Il test “anonimo” chiede l’email dei ragazzi e il livello di scolarizzazione dei genitori: un indirizzario sessuale di minorenni, per correlare livello di istruzione familiare e ideologia gender.
Interrogazione del senatore Malan al Ministro dell’Istruzione, Università e della Ricerca
Premesso che:
un vasto numero di dirigenti scolastici ha ricevuto da un indirizzo di posta elettronica del MIUR un messaggio della Prof. Clelia Cascella, che richiede la partecipazione delle scuole da loro dirette al progetto di ricerca finanziato dall’Unione Europea e denominato EU Project 752874 – acronimo GE.GAP-EDU – sviluppato da lei stessa con il Prof. Julian Williams dell’Università di Manchester, che consiste nella somministrazione per via informatica di un questionario ai ragazzi della seconda classe superiore di secondo grado;
il questionario consiste – secondo detto messaggio – “in un breve test di matematica seguito da una scala per la rivelazione dell’ansia, più (sic!) alcune altre domande utili per ricostruire il background socio-culturale della famiglia di origine“;
dallo stesso messaggio si apprende che i risultati di questa indagine saranno resi noti sia in conferenze internazionali, sia in eventi e seminari che si terranno in Italia;
dall’articolo “Il test di matematica chiede allo studente se gli piacciono i gay” del 1° giugno 2017 del quotidiano La Verità, si apprende che il questionario, presentato come volto a verificare le differenze di rendimento in matematica, richiede di manifestare su una scala da 1 a 6 l’adesione dello studente ad alcune affermazioni quali: “Come in altre specie, l’omosessualità maschile è un’espressione naturale della sessualità negli uomini”, “Approvo che una donna assuma un comportamento aggressivo in un rapporto sessuale”, “L’aborto dovrebbe essere perseguito penalmente come una forma di omicidio”, “Le donne che vogliono abortire sono contro natura”, “L’omosessualità maschile è una perversione”, “E’ accettabile che una donna abbia rapporti sessuali con una persona appena conosciuta”, “Alcune gentilezze verso le donne sono umilianti perché le fanno sentire impotenti”, “In ogni donna dovrebbe prevalere l’istinto alla maternità”;
nonostante il preteso anonimato del test, alla fine viene chiesto di lasciare il proprio indirizzo di posta elettronica e di specificare il titolo di studio di madre e padre;
i genitori non sono stati informati dalle scuole sulla somministrazione del suddetto questionario;
è facile individuare in questa iniziativa, costata al Contribuente europeo €183.454.80, l’intento di dimostrare la correlazione tra scarso rendimento in matematica, specialmente da parte delle ragazze, con la mancata adesione all’ideologia gender e, comunque, a una contrarietà all’aborto quale mezzo di limitazione delle nascite, ovvero a una visione tradizionale della sessualità – quale, ad esempio, la non entusiastica approvazione dei rapporti sessuali con sconosciuti – e una correlazione di entrambi i casi con una scarsa istruzione dei genitori; teorie, del resto, esplicitamente enunciate nei libretti dell’Istituto Beck Educare alla diversità, di cui era stata tentata la distribuzione nelle scuole, dove tra l’altro si scrive: “Tratti caratteriali, sociali e culturali, come l’età avanzata, la tendenza all’autoritarismo, il grado di religiosità, di ideologia conservatrice, di rigidità mentale, costituiscono fattori importanti da tenere in considerazione nel delineare il ritratto di un individuo omofobo. Come appare evidente, maggiore risulta il grado di ignoranza, di conservatorismo politico e sociale, di cieca credenza nei precetti religiosi, maggiore sarà la probabilità che un individuo abbia un’attitudine omofoba.”;
ciò è coerente con la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, elaborata dal Governo italiano attraverso l’UNAR, che contiene uno specifico punto strategico (4.1. “Asse Educazione e Istruzione”) per diffondere la “teoria del gender” nelle scuole, anche attraverso iniziative volte a coinvolgere alunni e docenti, al fine di “superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori”, cioè in dichiarata e programmatica contrapposizione a opinioni e convincimenti della famiglia;
sulla stessa linea sono anche le “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT” del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, le quali precisano nel dettaglio tutti i dogmi dell’ideologia gender che, ben al di là di qualunque evidenza scientifica, teorizza la totale separazione del sesso dall’orientamento sessuale, nel senso che essere di sesso maschile e provare attrazione verso le donne è mera coincidenza: “C’è l’abitudine diffusa a pensare che, per esempio, ai cromosomi XY corrisponda il sentimento di appartenenza al genere maschile (…) e un orientamento eterosessuale (…) ma è solo una delle possibilità”; stigmatizzano l’espressione “preferenza sessuale”, in quanto “sottintende l’idea che l’essere gay o lesbica o bisessuale sia una scelta”, cosa che l’ideologia “gender” delle linee guida rifiuta dogmaticamente, pur classificando la bisessualità come “orientamento sessuale” – dunque del tutto indipendente da “scelte” – implicando logicamente che intraprendere ogni singola relazione o rapporto sessuale non implica alcun tipo di scelta consapevole ma una sorta di pulsione insopprimibile; teoria che, per il principio di non discriminazione, andrebbe applicata a tutti, definendo qualsiasi tipo di rapporto sessuale come indipendente dalla volontà, con la conseguenza che nessuno andrebbe mai punito – né per incesto, né per pedofilia, né penalizzato in caso di adulterio o persino stupro;
tale approccio si pone in palese violazione di due diritti fondamentali riconosciuti, garantiti e tutelati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: l’art.18, il quale garantisce la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, i propri valori religiosi nell’educazione, e l’art. 26 nella parte in cui attribuisce ai genitori il diritto di priorità nella scelta di educazione da impartire ai propri figli; si pone, altresì, in palese violazione dell’art. 30 della Costituzione italiana, che garantisce e tutela il diritto dei genitori a educare i propri figli;
per sapere:
se l’iniziativa della Prof. Cascella è autorizzata dal Ministero;
per quali ragioni le famiglie dei ragazzi non sono state preventivamente informate;
come giudichi la costituzione di un indirizzario di minorenni associato a domande di carattere sessuale;
se ritenga appropriato fare domande a ragazzi di 14-16 anni (salvo i casi di ragazzi che sono un anno avanti, i quali possono anche avere 13 anni) sui tipi di comportamento durante i rapporti sessuali, tenendo conto del fatto che, secondo le statistiche e le inchieste, a quell’età la maggioranza non ne ha ancora avuti;
se non ritenga che la domanda che implica la positività di un “comportamento aggressivo durante i rapporti sessuali” da parte della donna trasmetta un giudizio scontatamente positivo su un tale atteggiamento da parte dell’uomo, cosa che può indurre a pericolosi fraintendimenti;
se ritenga o meno di dover intervenire per bloccare tale iniziativa, ovvero per subordinarla a all’autorizzazione da parte della famiglia.
Da: luciomalan.it
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