Secondo i ricercatori molto spesso la preferenza è per il primo figlio, proprio perché è quello che, in un certo senso, ha cambiato la vita di mamme e papà.
Con lui, o lei, si impara a diventare genitori e si cambia. In questo senso il secondo figlio non porta molti cambiamenti. Con il primo figlio ci si confronta con una
serie di prime volte: la prima notte insieme, la prima volta che ti sorride, la prima volta che ti stringe il dito, il primo bagnetto, la prima pappa, la prima volta che ti senti chiamare mamma o papà.
Tale atteggiamento potrebbe portare a seri problemi e conflitti familiari.
I figli infatti si sentono esclusi, emarginati, alle volte addirittura indesiderati.
Non è raro che «col passare del tempo questi figli cominciano ad allontanarsi e a rinfacciare queste scelte ai genitori».
Queste preferenze iniziano a presentarsi durante l’adolescenza.
Il pericolo si evidenzia, quando avvertono queste preferenze genitoriali, allora accade che i figli ricercano il riconoscimento del loro valore altrove, fuori dalla famiglia.
Tutti noi sentiamo il bisogno di essere valorizzati.
Tutti noi vogliamo essere apprezzati, stimati, da tutti ma soprattutto dalle persone “base” cioè, mamma e papà.
Sappiamo molto bene quanti conflitti e sofferenze a volte ci si porta nella vita da adulti, perché non ci si è sentiti sufficientemente desiderati ed amati da bambini.
Troviamo esempi anche nella Parola di genitori che hanno fatto preferenze con i figli.
Possiamo ricordare Giacobbe ed Esaù, Isacco amava Esaù, e Rebecca amava Giacobbe. Genesi 25:28 Or Isacco amava Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto; e Rebecca amava Giacobbe.
Questa parzialità tra figli portò dei problemi che conosciamo benissimo.
Giacobbe dovette scappare, abbandonare il tetto famigliare perché Esaù voleva ucciderlo. Questi fratelli si odiarono per 20 anni. Quante privazioni, quante fasi famigliari sono saltate.
La storia di oggi ci parla di Giuseppe che è il figlio del patriarca Giacobbe. Sembrerebbe che l’esempio dei genitori abbia influenzato molto i figli.
Così come, Isacco e Rebecca facevano parzialità tra i figli, ora Giacobbe si ritrova a fare parzialità tra i figli, infatti nella Parola troviamo scritto:
Genesi 37:3-4 Israele amava Giuseppe più di tutti gli altri suoi figli, perché era il figlio della sua vecchiaia; e gli fece una veste lunga con le maniche. I suoi fratelli vedevano che il loro padre l’amava più di tutti gli altri fratelli; perciò l’odiavano e non potevano parlargli amichevolmente.
Questa parzialità, suscitò nei fratelli di Giuseppe, gelosia, rabbia, odio.
E’ ovvio che il problema non è nato dal momento in cui Giuseppe ha avuto questa veste particolare da suo padre, né dall’aver fatto quei due sogni. Il problema sta a monte.
C’era una situazione conflittuale all’interno della relazione coniugale, conseguenza di un inganno, da parte di quello che sarebbe divenuto il futuro suocero di Giacobbe.
Ricordiamo la storia. Giacobbe lavorò per sette anni per prendere in sposa Rachele, ma Labano gli fece trovare nella tenda Lea, figlia maggiore.
Anche qui Labano fa differenza tra le due figlie, dicendo solo dopo sette anni che era usanza che si sposasse prima la maggiore. L’inganno e la parzialità è evidente!
Lea non era amata da Giacobbe. Ma questa donna gli diede diversi figli, mentre Rachele era sterile. Un giorno Dio vedendo la sofferenza di Rachele la esaudì e gli donò due figli, ma dopo il secondo parto morì.
Giacobbe si legò particolarmente a Giuseppe che era il primogenito che Rachele gli aveva dato.
Il rapporto che Giacobbe instaurò con Giuseppe, non solo era un rapporto preferenziale, era anche un rapporto malato, anomalo. Giacobbe cercò in un certo senso di sopperire al vuoto creato dalla mancanza di Rachele, amando in modo squilibrato Giuseppe.
Qualcosa non aveva funzionato nella relazione con sua moglie Lea, non c’era amore tra la coppia, di conseguenza i figli che questa donna gli diede, sembra che non avessero lo stesso valore di quelli dati da Rachele che ormai non c’era più.
Questo era palpabile all’interno della famiglia. Il problema non fu la veste, né i sogni. Questi furono solo la punta dell’iceberg. Quello che sicuramente mancò agli altri figli, furono atteggiamenti di amore, di vicinanza, di comprensione, di affetto da parte del padre.
L’atmosfera che si respirava in casa era sterile.
Basta poco per evitare delusioni ai propri figli, a volte sono sufficienti poche parole per mostrare l’attaccamento a un figlio piuttosto che all’altro, un’occhiata, un tono di voce, un gesto. I genitori devono fare attenzione!
Non sentivano di essere amati, e non era solo una sensazione, questo è detto chiaramente nel verso già citato (Genesi 37:3-4).
In preghiera ogni genitore dovrebbe ricercare un equilibrio, e nei fatti, ogni genitore dovrebbe mostrare affetto ed amore verso ogni figlio, allo stesso modo.
La famiglia è molto importante, è un istituzione voluta ed ordinata da Dio. I figli non devono venire dopo tutto e tutti.
Che Dio ci aiuti a trovare il giusto equilibrio nella nostra vita e all’interno delle nostre famiglie.
Sia questa meditazione oggetto di riflessione, per analizzare il nostro atteggiamento verso i nostri figli, prima che nascano problemi seri. Problemi che segnano l’esistenza dei nostri figli.
Francesco Caldaralo | notiziecristiane.com
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