Le prove servono a farci conoscere noi, con la nostra fede

foto_343_1575

foto_343_1575A volte, come lo Spirito condusse Gesù nel deserto per essere tentato, anche noi siamo condotti nel deserto, affinché la nostra fede sia provata.
Immagina di entrare in una stanza e dietro di te entra anche il Signore che spegne la luce, chiude la porta a chiave e poi rimuove completamente da te la sensazione della sua presenza e ogni tua reazione emotiva sulla consapevolezza che egli ti ascolta. 
Per quanto ti sforzi di sperimentare la sua presenza e prolunghi il tempo nella camera oscura, non ottieni nessun risultato positivo e questo ti lascia perplesso.
L’intento di Dio, in questa fase, è d’insegnarti a camminare mosso dalla fede e non dalla vista o dalle sensazioni.

Ma c’è un’altra cosa.
Quando hai provato quasi tutto per riacquistare la consapevolezza emotiva della presenza del Signore, il Nemico s’introduce dicendoti: “Se solo non avessi fatto questo o quello, Dio sarebbe vicino a te…“; “Se solo avessi sposato un’altra persona, tutto sarebbe stato molto meglio…“; “Se solo non avessi disubbidito al Signore e avessi pregato di più, sentiresti la presenza di Dio…
In mezzo a tutta questa grande crisi, potresti perfino dubitare della validità della tua conversione e della nuova nascita; nuovamente chiederesti al Signore Gesù di entrare nella tua vita; andresti a cercare dei segni o altro che ti darebbero la certezza che disperatamente cerchi e di cui hai bisogno.
Ti penti d’ogni peccato immaginabile e ti castighi con il peggior senso di colpa; vuoi adoperarti per essere accettato da Dio.

Per quanto tempo può un uomo che confida in se stesso camminare nel buio senza cadere ed essere sopraffatto, spezzato e umiliato?
Il tempo di oscurità prolungato ci prova e rivela tutta l’incredulità che alberga all’interno di noi.
Quanto più lungo è il tempo d’oscurità e di mancanza di emozioni, tanto più l’incredulità ci sarà rivelata.
Proveremo ancora diversi metodi per recuperare la nostra stabilità emotiva, metodi che indicheranno in che cosa realmente confidiamo per essere appagati nella nostra vita giornaliera, e che certamente Dio non permetterà che siano coronati da successo.

Ci potrà essere rivelato che confidiamo negli idoli, quelle cose nelle quali troviamo una certa sicurezza e un certo conforto.
Forse confidiamo negli uomini o nei fratelli, di cui siamo sicuri che potranno tirarci fuori dalla nostra presente calamità.
Eppure scopriamo che nemmeno loro hanno risposte.
Potremmo guardare ancora a quell’insegnamento, quella dottrina che si era dimostrata così efficace, e ritorneremo a essa con maggiore zelo.
Tuttavia, ahimè, camminiamo ancora nell’oscurità.
Potremmo aggrapparci ai nostri successi passati, sperando che Dio riconosca il nostro grande valore.
Potrà anche esserci rivelato che abbiamo confidato nella fama per continuare a vivere la vita abbondante e piena di gratificazione umana.

Quando tutto fallisce, incominciamo a lamentarci e facciamo uno sbaglio comune: in mezzo all’avversità non rimaniamo in silenzio ad aspettare; invece incominciamo a biasimare Dio per l’intera situazione.
Noi, come Giobbe, cominciamo a maledire il giorno in cui siamo nati e accusiamo perfino Dio della disgrazia della nostra esistenza.
Possiamo perfino arrivare fino al punto estremo di arrabbiarci con Dio, accusandolo di non curarsi di noi e di non fare niente per la nostra situazione.
Avete detto: È inutile servire Dio; e: Che vantaggio c’è a osservare i suoi precetti, e a vestirsi a lutto davanti al Signore degli eserciti?” (Malachia 3:14).

Ciechi, irragionevoli e privi di speranza, a questo punto diventa impossibile vedere ancora la mano di Dio.
Dobbiamo invece tenere gli occhi ben aperti, anche nel buio, pur non vedendo niente.
Allora, quando il Signore vorrà, altre a rivelarci la nostra misera condizione, ci rivelerà la splendente Stella Mattutina che incomincia a spendere nei nostri cuori sino a quando Lui verrà veramente.

Fonte: http://www.incontraregesu.it/


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