Negli ultimi anni in Italia è stato rilevato un fenomeno preoccupante: l’aumento dei casi di pubertà precoce. In particolare è dai tempi del Covid-19 che la comunità scientifica si concentra su questo fenomeno, essendo stato un periodo complesso e delicato soprattutto per i più giovani, costretti a vivere isolati, senza possibilità di muoversi e di relazionarsi con i propri coetanei. Questo ha causato un maggiore attaccamento ai dispositivi digitali e un utilizzo sconsiderato dei social, portando in alcuni casi a sviluppare una vera e propria dipendenza.
Ma cos’è la pubertà precoce? L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) definisce la pubertà precoce come una condizione che si verifica quando le trasformazioni del corpo tipiche della pubertà si verificano prima degli otto anni per le bambine e prima dei nove anni per i bambini. Uno studio promosso dall’Ospedale Bambino Gesù di Roma insieme ad altri quattro centri di endocrinologia pediatrica in Italia ha osservato che nel 2020 i casi di pubertà precoce che hanno richiesto un intervento farmacologico sono aumentati addirittura del 122% rispetto all’anno precedente: il fenomeno ha interessato 338 casi rispetto ai 152 del 2019.
Le cause, sostengono gli esperti, sono diverse: stress, sedentarietà e un’eccessiva esposizione agli schermi. Il reparto pediatrico dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma ha intervistato le famiglie delle bambine che si sono rivolte a loro (il fenomeno della pubertà precoce si è riscontrato essere più diffuso tra le femmine che tra i maschi) ed è emerso che l’elemento comune tra le pazienti fosse proprio questo: l’introduzione della DAD aveva comportato un aumento considerevole dell’utilizzo dei dispositivi elettronici, mentre persisteva il loro utilizzo anche nei momenti di svago, come spiegato a Repubblica da Carlo Bizzarri, responsabile dell’ambulatorio di endocrinologia dell’ospedale pediatrico romano. Egli aggiunge che: «Le conseguenze dello “screen time” si studiano da tempo. Per adesso ci sono ricerche sui topi, nei quali si è dimostrato che l’esposizione prolungata alla luce blu dà un anticipo della pubertà nelle femmine».
Il fenomeno è diffuso in tutto il mondo, e suggerimenti su come prevenirlo ci arrivano dal Dipartimento di Psichiatria Infantile della King George’s Medical University in India, nulla di complicato o di impossibile: si tratta semplicemente di «aiutare i bambini a rimanere bambini», favorendo i momenti di gioco attivo e all’aperto, stimolando la fantasia attraverso letture e film positivi e divertenti, organizzando attività costruttive come disegno o lavoretti manuali e giocando con i propri figli a giochi anche corporei e fisici per soddisfare la loro necessità di contatto. In questo modo si riduce lo stress, e con esso anche il rischio di ansia e depressione, si allontanano i bambini dagli schermi e li si educa alla conoscenza del mondo e della realtà che li circonda.
Pro Vita & Famiglia da sempre insiste sull’importanza di educare a un uso corretto dello smartphone e degli altri dispositivi elettronici, per tutelare i bambini da un uso eccessivo e smodato di strumenti che, oltre che dannosi per la loro salute, possono essere anche pericolosi: basti pensare al tipo di contenuti che circolano oggi sui social con limiti di età facilmente eludibili. Dal 2021, a tal proposito, Pro Vita & Famiglia promuove la Campagna “Piccole Vittime Invisibili”, con cui è stato sollevato il tema della sessualizzazione e ipersessualizzazione dei minori sui media. Attualmente, infatti, vi è una presenza impressionante di immagini a contenuto sessuale nei media sia tradizionali che digitali.
Alcuni si riferiscono a “pornificazione” o “pedofilia corporativa” per descrivere il fenomeno della sessualizzazione dell’infanzia, e sono innumerevoli i casi di minori coinvolti in vicende sessuali pericolose e illecite come revenge porn, adescamento o pedopornografia. E’ dunque più che mai necessario continuare a ribadire la necessità di controllare gli smartphone dei propri figli, di educarli a un sano rapporto con gli strumenti elettronici che non rischi di diventare una dipendenza, di assicurarsi che non ne facciano un uso eccessivo e che abbiano un’età adeguata per essere in grado di riconoscere ed evitare i pericoli dei media. In questo modo si potrà fare un grande passo avanti per arginare il problema.
Inoltre, quando parliamo di pubertà precoce, se da un lato innumerevoli persone si preoccupano dei pericoli, anche fisici, che corrono questi bambini, dall’altro c’è chi non aspetta altro che sfruttare l’occasione per alimentare la propaganda gender. Se i bambini si sviluppano prima, iniziando quelle trasformazioni ormonali tipiche dell’adolescenza all’età di appena otto anni, allora per i fautori della sessualità fluida e indiscriminata sarebbe addirittura necessario, per tutti quei bambini che “non si riconoscono” nel loro sesso biologico ma in quello opposto, anticipare i trattamenti farmacologici per il cambio di sesso in modo da prevenire lo sviluppo sessuale tipico della pubertà. Questo è quello su cui insisteranno, e in parte stanno già insistendo, coloro che sostengono l’ideologia del genere “fluido”.
Per questo è sempre più urgente prendere consapevolezza del problema e difendere sempre i bambini da ogni abuso: che si tratti di autorizzazioni per il cambio di sesso a ragazzini senza alcuna capacità di comprendere le conseguenze della loro scelta, di diffusione e visione di contenuti espliciti sui social, o, più semplicemente, di un’esposizione eccessiva agli schermi che li allontana dal reale e li aliena in un mondo solitario e deprimente. I bambini oggi sono sotto attacco, e hanno bisogno di noi.
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