L’ondata di attentati che ha colpito la Francia tra il 7 e il 9 gennaio 2015 ha provocato la morte di 17 persone. Ma l’elenco delle vittime si è da allora allungato a migliaia di chilometri da Parigi.
(Sébastien Fath) Desiderando riaffermare la propria esistenza e la propria linea, Charlie Hebdo ha pubblicato un nuovo numero una settimana dopo la carneficina che ne ha decimato la redazione. In copertina? Un uomo in turbante che afferma: “Tutto è perdonato”.
Nulla indica, sull’immagine, che si tratti del profeta Maometto. Ma questa è stata l’interpretazione di molti. Il problema è che per tantissimi musulmani la rappresentazione del profeta dell’islam è vietata, anche se il Corano stesso non lo specifica. Provocatori e incendiari, spesso finanziati sottobanco dagli stessi petroldollari che sponsorizzano grandi club calcistici, hanno allora colto l’occasione per calcare la mano. Hanno mobilitato le masse – 800.000 manifestanti a Grozny -, hanno minacciato gli interessi francesi e attaccato numerosi luoghi di culto cristiani.
Settantadue chiese devastate nel Niger
È nel Niger, ex colonia francese il cui territorio è costituito per l’80% da deserto, che la mobilitazione anti-Charlie si è spinta più lontano. In questo paese per il 98% musulmano, con una ridottissima minoranza cattolica e protestante, la collera ha infiammato la piazza ed è sfociata nell’uccisione di alcuni cristiani. Il bilancio è di dieci morti, tra cui un fedele bruciato vivo in una chiesa da una folla musulmana sovreccitata. E decine di chiese – 45 a Niamey, 72 in totale – saccheggiate e distrutte. È incredibile! Un pezzetto di francofonia protestante e cattolica nel Sahel si è ritrovato così spazzato via. Da allora i cristiani stanno lontani dai luoghi di culto devastati. E vivono nella paura. Qual è il bilancio esatto?
L’ONG protestante evangelica Open Doors, spesso ben informata, ha subito diramato un comunicato, affermando che 72 chiese, “in prevalenza evangeliche” sono state distrutte. La notizia, ripresa anche da altri siti, si basa tra l’altro su un articolo di Fredrick Nzwili per il sito Religion News Service. Il bilancio è complessivamente esatto, ma può essere affinato.
Più colpiti i luoghi di culto protestanti
Il dipartimento di Stato degli Stati Uniti parla di meno del 2% di cristiani, diviso tra protestanti e cattolici. E l’ultimo atlante di Operation World fornisce le seguenti statistiche: 21.500 protestanti evangelicali, circa 20.000 carismatici e pentecostali, e 16.000 cattolici. Quest’ultimo dato corrisponde a quello fornito dall’Annuario della chiesa cattolica. Il Niger conterebbe quindi circa un cattolico ogni tre protestanti, questi ultimi riconducibili in grande maggioranza alla corrente evangelicale e pentecostale. In termini di luoghi di culto il rapporto pende ancora più nettamente a favore dei protestanti: le assemblee evangeliche, in quanto basate sul principio dell’associazione di convertiti, hanno moltiplicato le piccole cappelle, ora pentecostali, battiste, carismatiche, o di altro tipo ancora. Queste realtà locali spiegano che i protestanti hanno pagato un tributo particolarmente pesante: decine di luoghi di culto sono stati devastati, tra cui la chiesa battista di Niamey, ma anche un orfanotrofio pentecostale (Le Bon Samaritain).
Violenza che colpisce cattolici e protestanti
Tuttavia è importante e giusto sottolineare che anche se la cattedrale di Niamey non è stata colpita – perché strettamente sorvegliata dai militari -, il resto del patrimonio cattolico nel Niger è stato oggetto di devastazioni, tra Zinder e Niamey. In cifre assolute i cattolici sono stati colpiti in misura minore in quanto titolari di meno luoghi di culto. Ma in termini relativi le violenze (cosiddette) anti-Charlie li hanno presi di mira allo stesso modo. “Oltre un miliardo di franchi CFA di danni, è tutto da ricostruire”, afferma un articolo del sito ufficiale della chiesa cattolica nel Niger. Una catastrofe per la fragile chiesa cattolica del Niger, la quale nel 2006 aveva celebrato il 75. anniversario.
Secondo una religiosa cattolica interpellata dall’agenzia Zénith, l’esplosione di violenza islamista anticristiana è stata probabilmente incoraggiata a distanza da Boko Haram. La sua testimonianza è confermata, nel quotidiano La Croix, dal vescovo monsignor Michel Cartatéguy, che afferma che la bandiera di Boko Haram ha sventolato a Zinder durante il saccheggio delle chiese. Questa violenza furiosa, alimentata da un fanatismo molto lontano dalla fede pacifica di tanti musulmani del Niger, non fa distinzioni.
La laicità scompare dalla costituzione
Sfruttando una “emozione popolare”, la violenza e il fanatismo si inseriscono anche in una strategia a lungo termine. Maïkoréma Zakari ricorda così la scomparsa, nell’ultima costituzione del Niger, del termine “laico”, sostituito da “non confessionalità dello Stato” in seguito alle proteste di alcune voci musulmane nel 1999. L’obiettivo della costruzione di una società islamica è ben presente, anche se non è condiviso da tutti i musulmani. E per una piccola minoranza, al servizio di questo obiettivo, tutti i mezzi sono leciti. Il caso Charlie? Una manna per loro. Tutto questo spiega perché la violenza di questo avvio di 2015 ha spazzato via indifferentemente cattolici e protestanti, accomunati dal fatto di essere cristiani. Charlie Hebdo? Un pretesto irrisorio quando si sa che non c’è nulla di più anticlericale di questo giornale satirico, ben lontano dalla fede dei cristiani di Niamey o Zinder.
Riuniti da un tragico ecumenismo del dolore, i fragili francofoni protestanti e cattolici del Niger devono far fronte, oggi, in un ambiente di precarietà, all’immensa sfida della ricostruzione. (in Protestinfo; trad. it. G.M. Schmitt/voceevangelica.ch)
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