessi è necessario.
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